La Digital Trasformation è in atto per tutti i settori e le strategie di business: le organizzazioni devono innovare e aggiornarsi, per competere in un mercato in continua evoluzione. Un cambiamento inevitabile che porta le aziende ad interrogarsi a fondo sulla propria struttura, sul modello di business e sul modo in cui si interfacciano con il mondo esterno – ormai completamente digitale e interconnesso.
L’importanza dell’interazione con l’esterno fa sì che la sfida in questo momento si giochi sulla comprensione e sulla conoscenza delle persone, in cui l’esperienza dell’utente è tutto ciò che conta. È diventato fondamentale costruire il processo di ideazione di un prodotto o servizio tramite l’analisi delle reali esigenze di chi ne usufruisce: solo dal corretto matching tra bisogni e soluzioni l’azienda può sviluppare la value proposition sulla quale costruire un giusto modello di business. Questa consapevolezza si sta diffondendo a tutti i livelli dell’organizzazione, andando a modificare profondamente la predisposizione del management verso tali tematiche e l’allocazione del budget per le relative attività.
Come può un progetto essere in grado di rispondere alle richieste del mercato attuale? Basandosi su dati reali (qualitativi e quantitativi, attraverso la User Research) e seguendo i principi dello Human-centered Design. Ogni idea andrebbe infatti validata attraverso l’ascolto dei bisogni dell’utente finale, in modo da costruire una UX (o User Experience) disegnata su di essi. Ma non solo utenti: l’epifania che lega a doppio filo lo Human-centered Design alla Trasformazione Digitale sta nella consapevolezza che l’organizzazione è fatta di persone che si rivolgono a persone. Persone con propri modelli mentali e valori, che andranno studiati e compresi in maniera profonda.
La Trasformazione Digitale riguarda molto più che una semplice digitalizzazione: si tratta di imparare ad accettare il consumatore come prezioso co-creatore del processo di business, attraverso il design partecipativo (detto co-design o co-progettazione). Le aziende devono sempre più orientarsi ad un approccio che includa tutti gli stakeholder nella fase di generazione delle idee, al fine di comprendere e definire i criteri che incideranno sui futuri sviluppi globali di un progetto.
Conoscere il valore del design nell’ampia accezione illustrata diventa indispensabile per innovarsi e migliorare il proprio posizionamento sul mercato. Non è una novità: in questi anni le aziende si stanno dotando sempre più di competenze specifiche, nuove professionalità, modelli di organizzazione del lavoro e gestione dei talenti più adeguati. Le figure professionali dell’ambito UX sono sempre più ricercate e si moltiplicano corsi di formazione, eventi e momenti di incontro per sviluppare al meglio un approccio human-centered.
Il risvolto della medaglia, infatti, è che la responsabilità di chi progetta per l’esperienza d’uso è enorme. Viviamo in un’epoca post-digitale e il design ha un’influenza importante sui comportamenti delle persone e le sue conseguenze possono essere davvero significative – in bene e in male.
“Come Designer abbiamo una responsabilità enorme” – spiega Carlo Frinolli, Designer a capo dell’Experience Design Agency nois3. “Non dobbiamo dimenticarci o tralasciare elementi che possano essere usati contro gli interessi delle stesse persone per cui progettiamo, né dobbiamo sottovalutare l’impatto che alcune scelte, magari con un ritorno di brevissimo termine, possano avere su un periodo più lungo. Per questo, nel bene o nel male, dobbiamo ricordarci del nostro ruolo e costruire insieme una realtà migliore».
Per parlarne il team di nois3 ha organizzato per il quinto anno il World Usability Day 2018 a Roma. Durante le giornate dell’8-9 Novembre è stato affrontato il tema “Design for Good or Evil”: non solo il design buono dunque, quello che guida le persone e rispetta gli utenti, ma anche il design cattivo, in cui i principi e le regole condivise per creare interfacce e prodotti usabili sono sovvertiti, e gli utenti sono condotti su percorsi ingannevoli. A confrontarsi su questi temi oltre 20 speaker italiani e internazionali.
«Quello che vogliamo trasmettere con questa iniziativa è il forte valore propositivo del lavoro dei designer. Proposte che siano però già prodotti e servizi davvero utili alle necessità dell’utente finale». A confrontarsi sul tema, tra gli altri, Katy Arnold, Head of User Research The Home Office Gov UK, che ha illustrato i progressi compiuti negli ultimi anni dall’amministrazione britannica nella modernizzazione dei servizi al pubblico, rilasciati con successo in una nuova veste che tiene conto principalmente dell’elemento più importante: l’utente finale; Cennydd Bowles, scrittore e Digital Product designer, Pietro Gregorini, Art Director Solo in cartolina; Matteo Cadeddu– Membership & Engagement Manager di Change.org.