Gli investimenti degli scorsi anni in soluzioni digitali e di automazione per la funzione Finance permettono a molte imprese di ridurre i tempi di Financial Closing, ossia di chiusura dei conti per la produzione periodica (di solito trimestrale) dei dati di bilancio. E quindi di anticipare e migliorare i processi decisionali, e di dedicare il tempo delle risorse dell’area AFC (amministrazione, finanza e controllo) a compiti più produttivi come planning, analisi approfondite sui conti, e correzione di errori nei trattamenti dei dati e nelle procedure.
Questa la tesi di un recente articolo del Wall Street Journal, che parte da dati di benchmarking di PwC (PricewaterhouseCoopers) su circa 500 imprese di tutto il mondo con fatturato medio di 2,5 miliardi di dollari, che dal 2009 a oggi hanno ridotto i tempi di chiusura finanziaria trimestrale del 25%, e cioè da 6 giorni medi a 4 giorni e mezzo.
L’articolo cita i casi di tre aziende di settori diversi: Red Hat, Duke Energy e Dun & Bradstreet. Nel caso di Red Hat, il WSJ ha intervistato Eric Shander, assunto come chief accounting officer nel 2015 e promotore di un piano di ristrutturazione del processo di reporting durato 14 mesi, che ha visto tra l’altro aumentare la frequenza di riconciliazione dei conti e ridistribuire compiti e attività di reporting. I tempi di chiusura trimestrale sono scesi quindi da 5 giorni a 2, e Red Hat sta pensando di anticipare le date di presentazione dei risultati, spiega Shander, che nel frattempo è stato promosso CFO.
Quanto a Dun & Bradstreet, il CFO Rich Veldran attribuisce l’accelerazione dei tempi di chiusura contabili (oggi di 4 giorni, nonostante le operazioni della società siano diffuse in 200 paesi diversi) agli investimenti in tecnologie di automazione, e spiega che l’azienda sta sperimentando anche soluzioni di Robotic Process Automation specifiche per l’area Finance.
In Duke Energy invece il merito dell’accelerazione del processo di Financial Close è di un sistema software implementato nell’ambito di un piano triennale partito nel 2007 per ristrutturare e unificare i sistemi informativi contabili e amministrativi, “appesantiti” e complicati da una serie di acquisizioni negli anni precedenti. I tempi di chiusura sono stati ridotti del 30-40% e oggi sono di pochi giorni, spiega il CFO Steven Young, cosa che permette di individuare prima cambiamenti e tendenze, e quindi di decidere prima come affrontarli.
Alcuni esempi di come il tema dell’abbattimento dei tempi di FInancial Close sia sentito anche in Italia sono le nostre interviste al CFO di Amplifon Ugo Giorcelli, al CFO dell’Università Cattolica Marcello dall’Aglio e all’Head of Funds Planning di Idea Fimit (società del Gruppo De Agostini), Michele Cavallo Marincola.
L’articolo del WSJ comprende anche i commenti di due analisti. Le tecnologie permettono di ridurre le attività manuali, come il data entry, spiega William Marchionni, senior business adviser Finance Operations Advisory Program di Hackett Group, e le aziende più avanzate ottengono con frequenza quotidiana gli aggiornamenti degli indicatori chiave (fatturato, consegne, costi del venduto, ecc.) dai loro sistemi informativi.
Per molti CFO invece accelerare i tempi di chiusura contabile non è una priorità, perché non è un’attività “customer-facing”. Sono più portati a concentrare le risorse sull’adeguamento a nuove normative, o su progetti di strategicità corporate come una nuova acquisizione o l’entrata in un nuovo mercato.
Beth Paul, partner di PwC invece evidenzia che nel processo di riduzione dei tempi di chiusura le banche sono il settore più avvantaggiato, visto che è quello che più ha investito in tecnologie digitali per l’area Finance negli scorsi anni. Più in generale, le multinazionali con offerte molto articolate di prodotti e servizi sono svantaggiate sui tempi di chiusura rispetto ad aziende monomercato e/o monoprodotto, ma in alcuni settori – compagnie aeree, automotive, retail – comunque il mercato richiede di presentare i dati negli stessi giorni in cui li presentano i principali concorrenti, per vincoli normativi, o per non sollevare dubbi sulle capacità del management.