Disciplina nata nei primissimi anni 2000, oggi il neuromarketing è riconosciuto quale alleato importante per le aziende che vogliono indagare l’efficacia dei propri stimoli comunicativi attraverso la misurazione delle reazioni emotive suscitate nel consumatore per prevedere il suo gradimento relativamente alla scelta di un prodotto/servizio. Un esempio di applicazione su tutti: l’utilizzo del neuromarketing per creare un logo che rimanga positivamente impresso nella mente dei consumatori e li induca a scegliere il marchio. La conferma di quanto appena detto arriva anche da B Side. Il neonato laboratorio di neuromarketing bolognese, che ha utilizzato il proprio logo per un test pratico sull’argomento.
Il neuromarketing svela come creare un logo che funzioni
Il test ha dimostrato che creare un logo basandosi sulle risposte a domande come “mi piace o non mi piace?” è un un approccio ormai obsoleto e con un grande margine di errore. Con il neuromarketing. invece, attraverso specifici strumenti, si ottengono evidenze misurabili che permettono di testare la reazione spontanea e non conscia dei consumatori di fronte ad un’immagine, logo, prodotto, etc.
Eye Tracking per misurare l’attenzione visiva spontanea, EEG per misurare l’impatto cognitivo dato dallo stimolo ed un questionario finale (cioè una raccolta di risposte razionali, a supporto dei dati biometrici) sono stati gli strumenti usati per condurre il test. Per tutte le alternative di logo proposte, sono state condotte le analisi del comportamento visivo e calcolati gli indici di interesse, di sforzo cognitivo e di memorizzazione.
Dall’esperimentò è emerso che tra i 10 loghi proposti Il 58% degli intervistati ha apprezzato il logo blu inconsapevolmente, contro il 37% che lo ha scelto dichiarandolo nel questionario scritto. Oggi le ricerche scientifiche ci dicono che il primo dato è quello attendibile. Dall’integrazione dei dati ottenuti con EEG e Eye Tracking, è emerso infatti che il logo prescelto, nella sua totalità, ha suscitato un impatto positivo in quanto ha ottenuto il valore massimo di memorizzazione e un buon valore di interesse, quindi risulta percettivamente gradevole, ma anche il valore minimo di sforzo cognitivo e un’alta visibilità di nome e payoff.