Di fronte a un nuovo obbligo normativo come la fatturazione elettronica B2B, le alternative sono due. Fare il minimo indispensabile per la compliance, cioè per rispettare la legge, magari delegando completamente all’esterno l’adempimento. Oppure cogliere l’opportunità per ridisegnare il processo di fatturazione, e magari anche altri componenti del ciclo “procure-to-pay”.
Questo il tema di questo video con protagonista Paolo Catti, Associate Partner di Partners4Innovation: «Ogni tanto incontro qualche impresa che mi dice: sì sì, per me sulla fatturazione elettronica B2B è tutto a posto. Ho dato mandato al mio commercialista». Il problema però è molto più ampio, avverte Catti, e molte sono le domande da porsi, per esempio se ha ancora senso avere le stesse persone a fare ipoteticamente le stesse attività di prima, visto che cambia così radicalmente la natura stessa del documento.
Who's Who
Paolo Catti
Associate Partner, VPS
«Il modo di fare fatturazione diventa molto diverso rispetto a quello che abbiamo applicato per anni e anni. Cambiano modalità, tempistiche, opportunità e forse anche logiche con cui gestire questo tipo di documenti». Sono tutti elementi che meritano di essere visti, impresa per impresa in profondità, anche con l’aiuto dei commercialisti (anche a loro del resto il nuovo obbligo richiederà una vera trasformazione), per evitare di avere problemi non banali nel momento in cui l’obbligo entrerà in vigore.
Per esempio, dobbiamo aspettarci un significativo numero di note di credito e di note di debito da gestire per rispondere ad eventuali errori che potrebbero esserci almeno nelle fasi iniziali dell’obbligo. «Ce lo racconta l’esperienza che ha vissuto la pubblica amministrazione, che nei primi mesi dell’obbligo ha vissuto un numero significativo di problematiche, che poi però rapidamente si è andato ad abbattere».
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