Il rapporto tra ogni imprenditore ed il proprio professionista è basato anzitutto sulla fiducia: dopo di me, nessuno conosce la mia impresa meglio del mio commercialista.
E questa una conoscenza radicata in numeri e tabelle, ma filtrata dall’esperienza e dall’aver visto non solo la mia ma tante altre aziende grandi e piccole, in ciascuna delle quali c’è una piccola buona idea che può servire anche ad altri.
Mai come oggi il consulente tributario può essere la cinghia di trasmissione tramite cui le buone esperienze si diffondono a macchia d’olio aiutando le medie imprese italiane a fare il salto di qualità che talvolta ancora da soli non sono riusciti a fare.
Purtroppo questo potenziale straordinario viene compresso sotto il peso sempre crescente degli adempimenti: scadenze ravvicinate, procedure farraginose, norme oscure moltiplicano il lavoro (ed i rischi) per il professionista per il quale, spesso, l’emergenza non è eccezione ma normalità.
E’ però ovvio che il futuro si presenta diverso dal presente: dopo molto parlare e sia pure con le lentezze esasperanti della Pubblica Amministrazione Italiana qualcosa si mette in moto: possiamo già oggi immaginare un futuro non fantascientifico in cui i documenti fiscali non saranno fatti di carta ma di bit, dove non si “invierà” più nulla ma si “metterà a disposizione” e dove il dato verrà immesso una volta sola, alla sua nascita, per poi essere sempre e solo ri-utilizzato per tutte le elaborazioni ed aggregazioni successive.
Una prima conseguenza è che un numero sempre maggiore di adempimenti verranno resi automatici (immaginiamo una diffusione capillare della fatturazione elettronica o dei 730 precompilati), alleviando almeno in parte la pressione sui professionisti.
Un’altra conseguenza è che il tedioso compito del data entry (la registrazione manuale dei documenti quali le fatture o i movimenti bancari) si ridurrà in modo molto significativo: certo, qualcosa che dovrà essere registrato a mano rimarrà sempre, ma a tendere sarà una frazione sempre più piccola.
Una terza conseguenza è che il team virtuale formato dal professionista ed il suo cliente tenderà a lavorare sullo stesso insieme di dati: anziché mandare avanti ed indietro fogli Excel (alzi la mano chi non ha mai dovuto domandarsi “Quale sarà l’ultima versione?”) impresa e professionista lavoreranno su un unico archivio, condiviso in modo sicuro e protetto.
E’ questa la vera frontiera ed insieme la sfida che deve affrontare il team virtuale, perché se i benefici sono ovvi (velocità, certezza che stiamo lavorando sugli stessi dati, minori errori dovuti ad input manuali) dall’altra non mancano i mal di testa.
Che fine fa la riservatezza?
Che fine fa la privacy?
Come si può controllare chi vede che cosa?
Chi si occuperà di fare copie di riserva dei dati in caso di incidente informatico?
Chi si preoccupa degli hacker?
Tutti interrogativi legittimi ma che ormai sono stati affrontati e risolti dalle soluzioni software più moderne quali quelle proposte da Wolters Kluwer Software grazie alle quali professionista e impresa possono già da oggi operare sullo stesso insieme di dati quasi fossero seduti l’uno accanto all’altro: è il sistema che mette a disposizione gli strumenti per rispondere in modo efficace e personalizzato a ciascuno degli interrogativi che abbiamo appena elencato, ed a molti altri ancora.
Questo permetterà di liberare tempo e risorse, nel quale il professionista potrà dedicarsi ad offrire servizi di consulenza più sofisticati: il masso degli adempimenti e delle registrazioni manuali viene alleviato per dedicarsi allo studio di strategie vincenti che rendano le medie imprese italiane, oltre che geniali, anche ben gestite.