Digital skills

Universitari italiani: tutti bravi sui social, molti meno sul digitale

Solo uno studente su 5 ha gestito progetti anche semplici come un blog o un canale YouTube, anche se c’è interesse per sviluppo software e imprenditorialità, spiega una ricerca di University2Business. «Abbiamo all’università una generazione di nativi digitali non ancora consapevoli che questa loro caratteristica può diventare un efficacissimo strumento di lavoro», commenta Andrea Rangone, CEO di Digital360

Pubblicato il 16 Feb 2016

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Internet e social media oggi fanno parte della quotidianità di tutti gli studenti universitari italiani, tuttavia ancora sono in deficit le loro competenze digitali e le attitudini imprenditoriali. Solo uno su cinque ha fatto qualcosa di progettuale su internet – come la gestione di un blog, un sito, una pagina facebook oltre al profilo personale, un canale YouTube o la vendita online – e uno su quattro riesce a dare la definizione esatta di alcuni concetti chiave legati all’innovazione digitale applicata al business: Mobile Advertising, Cloud, Fatturazione Elettronica e Big Data.

Per quanto riguarda l’approccio imprenditoriale, sta cominciando a diffondersi il desiderio di avviare un’impresa: a confermarlo il fatto che il 30% degli studenti universitari ha frequentato un corso su come creare una nuova azienda (il 12% di propria iniziativa contro il 18% che lo ha fatto all’università), e che quasi il 40% degli studenti dichiara di aver avuto almeno un’idea di business: di questi, uno su due ha anche avviato un’attività imprenditoriale o sta cercando di farlo.

Il futuro è oggi sei pronto: qui puoi leggere il rapporto di ricerca in versione integrale

Sono questi alcuni dei risultati dell’indagine “Il futuro è oggi: sei pronto?” – svolta dalla Startup del gruppo Digital360, University2Business, in partnership con Bip, Bravo Solution, CheBanca! Cisco, Engineering, Hewlett Packard, Italtel, KPMG, Nestlé, QiBit e UniversityBox – che si basa su un campione statisticamente significativo (1.389 questionari) dell’intera popolazione degli studenti universitari (un milione e 630mila, secondo i dati MIUR), stratificata per facoltà, genere e macro-regione geografica.

«In un’economia matura come quella italiana il nuovo dogma economico identifica nell’innovazione digitale e nella nuova imprenditorialità i due principali motori della crescita economica», sottolinea Andrea Rangone, CEO di Digital360. «Il paradosso di oggi è che ormai abbiamo all’università una generazione di nativi digitali, che però non hanno ancora capito che questa loro sensibilità, questa loro capacità intrinseca, può diventare un efficacissimo strumento di lavoro».

Dalla ricerca University2Business emerge, infatti, che la maggioranza degli studenti universitari italiani oggi si affaccia al mondo del lavoro con una scarsa conoscenza della trasformazione digitale in atto nell’economia, con un approccio passivo al mondo digitale e con una scarsa sensibilità imprenditoriale. Il fatto che però i giovani comincino a frequentare corsi di imprenditorialità anche al di fuori del contesto universitario è un segnale interessante che dimostra come si stia diffondendo nel nostro Paese il desiderio di comprendere come si può “fare impresa”, a prescindere dalla facoltà che si frequenta. Oltre il 60% degli studenti è in grado di dare la definizione corretta di startup e quasi il 90% prova a fornire una classifica dei principali fattori alla base del successo di una nuova impresa: tra questi spiccano il team (47,1%), l’idea iniziale (41,8%) e il gradimento del mercato (36,6%).

Inoltre è interessante anche il dato relativo alle competenze di sviluppo software: uno studente su tre lo ritiene importante per il suo futuro, tanto da voler imparare al di là dell’offerta formativa universitaria, e se il 10% sa già sviluppare oltre il 20% sta imparando a farlo. Di questi ultimi, quasi la metà lo fa autonomamente e non all’università. Questa consapevolezza – con l’eccezione degli informatici che mostrano percentuali ben superiori – è trasversale rispetto al tipo di università frequentata. È anche vero che il 20% di chi ha dichiarato di saper sviluppare non ha ancora realizzato nessun prodotto software finito. Tra chi l’ha già realizzato, invece, il 28% dichiara di avere sviluppato siti web, il 16% videogame e il 13% applicazioni mobile, che hanno prediletto in particolare le piattaforme Android (45%) e iOS (34%). Infine, sebbene il 43% di chi sviluppa lo faccia solo per divertimento, l’altra metà lo fa per realizzare la propria idea di business o per aiutare un amico a farlo.

«Oggi c’è ancora più teoria che pratica», conclude Rangone. «Sintetizzando il risultato dell’indagine risulta infatti che il 42% degli studenti oggi stanno “in panchina” – si tratta di coloro che hanno una bassa preparazione in termini di competenze digitali e imprenditoriali (teoriche e pratiche) -, il 34% sono “teorici” quindi ben posizionati almeno per quanto riguarda la parte teorica ma con scarsa sensibilità imprenditoriale, il 10% ha realizzato progetti concreti ma non ha dimostrato uno specifico orientamento imprenditoriale, il 9% ha svolto qualche iniziativa imprenditoriale ma non nel mondo digitale».

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