Oggi il CFO (Chief Financial Officer) è il manager “C-Level” con le più grandi opportunità in azienda di assumere un ruolo cruciale. Sia in termini di visibilità sulla creazione di valore di tutte le LOB (Line of Business), sia di “information broker” a supporto delle decisioni strategiche.
Su questo c’è ampia convergenza nelle indagini di mercato e analisi degli esperti. Ma il salto di qualità non è scontato: richiede un deciso cambiamento di mentalità, competenze e attività, nel quadro della trasformazione digitale in corso e dei conseguenti impatti continui su processi, organizzazione e allocazione delle risorse.
Ogni CFO e relativa funzione Finance che ci riuscirà, diventerà il primo riferimento del CEO e del Board, in piena collaborazione con gli altri C-Level e le LOB. I primi a esserne convinti sono proprio i CEO, cioè i numeri 1 di imprese e organizzazioni, per i quali il CFO è il top manager che crescerà di più nel prossimo futuro. Secondo il report “The view from the top” di KPMG – basato su interviste a 549 CEO di grandi aziende di 29 Paesi (tra cui l’Italia) con fatturato oltre 500 milioni di dollari – il 56% dei CEO pensa che la figura che più aumenterà di importanza nei prossimi 3 anni è appunto il CFO. Il 47% indica invece il COO (Chief Operations), il 44% il CIO/CTO, il 34% il CMO (Chief Marketing), e il 20% il CHRO (Chief Human Resources).
La strada per diventare “Renaissance CFO”
Per il CFO, quindi, una vera e propria investitura: il report infatti parla di “Renaissance CFO”, ma nel contempo evidenzia anche un notevole gap tra aspettative e realtà, visto che il 30% dei CEO pensa che il proprio CFO oggi non li assista nel modo migliore nell’affrontare le sfide strategiche.
Più precisamente il 35% dei CEO vorrebbe più valore dal CFO soprattutto nell’area crescita/performance (fusioni e acquisizioni, alleanze, nuovi mercati, ecc.). Il 30% invece chiede ai CFO valore soprattutto nell’area Governance, e cioè compliance, relazioni con board e investitori, risk management. Il 16% prevalentemente i nell’area efficienza (costi, working capital, sourcing), il 12% nell’area controllo (IT, Internal Audit), e il 7% nell’area innovazione (di prodotto, di mercato, di modello di business).
Per adeguarsi il più possibile a queste altissime attese (non a caso alcuni parlano di “Augmented CFO”) e rendere il proprio ruolo davvero strategico in azienda, il CFO deve andare oltre la corretta raccolta e reporting dei numeri: deve saper scoprire cosa tali numeri significano ora, e possono significare per il futuro dell’azienda. E quindi per esempio simulare scenari (performance, profittabilità, sostenibilità, …) per i prossimi anni, facilitare il business planning per le LOB e gli altri C-Level, in coerenza con budget e piani strategici, suggerire azioni di risposta ai cambiamenti di business.
Ma non solo. Il CFO oggi deve dare contributi fondamentali per esempio per crescita aziendale, anche internazionale, per temi come fusioni e acquisizioni (M&A), spin-off, outsourcing, integrazione dei canali commerciali fisici e online (omnicanalità), e delle filiere produttivo-logistiche (supply chain), governance e allineamento delle subsidiary.
In ambito Regulatory & Compliance deve gestire modelli di reporting e standard contabili diversi, rapporti con molte tipologie di stakeholder e investitori, ottimizzare la leva fiscale (Tax management). Nella Pianificazione e controllo orchestrare nuovi modelli di budgeting e forecasting (zero-based, predictive, risk-based,….), e di Profitability & cost management.
Il Cloud per non lasciare indietro la funzione Finance
Le soluzioni digitali possono aiutare il CFO e l’area Finance per tutte queste “nuove” attività a valore aggiunto. Ma anche per liberare il tempo per poterle fare, automatizzando attività ripetitive (contabilità, transazioni, reporting, ecc.) a basso valore aggiunto e fortemente “time-consuming” tipiche dell’Amministrazione, Finanza e Controllo.
Insomma, il digitale non è solo decisivo per il successo dell’azienda nel suo complesso, ma anche per supportare il nuovo ruolo del CFO, che a sua volta è cruciale nelle decisioni di investimento sui progetti di digitalizzazione. Il rischio in questo caso è concentrare le risorse solo alle funzioni che generano direttamente fatturato e su quelle “customer facing”, trascurando la stessa funzione Finance. Evitare questo paradosso è un mandato che arriva direttamente dal vertice: dall’indagine KPMG emerge che secondo i CEO la capacità di fare leva sull’IT – e specialmente sui sistemi ERP Cloud-enabled, su cui investirà il 55% dei CEO intervistati – dev’essere per i CFO la principale area di focalizzazione nei prossimi 3 anni. Non per niente l’IT sempre più spesso risponde al CFO.
Adottare un’applicazione in Cloud (software-as-a-service) è in effetti uno dei modi più immediati per digitalizzare la funzione Finance. È per questo che – dopo la grande diffusione nelle aree CRM e HR – il Cloud si sta affermando con grandi numeri proprio nell’area Finance.
Il tempo d’avvio di queste soluzioni infatti è circa la metà di una classica applicazione installata in casa (on premise). Inoltre sono molto semplici per l’utente finale, con interfacce simili alle app per smartphone, e dotate di funzioni avanzate come social, analytics, ambienti collaborativi e workflow configurabili.
La complessità tecnologica diventa “trasparente” per l’azienda utente, che può concentrarsi così, nel caso del Finance, sulle attività a valore aggiunto di cui abbiamo parlato. Ma il beneficio forse più importante è la flessibilità dell’applicazione Cloud rispetto alle continue modifiche necessarie per seguire l’evoluzione del mercato, che nei processi tradizionali di sviluppo software avrebbero tempistiche incompatibili con quelle del business. Ma con le soluzioni Cloud qualunque adeguamento (compliance) a nuove norme o regole, per esempio, “arriva” automaticamente con il periodico aggiornamento della soluzione, senza necessità di complesse e costose migrazioni o upgrade.
Uno dei vendor che stanno lavorando sulla digitalizzazione della funzione Finance attraverso il software-as-a-service è Oracle, che propone la suite Oracle Financials Cloud. Su questa piattaforma, KPMG ha “costruito” la soluzione KPMG Smart Finance, integrando i propri know-how e best practice sui processi di amministrazione, finanza e controllo, e le localizzazioni per ottimizzare l’uso nello scenario normativo, contabile e fiscale italiano.
Un mix di Cloud Oracle, expertise KPMG, e componenti specifici per l’Italia
KPMG Smart Finance è predefinita: comprende l’80% della configurazione finale. Il restante 20% è da adattare alle esigenze specifiche del settore e della singola impresa. Ciò dimezza i tempi medi di implementazione (da 18 mesi di un ERP tradizionale a 9). Invece del lungo processo di progettazione concettuale, si comincia dalla validazione dell’80% di sistema preconfigurato rispetto alla specifica realtà, con un processo in 6 passi che conferma prima il modello operativo e organizzativo, poi il design (processi, ruolo utenti), poi i punti decisionali chiave.
L’obiettivo quindi è creare una base solida di standardizzazione e compliance per digitalizzare i processi della funzione Finance, studiata, testata e validata dall’expertise di KPMG, che ha oltre 500 risorse accreditate su Oracle Cloud, e ha in corso progetti basati su questa piattaforma nelle aree CRM, HCM e Financials presso una trentina di clienti.
La soluzione comprende tutti i processi finanziari fondamentali, ed è arricchita da funzioni di gestione delle performance, reportistica obbligatoria, e gestione tributaria, nonché funzioni e servizi opzionali per scenari fiscali e di business di solito non coperti dal sistema ERP: per esempio cubo di reportistica fiscale, motore di reportistica delle imposte indirette, reportistica e trasmissioni telematiche verso Agenzia delle Entrate e CCIAA. Inoltre ci sono componenti aggiuntivi specifici per l’Italia, per esempio Dichiarazioni ritenute d’acconto (CU e Modelli 770), Gestione Esenzione IVA per esportatori abituali, presentazione comunicazioni rilevanti ai fini IVA, e la reportistica è stata adattata ad hoc per essere conforme alla contabilità italiana (Libro Giornale, Registri IVA, ecc.).