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Google ci ripensa: i cookie di terze parti non verranno eliminati da Chrome



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Dopo aver cercato per anni una valida alternativa, il colosso del browser fa un passo indietro e comunica ufficialmente che non dismetterà i third-party data dal suo motore di ricerca, oggi utilizzato dal 65% degli Internet-user globali. Al contrario, spetterà agli utenti la decisione di disattivarli o meno. Il punto di vista di Federico Della…

Pubblicato il 24 lug 2024



Cookie Google Chrome

È ufficiale e ad annunciarlo è proprio Google in una nota pubblicata sul portale dedicato a Privacy Sandbox. Il colosso del browser non eliminerà i cookie da Chrome, il motore di ricerca utilizzato dal 65% degli Internet-user globali (Fonte: statcounter, giugno 2024).

Proprio così, dopo anni di rimandi, la decisione, con ogni probabilità definitiva, sembra essere stata presa: i cookie rimangono e saranno gli utenti a scegliere se disattivarli o meno. Non si hanno però, almeno al momento, novità sulla data in cui questa funzionalità sarà resa disponibile.

Un passo indietro

Dov’eravamo rimasti? Inizialmente la deadline era stata fissata al 2022, poi posticipata al 2023, poi a settembre 2024. Sembrava, infine, essere il 2025 il termine ultimo entro il quale Google non avrebbe più supportato i cookie di terze parti, già esclusi nelle impostazioni di default di altri browser come Safari e Mozilla. Se così fosse stato, ci saremmo trovati davanti alla fine di un modo ormai diffuso di fare pubblicità online, molto personalizzato ma ritenuto insicuro e poco rispettoso della privacy degli utenti. Ma Google sembra ormai non guardarsi indietro.

«Dal 2020, Google ha avviato un processo di dismissione dei cookie di terze parti, che permettono alle piattaforme di Adv Exchange di tracciare i comportamenti cross-sito e quindi agli inserzionisti di raggiungere sui diversi canali media gli utenti con offerte personalizzate, modellate sulla base dalla storia di navigazione dell’utente stesso – ha spiegato Federico Della Bella, Partner P4I, Data Insights and Organization Lead, Digital360 -. Mettere al bando questo tipo di pubblicità, abilitata, per l’appunto, dai cookie di terze parti, significa da un lato, garantire maggiore rispetto per la privacy degli utenti, dall’altro offrire loro un servizio meno personalizzato. A pagarne le spese sarebbero stati gli inserzionisti, in termini di efficacia dei loro annunci, e ancora di più gli editori, che avrebbero visto ridursi notevolmente gli introiti, che si fondano in maniera importante su questo tipo di pubblicità».

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Federico Della Bella

Federico Della Bella

In questi anni, il progetto Privacy Sandbox aveva proposto diversi modelli per continuare a garantire personalizzazione della pubblicità. Ma evidentemente nessuno era soddisfacente per il mercato.

Perché Google non eliminerà i cookie da Chrome

Spiega l’esperto: «Le diverse soluzioni non devono aver convinto e anche i business case che sono circolati in questi anni mostravano importanti cali negli introiti generati dalle campagne di retargeting. Oggi Google fa una parziale marcia indietro: troppo pochi e aleatori i vantaggi reali ottenibili con i nuovi sistemi, a parità di costi e investimenti. Il singolo utente piò decidere il proprio livello di privacy durante la navigazione».

Come si legge, infatti, nella nota di Google: “Proponiamo un approccio aggiornato che eleva la scelta dell’utente. Invece di deprecare i cookie di terze parti, introdurremo una nuova esperienza in Chrome che consente agli utenti di optare per una preferenza informata che si applica a tutto il loro web e che possono decidere di attivare in qualsiasi momento e in autonomia”.

Una vicenda che, evidenzia Della Bella, dimostra 3 cose:

  1. Il valore straordinario dei dati.
  2. Il fatto che i dati siano gestiti e monetizzati da chi offre servizi digitali e sempre meno da imprese “tradizionali” e dai singoli utenti.
  3. A meno che non ci siano autorità garanti, legislazioni, limiti imposti dall’esterno, le società Tech tendono a prendere decisioni in maniera completamente autonoma, muovendosi secondo le proprie necessità, nonostante abbiano ormai un impatto importante sul contesto economico e sociale italiano.

«Come utenti, continueremo a vedere pubblicità personalizzate, mentre Google (e le altre tech) proseguiranno nella raccolta e nel tracciamento dei nostri comportamenti, consolidando così la loro posizione di primato in tutto l’ecosistema digitale», ha concluso Della Bella.

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