OLTRE L'EMERGENZA

Human Marketing: tre proposte all’Europa

L’identità dell’Europa, malgrado l’enorme lavoro fatto a partire dalla fine degli anni ‘50 in cui si chiamava MEC, manca di forza, di coesione, di emozioni. Perchè non ripartire dai cittadini, applicando i principi di un nuovo marketing che pone al centro l’uomo e i suoi desideri più profondi? Una provocazione e alcune proposte concrete

Pubblicato il 23 Apr 2020

Fabrizio Bellavista

Membro dell'area Digital Marketing dell'AISM e partner Emotional Marketing Lab

Massimo Giordani*

Innovation & Marketing Consultant, presidente dell'Associazione Italiana Sviluppo Marketing

Europa

Il marketing è una disciplina molto complessa e dinamica, quindi, in costante divenire sino a giungere allo Human Marketing dei giorni nostri. Durante la focalizzazione e condivisione fatta in occasione della diretta Facebook, promossa dall’Associazione Italiana Sviluppo Marketing, in cui abbiamo trattato il tema “ON, accensione del restart”, è emersa una definizione chiara del termine: il marketing è una disciplina che, oggi, deve davvero soddisfare esigenze reali, essere “al servizio” delle persone, con etica ed empatia. Quando raggiunge questi obiettivi può essere definito “human”. Si parla molto di “mettere al centro” l’essere umano ma quanti lo fanno davvero? C’è un grande bisogno di human marketing, a tutti i livelli: la stessa Europa ha come focus principale i suoi cittadini?

Proprio su questo tema, l’Associazione ha lanciato una proposta all’Europa Unita, in uno dei momenti più cruciale della sua esistenza. Si tratta essenzialmente di una provocazione per rompere lo schema imperante con un focus sul “brand Europa”, sulle sue dinamiche interne, sul suo (tuttora) potenziale inespresso.

Ci teniamo molto a precisare che questa “etichetta” (il Fattore H) non è l’ennesimo escamotage fumoso bensì una precisa strategia di mercato che pone al centro l’uomo e i suoi desiderata attraverso la focalizzazione dei driver emozionali che muovono, dalla profondità, il nostro progettare e agire giornaliero. Per illustrare al meglio queste tre “provocazioni”, proprio in un momento in cui il brand Europa è al culmine di una lunga “fuga da se stesso”, vogliamo comunicare quegli “intangible assets” che avrebbero dovuto accompagnarla ed illuminarla nel suo cammino. Ogni brand ha un’anima ben distinta, la rappresentazione immaginifica delle mille istanze che dovrebbe trasmettere. Ebbene, il ‘Fattore H’ nel marketing ci porta a ‘facilitare’ i processi che vengono dal basso, che si interconnettono con il territorio, con il corpo sociale, con una realtà viva e pulsante, con la memoria, l’identità, il senso di appartenenza.

L’identità dell’Europa, malgrado l’enorme lavoro fatto a partire dalla fine degli anni ‘50 in cui si chiamava MEC, manca di forza, di coesione, di emozioni ed in ultima istanza di “memorabilità” perché le proposte economiche monetarie non sono state fatte interagire con l’anima profonda dei popoli che rappresenta, le sue emozioni, le sue feste e i suoi lutti, i suoi ideali e speranze: il ‘Fattore H’ del marketing è, primariamente, ‘saper ascoltare‘.

Costruire un’Europa più umana

In quest’ottica si pongono le tre proposte che la nostra Associazione lancia:

  1. «L’EUROPA IDEALE», tratta proprio dell’ascolto e propone una ricerca su panel omogenei e coerenti della realtà nazionale di ognuno dei 27 Paesi della UE: questa ricerca, che deve avere una parte dedicata all’approfondimento dei driver emozionali, chiede al popolo europeo di immaginare un’Europa ideale, di immaginarla e descriverla.
  2. La seconda proposta, «ERASMUS DIGITAL PARTY. Festa Europea degli Erasmus Boys&Girls», tocca il mondo Erasmus, una delle iniziative dal largo consenso ed utilità varate dall’Unione: è il momento di farne uno dei punti centrali dell’Esperienza Europea attraverso un “Digital Party” da consumare nello stesso giorno in tutti gli stati con un programma tassativamente progettato dagli stessi studenti.
  3. Last but not least, il varo di una «NAZIONALE EUROPEA DI CALCIO», in previsione del lento ritorno alla normalità, in cui confluiscano i talenti dei 27 Paesi: per chi ama questo sport, il vastissimo popolo del calcio che in Europa ha così tanti estimatori, sarebbe un sogno.

Appunto, un sogno, di questo abbiamo tanto bisogno!

Nota

Massimo Giordani ha lanciato il podcast dedicato allo Human Marketing: https://www.spreaker.com/show/human-marketing

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