Evoluzione dell’Open Banking, l’Open Finance è l’applicazione dell’Open Innovation al settore finanziario e assicurativo. Guidata dal progresso tecnologico e dalle nuove esigenze dei clienti, l’Open Finance si ripromette di innovare in maniera significativa il ventaglio di servizi finanziari sino ad ora offerti in un’ottica di sempre maggiore personalizzazione ed efficienza.
Che cosa è l’Open Finance
L’Open Finance è l’applicazione del modello di Open Innovation ai servizi finanziari e assicurativi. Ecco perché per comprendere a pieno cos’è l’Open Finance si deve fare un passo indietro e capire che quando si parla di Open Innovation si fa riferimento al “paradigma che presuppone che le aziende possano e debbano utilizzare idee esterne, idee interne e percorsi interni ed esterni al mercato, mentre cercano di far progredire la propria tecnologia”. Così l’economista e scrittore statunitense Henry Chesbrough descriveva per primo il concetto di Open Innovation nel suo libro dal titolo che non pone equivoci: “The era of Open Innovation”.
Era il 2003 e Chesbrough poteva analizzare gli ultimi vent’anni di strategie di impresa verificando come, difronte alla crescente competitività delle piccole aziende più snelle e innovative, le realtà leader di settore si erano trovate a scontrarsi con i limiti di un modello chiuso nel quale l’area ricerca e sviluppo poteva contare esclusivamente sulle risorse interne.
Ma senza confronto, senza contaminazione, senza apertura, non ci può essere crescita. Ed è partendo da questa considerazione che Chesbrough definisce un modello di gestione della conoscenza permeabile nel quale le imprese, oltre che confidare su loro stesse, si rivolgono verso l’esterno per acquisire ed integrare nelle proprie organizzazioni nuove tecnologie e soluzioni originali, coinvolgere competenze specializzate nei processi di ideazione e creazione del prodotto, della sua commercializzazione e dei servizi ad esso annessi.
I principali metodi per innovare in modo aperto
Incubatori, call for ideas, premi, acquisizioni, sono alcuni dei metodi utilizzati dalle aziende per incamerare innovazione e rimanere competitive sul mercato.
Fintech: quando la finanza incontra la tecnologia
Già in atto da qualche tempo, è indubbio come la digitalizzazione dei servizi finanziari abbia ricevuto una forte spinta per via dei blocchi e delle norme anti-contagio derivate dal dilagare della pandemia. Dall’ultima ricerca condotta dall’Osservatorio Fintech & Insurtech della School of Management del Politecnico di Milano nel 2022 si conferma dunque la crescita dell’adozione e della soddisfazione di servizi Fintech & Insurtech da parte dei consumatori.
I principali ambito delle startup in UE sono il mondo dei pagamenti e quello delle soluzioni tecnologiche per gli investimenti (29% delle startup), i cryptoasset (23%), il lending (17%), l’Insurtech (13%) e il Regtech (10%).
I modelli di Business as-a-Service si diffondono e sembrano destinati a portare a un’ulteriore riduzione del numero delle filiali sul territorio. I consumatori italiani non sembrerebbero, però, allarmati da questa eventualità: di fronte alla chiusura della filiale di riferimento, il 21% cambierebbe il proprio istituto di credito di riferimento mentre il 24% sarebbe disposto a restare nello stesso cambiando filiale o modalità di interazione mentre il 35% si sposterebbe su strumenti digitali (App o Pc).
Sempre più Open Banking in Italia
Da 456 milioni di euro a 530, è questa la crescita dalla spesa in innovazione dei servizi bancari registrata per il biennio 2021-2022 rispetto al biennio precedente e, a partire dal 2023 e fino alla messa in produzione, i progetti censiti comporteranno ulteriori spese per 281 milioni di euro. A rivelarlo è la terza Indagine Fintech nel sistema finanziario italiano condotta con cadenza biennale dalla Banca d’Italia. Rispetto alla precedente rilevazione è aumentato il numero degli intermediari investitori (da 77 a 96 unità) e dei progetti (da 267 a 329), suggerendo un maggior tasso di adozione di tecnologie innovative all’interno del sistema finanziario.
Per quanto riguarda le tecnologie adottate è rimasto elevato il peso degli investimenti in interfacce applicative e infrastrutture tecnologiche (API), che rappresentano il 58 per cento della spesa. Si sono inoltre consolidati i progetti basati sulla biometria, legata prevalentemente alle procedure di onboarding, e sulla Robot Process Automation (RPA), nei progetti riguardanti le business operations e la governance. I progetti fondati sull’intelligenza artificiale (AI), comprendenti il Machine Learning (ML) e il Natural Language Processing (NLP), pur riducendosi di numero, sono cresciuti in termini di spesa, trainati principalmente dalle applicazioni per il digital lending.
Dall’Open Banking all’Open Finance
A mettere il visto sull’apertura delle banche europee verso il coinvolgimento di partner tecnologici esterni dando il via al modello collaborativo dell’Open Banking è stata la Payment Services Directive 2 (PSD2), la seconda direttiva europea sui servizi di pagamento in vigore dal 14 settembre 2019, ma entrata a pieno regime da quest’anno essendo scaduti i termini dell’adeguamento degli operatori il 31 dicembre 2020. Redatta con lo scopo di assicurare che, nell’ambito dei servizi di pagamento elettronici, consumatori, commercianti e imprese dispongano di più possibilità di scelta nonché di condizioni di trasparenza in modo da trarre il massimo vantaggio dal mercato interno, la PSD2 consiste all’atto pratico nell’obbligo del regolatore verso le banche di aprire le proprie API e condividere, previo consenso dei clienti, i dati di questi ultimi con terze parti (TTP – Third Party Providers), ovvero anche ad attori non finanziari, i quali ora possono accedere a saldi, dettagli di spesa, entrate e uscite dei conti bancari, per migliorare l’esperienza del cliente.
Aumentare la concorrenza per stimolare il mercato
Coinvolgere TTP significa creare maggiore concorrenza che è appunto il presupposto per elevare la qualità di servizi offerti. Le banche, sino ad oggi punto di riferimento per l’erogazione di servizi finanziari, a seguito della nuova normativa, si trovano così a collaborare e a competere allo stesso tempo con le società fintech e in generale con le società in grado di offrire servizi finanziari non necessariamente parte del settore finance.
Sempre l’Osservatorio Fintech & Insurtech ha già mappato aziende di oltre 12 settori non finanziari, dalle Tech Companies alle Utilities, dal Retail al Travel e Sport, che hanno avviato in vari casi servizi finanziari non rivolti unicamente ai propri clienti. È così che l’Open Banking cede il passo all’Open Finance. Con un più ampio spettro d’azione rispetto all’Open Banking, l’Open Finance abbraccia tutti i servizi finanziari, non solo quelli bancari di conto corrente o pagamento, ma anche quelli che riguardano la gestione dei patrimoni, l’intermediazione finanziaria, i servizi assicurativi, mettendo al centro il cliente e le sue esigenze e costruendo su di lui offerte sempre più personalizzate. Attraverso lo scambio di dati aggiornati, per esempio, i finanziatori potranno ridurre i tassi ai clienti più affidabili e dare accesso al credito anche a soggetti finora esclusi.
Le sfide dell’Open Finance
Ma se sino adesso abbiamo mostrato i vantaggi di un approccio aperto nel mondo della finanza, non dobbiamo però dimenticare le sfide che questo pone per garantire il pieno successo di tali progetti innovativi.
Lavorare in una modalità Open Finance significa doversi necessariamente aprire a nuovi partner. Tuttavia la ricerca, convalida e formazione di nuove relazioni tra le persone ha un costo da tenere in conto.
Progetti complessi nei quali intervengono più figure con diversi ruoli e competenze sono sempre più delicati da gestire e portare a buon fine. Dal punto di vista umano sarà necessario limare gli attriti tra le parti e gestire le eventuali asimmetrie nel flusso di informazioni necessarie al raggiungimento dell’obiettivo. Dal punto di vista tecnologico bisognerà garantire l’interoperabilità di tutte le piattaforme incluse nel progetto.
La sicurezza dei dati è forse uno dei punti più spinosi. È noto infatti come le banche e i fornitori di servizi finanziari siano nel mirino degli hacker e l’Open Finance, col passaggio di dati da un sistema ad un altro, potrebbe amplificare questo rischio aprendo nuove porte di accesso al cybercrime. Solide soluzioni di sicurezza informatica per combattere le potenziali minacce in arrivo diventano dunque imprescindibili.
Infine, la conformità alle normative generali che regolano il mercato. Se uno dei soggetti interessati non riuscisse a rispettare queste norme, l’ecosistema potrebbe esporre tutti i membri del progetto di Open Finance al rischio di danni finanziari o reputazionali.
Articolo originariamente pubblicato il 23 Feb 2022