Cambiare nel segno della continuità di un approccio che nei decenni si è rivelato vincente significa una cosa sola: evolversi. Ed è quello che sta facendo Westpole con la guida di Massimo Moggi.
Moggi è stato nominato Presidente e CEO dell’azienda specializzata in Cloud Computing, Enterprise Information Management e soluzioni per la sicurezza da Livia Corporate Development, il fondo di investimento tedesco che a fine 2018 l’ha rilevata da Hitachi Systems. Il nuovo brand Westpole porta in dote l’esperienza tutta italiana di un’azienda sul mercato da quarant’anni, il rigore sviluppato durante il periodo trascorso dal 2015 sotto la proprietà giapponese e la concretezza teutonica, su cui è improntato il nuovo corso.
«Il nome che abbiamo scelto rappresenta il nostro obiettivo di essere una pietra miliare, un nuovo punto di riferimento nel mercato IT per tutte quelle aziende pronte ad affrontare le prossime sfide nel campo dell’innovazione», aveva detto Moggi presentando ufficialmente Westpole e spiegando che il gruppo si sarebbe posto come un catalizzatore di know-how innovativo e originale.
Who's Who
Massimo Moggi
Presidente e CEO di WESTPOLE
La parola d’ordine è integrazione di competenze, e Westpole intende porsi come “Skill integrator” specialmente per quanto riguarda i fronti tecnologici più avanzati – Intelligenza artificiale, Edge Computing e Blockchain – indispensabili per offrire efficienza e sicurezza ai verticali che stanno affrontando la metamorfosi della digital transformation e dell’IoT: dal Retail al Manufacturing, passando per l’Oil & gas, con particolare riferimento al Finance e alle Utilities.
Ma i primi chiamati a cambiare pelle, valorizzando la stratificazione di competenze maturate negli anni, sono proprio i professionisti di Westpole. Ecco in che modo Moggi intende guidare questo passaggio.
Come cambia la cultura aziendale e quali nuovi focus si attivano passando dalla proprietà giapponese a quella tedesca: in che modo viene riorganizzata la struttura per perseguire i nuovi obiettivi?
Il periodo trascorso a contatto con la realtà di Hitachi ci ha permesso di apprezzare l’attenzione alla sicurezza, alla qualità maniacale e all’etica tipici della cultura giapponese, e ci ha consentito di maturare un importante know-how nel mondo dell’IoT. Con la nuova proprietà tedesca ci poniamo l’obiettivo di aumentare la nostra concretezza e di migliorare l’agilità e la velocità con cui ci muoviamo sul mercato. Vogliamo integrare valori e conoscenze in linea con le sfide che ci attendono in ambiti come quelli dell’Intelligenza artificiale e della Blockchain. Proprio per questo abbiamo già provveduto a una sostanziale revisione della nostra organizzazione che ha portato a una struttura più semplice e agile.
Intelligenza Artificiale e Blockchain sono state da lei definite anche come due tecnologie essenziali per controllare le dinamiche dell’Edge computing. In che modo intendete sviluppare le competenze per integrarle?
Puntiamo a integrare le competenze storiche di Westpole con quelle che contraddistinguono i partner specializzati nelle soluzioni che hanno dato vita ai mondi dell’AI e della Blockchain. Abbiamo anche iniziato a investire nelle risorse interne per avvicinarci a queste frontiere, ma lavoreremo sempre di più a contatto con le startup che hanno saputo sviluppare competenze verticali nei mercati di riferimento.
Che cosa si intende per “Skill integrator” e quali effetti avrà questo approccio nel rapporto con partner e clienti?
L’espressione “Skill Integrator” si traduce nella capacità sviluppata da Westpole di integrare internamente conoscenze e competenze in diversi ambiti d’azione sul piano tecnologico. Ma quarant’anni di esperienza in un mercato estremamente dinamico e mutevole ci hanno anche insegnato a collaborare con realtà esterne che sanno affrontare e risolvere sfide di business specifiche, settore per settore. È così che completiamo la nostra offerta e rispondiamo alle necessità dei clienti.
Come si riconfigura il vostro parco clienti in funzione del posizionamento che intendete assumere e delle sfide che devono affrontare PMI e grandi organizzazioni (inclusa la Pubblica Amministrazione) italiane?
Non ci aspettiamo grandi cambiamenti rispetto alla fisionomia del nostro parco clienti. E comunque non è quello che ci prefiggiamo. Nonostante ciò, le tematiche e l’offerta che intendiamo approfondire ci indirizzeranno sempre di più verso aziende private o pubbliche che fanno dell’innovazione un elemento distintivo del loro business. In Italia più che mai, resta indispensabile l’approccio personalizzato: quello che facciamo – cercando ogni giorno di migliorare – è anticipare le necessità dei clienti per creare dei framework di offerta che consentano alle aziende di trovare risposte adeguate alle loro esigenze, apportando le dovute personalizzazioni. Ovviamente, nella costruzione dei framework su misura, proviamo ad allargare la visuale al resto del mercato, prefigurando necessità particolari che possano riscontrarsi su più verticali, in modo da dare vita a soluzioni adattabili ad altri contesti.
Da quali settori si attende le sfide più interessanti e la possibilità di ricavare maggior valore nel medio termine?
Posto che la nostra offerta è fatta principalmente di Managed Services studiati per accompagnare le aziende nella trasformazione digitale in ambiti come quelli delle infrastrutture, della sicurezza, della comunicazione, delle reti e dell’IoT, se parliamo di tecnologie disruptive come AI e Blockchain, nel medio periodo ci aspettiamo una crescita interessante dai settori rivolti al mondo del consumo, come Finance e Utilities. L’elaborazione e la sicurezza del dato sono per le aziende di questi verticali un valore inestimabile in termini di gestione del business corrente e soprattutto di design del business di domani. Quello della sicurezza, in particolare, è un tema di cui tutti parlano ma che in realtà non riveste la giusta e necessaria importanza nella progettazione delle organizzazioni. L’IoT, è sicuramente uno degli aspetti su cui le aziende dovrebbero investire per migliorare e trasformare il loro business. Infrastrutture e cloud sono ormai entrati nelle logiche di tutti, mentre per quanto riguarda la applicazioni resta la difficoltà di ragionare in modo integrato da parte delle aziende.