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La crescita del Legal Tech in Italia: una spinta innovativa tra entusiasmi e incertezze

Il mercato delle tecnologie per i servizi legali sta vivendo un’accelerazione sostenuta anche in Italia, con un giro d’affari di oltre 20 milioni di euro. Le soluzioni innovative vanno dalla gestione dei processi all’elaborazione dei dati, consentendo un risparmio di tempo e un’automatizzazione delle mansioni. Restano aperte questioni etiche e legislative

Pubblicato il 10 Lug 2023

Tommaso Grotto

CEO di Kopjra

Legal Tech

Quello delle nuove tecnologie è un universo che offre molte opportunità a chi si occupa di servizi legali e, seppur prendendosi il suo tempo, anche il nostro paese se ne sta rendendo conto.

Il settore Legal Tech assiste da anni ad una crescita esponenziale e diffusa in tutto il mondo e, nonostante si tratti di una nicchia ben circoscritta, anche l’Italia è stata contagiata dall’incremento di investimenti nel campo delle soluzioni innovative.

Basti pensare al giro d’affari complessivo registrato dalle realtà che sviluppano tecnologie legali: stando ai dati dell’Italian Legal Tech Report 2022, l’indagine annuale redatta dall’osservatorio permanente del settore Legal Tech Italy – un progetto dell’azienda bolognese Kopjra – questo supererebbe infatti i 20 milioni di euro.

Parlare di legal tech non significa parlare solo di Intelligenza Artificiale. Le soluzioni che vengono in aiuto dei professionisti sono parecchie. Per citarne qualcuna, il campo di applicazione delle nuove tecnologie va dagli strumenti di gestione e automatizzazione dei processi a quelli di elaborazione e protezione dei dati, passando per lo sviluppo di software dedicati alla gestione del ciclo dei contratti o allo svolgimento di analisi e ricerche.

Legal tech_aree di innovazione
Le aree di operatività prevalenti (Fonte: Italian Legal Tech Report 2022)

I benefici dell’adozione delle nuove tecnologie sono piuttosto intuitivi: innanzitutto queste ultime si prestano a un’automatizzazione delle mansioni di routine, solitamente in carico a professionisti deputati anche ad altri incarichi, consentendo loro un risparmio di tempo e una redistribuzione del carico di lavoro verso attività più specifiche.

L’alto potenziale di sviluppo delle tecnologie permette, inoltre, di incrementare l’efficienza delle procedure, minimizzando nel frattempo il margine di errore. Va da sé, quindi, che in un mondo che si evolve sempre più in fretta la professione legale non può fare eccezione e che restare al passo significherà integrare la tecnologia all’interno dei suoi processi operativi.

Le realtà che sviluppano tecnologie legali in Italia

Dall’Italian Legal Tech Report emerge una fotografia geografica piuttosto accurata delle realtà legal tech italiane, localizzate soprattutto tra Roma, Milano e Trento, mentre gli italiani che sviluppano tecnologie legali all’estero si troverebbero principalmente in Germania, Spagna, Svizzera e Regno Unito.

Tra i protagonisti dell’innovazione, oltre la metà di questi si costituirebbe come progetto d’impresa; solo una piccola parte delle realtà censite appartiene agli spinoff universitari, mentre la fetta di business rimanente è riconducibile alle scaleup e alle startup, che registrano la crescita economica più consistente rispetto al periodo di indagine.

Quest’ultimo dato sottolinea la volontà (ripagata dai risultati) da parte degli attori in campo di mettersi in gioco e lavorare per sviluppare soluzioni innovative, nonostante la presenza massiccia dei progetti d’impresa possa far pensare che il legal tech in Italia si trovi in difficoltà nel proporsi come business autonomo e necessiti ancora del supporto di un’architettura solida e avviata in grado di sostenere i costi e i rischi dell’innovazione tecnologica.

Gli ambiti di applicazione delle soluzioni innovative LegalTech

La crescita del settore, che secondo i dati ha raggiunto il suo picco tra il 2016 e il 2018, ha registrato una ripresa importante nel 2021, un anno che non sembra casuale: la pandemia ha infatti imposto modalità inedite di svolgimento del lavoro e cambiamenti importanti nelle procedure di gestione dei processi, facendo emergere la priorità di snellire i flussi e di svecchiare i precedenti assetti burocratici, favorendo la loro semplificazione e scegliendo la strada della digitalizzazione per portare a termine l’obiettivo.

Che sia stata un’imposizione dettata da un ripensamento del concetto di lavoro o una scelta consapevole e volutamente innovativa non ha davvero importanza: la pandemia di Covid-19 ha evidenziato l’esigenza di portare finalmente a termine la transizione digitale, e l’investimento consistente da parte di queste realtà innovative nell’ambito della legal automation lo dimostra.

Quest’ultimo è stato infatti il campo che ha registrato la crescita più rilevante e coerente, disegnando una curva che si attesta in salita dal 2019. Tra gli altri, l’investimento si è esteso soprattutto anche gli ambiti blockchain, intellectual property, legal management e legal platforms.

I protagonisti del dibattito

Raccogliendo contributi di professori universitari, magistrati, avvocati, giornalisti e consulenti tecnici forensi, il report riporta una serie di punti di vista di professionisti dai background eterogenei, accomunati dal fatto di operare a contatto con le tecnologie legali.

Ciò che emerge è una panoramica accurata delle sfide più sentite dai protagonisti del settore, raccontate attraverso una miscellanea di interventi che non si limitano a fare il punto della situazione attuale ma guardano al futuro, aprendo prospettive inedite su un mondo in rapida evoluzione e facendo luce sulle opportunità che l’impiego di queste soluzioni rappresenta per i professionisti legali, senza comunque risparmiarsi nell’evidenziare i dubbi che l’innovazione tecnologica porta con sé.
I contributi costituiscono quindi una bussola importante per intuire la direzione verso cui si sta muovendo lo sviluppo delle nuove tecnologie – e il conseguente dibattito che le riguarda.

Le voci coinvolte sottolineano l’importanza della transizione digitale – una rivoluzione che, per essere efficace, dovrà necessariamente essere radicale –, analizzano l’impiego delle soluzioni tecnologiche in situazioni di attualità, come nel caso del conflitto russo-ucraino o degli episodi di violazione dei dati personali di privati cittadini, sollevano le questioni etiche che molti si sono posti riguardo all’avvento dell’Intelligenza Artificiale.

Il dibattito in corso si rivela anche un terreno fertile per mettere a confronto la situazione del legal tech in Italia con quella di altri paesi, con questi ultimi caratterizzati da progetti innovativi e da una lungimiranza che il nostro paese sembra non aver ancora raggiunto.

Quale futuro attende le tecnologie legali?

È chiaro ormai a tutti gli esperti del settore che il termine transizione digitale non corrisponde ad una semplice conversione di procedure e strumenti analogici, ma piuttosto ad un ripensamento rivoluzionario e sistematico del lavoro che, se applicato con efficienza, conduce a un’ottimizzazione dei processi e alla creazione di nuove modalità di fare esperienza della professione legale.

Quest’ultima dovrà necessariamente trovare la propria modalità di affrontare il cambiamento, vincendo le resistenze che spesso interpretano le nuove tecnologie come una minaccia al capitale umano e considerandole nell’ottica del contributo che possono apportare ai carichi di lavoro.
L’adozione sempre più capillare e trasversale delle soluzioni legal tech porterebbe, però, con sé controversie etiche (basti pensare all’AI e a questioni cruciali come il diritto d’autore), ma anche legislative.

Attualmente, l’infrastruttura giuridica manca di una normativa aggiornata e puntuale in grado di affrontare eventuali contenziosi collegati all’utilizzo delle nuove tecnologie: un gap da colmare nel minor tempo possibile per poter rimanere al passo della loro rapida evoluzione.

Una possibile risposta al problema potrebbe essere l’istituzione di percorsi di aggiornamento dei professionisti della vecchia guardia e di formazione delle nuove leve, una soluzione che aprirebbe a nuove e stimolanti aree di specializzazione e si muoverebbe verso una concezione della professione legale caratterizzata dalla convivenza virtuosa tra tecnologia e capitale umano.

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