Sostenibilità

La transizione ecologica delle aziende: i piani di Acea, Hera, FS e Snam

Migliorare la sostenibilità del sistema economico è uno dei principali obiettivi del PNRR ed è un impegno che riguarda da vicino tutte le aziende. Dalla decarbonizzazione all’economia circolare, dalla mobilità all’impegno sociale, ecco come quattro grandi realtà italiane hanno disegnato la propria roadmap “sostenibile”

Pubblicato il 11 Apr 2022

Stefano D’Angelo

Junior Research, Analyst Osservatorio Startup Intelligence – Politecnico di Milano

Alessandra Luksch

Direttore, Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence, Politecnico di Milano

Transizione ecologica

Indipendentemente dal settore in cui operano, tutte le imprese si devono oggi confrontare con il tema della transizione ecologica, pilastro del PNRR, e con la misura, prima, e la riduzione, poi, degli impatti sul Pianeta del loro operato e dei loro prodotti/servizi. Le soluzioni disponibili (dalla produzione da rinnovabili all’economia circolare, dai materiali innovativi ai modelli as a service) sono tuttavia molteplici. Energie rinnovabili ed efficienza energetica possono portare da sole al 90% di riduzione della carbonizzazione. Ma le soluzioni disponibili sono talvolta in tradeoff tra loro, richiedendo nella maggior parte dei casi profondi ripensamenti delle organizzazioni, dei processi e dei modelli di business. Per raggiungere questi obiettivi è necessario definire strumenti di controllo, monitoraggio e misura dei processi e un policy framework che guidi la transizione nel suo complesso, e in questo percorso il digitale risulta un alleato fondamentale.

Su questo tema prioritario nell’agenda delle imprese innovative l’Osservatorio Startup Intelligence del Politecnico di Milano ha dedicato il workshop Transizione ecologica: One size does not fit all, tenuto da Davide Chiaroni, Full Professor, Politecnico di Milano, e Co-founder, Energy & Strategy Group, con l’obiettivo di aiutare a delineare le possibili traiettorie di transizione ecologica, approfondendo l’analisi degli enablers e dei blockers che guidano le imprese nella selezione della traiettoria più adatta, riflettendo sugli strumenti e le modalità per disegnare una roadmap “sostenibile”.

A questo obiettivo hanno contribuito le preziose testimonianze di quattro partner dell’Osservatorio: Silvia Celani, Head of Innovation di Acea, Gaëlle Ridolfi, Shared Value and Sustainability Manager di Gruppo Hera, Vieri Maestrini, Corporate Strategy Manager di Snam, Lorenzo Radice, Head of Group Sustainability di Gruppo FS.

Il percorso di Acea per una transizione ecologica e digitale

Il tema della transizione ecologica è particolarmente sentito dal Gruppo Acea, multiutility integrata quotata in borsa nel 1999, attiva nella gestione e nello sviluppo di reti e servizi nei comparti dell’acqua, dell’energia, dell’ambiente e delle infrastrutture energetiche. Acea è il primo operatore nazionale nel settore idrico con circa 9 milioni di abitanti serviti in Lazio, Toscana, Umbria, Molise e Campania; è tra i principali player italiani nell’energia con circa 7 TWh di elettricità venduta e nelle reti con circa 10 TWh di elettricità distribuita nella città di Roma, e operatore primario nel trattamento dei rifiuti in Italia.

Silvia Celani, Head of Innovation di Gruppo Acea, ha raccontato il percorso che porterà Acea a sviluppare il proprio piano di transizione ecologica e digitale, Acea 3.0. Il piano è stato appena avviato con l’obiettivo di realizzare un cammino decennale ispirato alla transizione ecologica, affiancato alla trasformazione digitale e sostenuto dalla spinta data dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).

Per fare questo, il Gruppo Acea ha messo in atto una serie di azioni avviate a settembre 2021 in occasione dell’Acea Sustainability Day, l’iniziativa nata dalla volontà del Gruppo di sviluppare una piattaforma di confronto sui temi della sostenibilità.

Il piano decennale di transizione ecologica della multiutility ha preso il via con tavoli di lavoro “inno-sostenibili” che individueranno i progetti di sostenibilità alla base delle strategie del Gruppo e che saranno inseriti anche nell’aggiornamento del Piano Industriale 2020/24, legati a temi quali decarbonizzazione, mobilità sostenibile, tutela delle risorse idriche e prevenzione del dissesto idrogeologico, resilienza delle infrastrutture critiche e reti, economia circolare e tutela della biodiversità. 

Per perseguire queste traiettorie di transizione ecologica, Acea collabora con Università, Centri di Ricerca, player tecnologici e startup a testimoniare il forte legame tra transizione ecologica e digitale per il Gruppo, come ribadito anche da Silvia Celani «non ci può essere una transizione ecologica se non si avvia una transizione digitale».

In questa ottica si legge anche l’avvio di alcune sinergie. Il rafforzamento della presenza di Acea nell’economia circolare può fare leva, ad esempio, sulla collaborazione con Zero, il nuovo acceleratore di startup in ambito Cleantech creato da Cassa Depositi e Prestiti e nato in collaborazione con importanti player finanziari e industriali, tra cui Eni come main partner – attraverso la Scuola d’Impresa Joule, per promuovere l’imprenditorialità innovativa e sostenibile – Maire Tecnimont e Microsoft Italia in qualità di corporate partner. Nell’ambito infrastrutture critiche per l’energy transition si trova invece la partnership con l’Osservatorio Space Economy del Politecnico di Milano, che ha permesso al Gruppo di sviluppare soluzioni innovative per il monitoraggio delle infrastrutture attraverso droni e satelliti. In ambito ingegneria e servizi, inoltre, si inquadrano le attività di ricerca e sviluppo con università e centri di ricerca. In ambito idrico, Acea, in qualità di smart water system, collabora con startup nazionali e internazionali per la tutela, l’efficientamento e il monitoraggio della propria rete idrica. Infine, sempre in linea con la transizione ecologica e digitale, il Gruppo sta lavorando alla digitalizzazione della rete attraverso lo sviluppo di soluzioni Internet of Things (IoT). Il Gruppo ha lanciato infatti lo IoT Hub Acea per sviluppare soluzioni create in house o con partner dell’ecosistema.

Il piano di transizione ecologica di Acea ha come fine ultimo il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità come la neutralità climatica al 2050 e la riduzione del 55% delle emissioni di gas serra al 2030.

Gruppo Hera: dalla responsabilità sociale al valore condiviso

Quotato in Borsa dal 2003 e dal 2019 nel FTSE MIB, il Gruppo Hera è oggi tra le maggiori multiutility nazionali, operativa principalmente nei settori ambiente (gestione rifiuti), idrico (acquedotto, fognature e depurazione) ed energia (distribuzione e vendita di energia elettrica, gas e servizi energia). Si aggiungono poi l’illuminazione pubblica e i servizi di telecomunicazione. Il Gruppo Hera conta più di 9000 dipendenti che soddisfano i bisogni di oltre 4 milioni di cittadini in oltre 300 comuni, localizzati prevalentemente in Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Abruzzo e Toscana.

Gaëlle Ridolfi, Shared Value and Sustainability Manager del Gruppo Hera, ha raccontato la transizione di un’impresa che, da sempre attenta all’ambiente e al sociale, ha ormai superato l’approccio classico della responsabilità sociale d’impresa e, da anni, si sta impegnando in una creazione di quote crescente di valore condiviso, verso il sociale e verso l’ambiente. Oggetto di puntuale e periodica rendicontazione, questo impegno anima il purpose stesso del Gruppo, che nel 2021 è stato incluso anche formalmente nello statuto della multiutility.

La transizione del Gruppo Hera, del resto, parte da molto lontano e trova le sue origini nella mission stessa dell’azienda, che già dal suo incipit fa riferimento esplicito ai temi dell’innovazione, del rispetto dell’ambiente e del radicamento territoriale: “Il Gruppo Hera – recita infatti il testo della mission – vuole essere la migliore multiutility italiana per i suoi clienti, i lavoratori e gli azionisti, attraverso l’ulteriore sviluppo di un originale modello di impresa capace di innovazione e di forte radicamento territoriale, nel rispetto dell’ambiente”.

Per creare valore condiviso, elemento strategico oggi per la multiservizi e per il suo piano industriale, il Gruppo Hera da un lato studia il contesto esterno, ricercando convergenze sempre più strategiche con l’”agenda globale”, ovvero con le priorità indicate dalle politiche mondiali, europee, nazionali e regionali sui temi sociali e di sostenibilità. Dall’altro, la multiutility non cessa di guardare anche al proprio interno, ampliando progressivamente lo spettro delle proprie attività di business che possono concorrere a questi obiettivi e contribuire alla creazione di valore condiviso.

Attraverso questa analisi, esterna e interna, il Gruppo Hera ha quindi individuato una serie di attività e progetti in grado di generare valore per l’azienda e di rispondere allo stesso tempo alle priorità delle politiche dell’agenda globale. Tre, in particolare, i driver per il cambiamento in cui tali attività si inscrivono: perseguire la neutralità di carbonio (energia); rigenerare le risorse e chiudere il cerchio (ambiente); abilitare la resilienza e innovare (territorio e impresa).

Ciascun driver rinvia a obiettivi specifici e a importanti risultati già raggiunti e, al suo interno, si articola in ulteriori aree d’impatto. Il driver energia contempla la promozione dell’efficienza energetica e la transizione verso le rinnovabili; il driver ambiente riguarda invece la transizione verso l’economia circolare, la gestione sostenibile della risorsa idrica e la tutela di aria, suolo e biodiversità; il driver dedicato a territorio e impresa, infine, raccoglie le azioni tese all’innovazione e alla digitalizzazione, ma anche allo sviluppo economico e all’inclusione sociale, con ulteriori progetti tesi da un lato allo sviluppo di occupazione e nuove competenze e, dall’altro lato, alla resilienza e all’adattamento.

Costruire l’infrastruttura per la transizione energetica: il caso Snam

Snam è una società di infrastrutture energetiche fondata nel 1941, storicamente attiva nel trasporto, nello stoccaggio e nella rigassificazione del gas naturale e oggi sempre più impegnata anche in nuove attività, dalla mobilità sostenibile all’idrogeno, al biometano e all’efficienza energetica. Snam, con un utile netto nel 2021 di oltre 1,2 miliardi di euro, gestisce una rete di trasporto di circa 41.000 km tra Italia e consociate estere in Austria, Francia, Grecia Regno Unito e Middle East e detiene il 3,5% della capacità di stoccaggio mondiale.

Vieri Maestrini, Corporate Strategy Manager di Snam, ha raccontato l’approccio alla transizione energetica della società.

In linea con i più recenti scenari net zero, Snam ha rafforzato il proprio impegno per la decarbonizzazione mettendo la transizione energetica al centro della propria strategia. Tre sono i pilastri della strategia Snam per far fronte alle nuove sfide della transizione energetica: reti energetiche multi-molecola dedicate anche a trasporto di gas verdi (idrogeno e biometano) e potenzialmente di ; evoluzione dello stoccaggio per assicurarne la compatibilità anche con gas verdi e, infine, progetti green integrati in particolare lungo la catena del valore dei gas verdi.

Per perseguire questa strategia, Snam ha puntato anche sulla diversificazione del proprio business, integrando e valorizzando realtà imprenditoriali attive nella transizione energetica e avviando nuove attività. In quest’ottica sono nate Snam4Mobility, società che ha la missione di rafforzare le infrastrutture per la mobilità sostenibile sul territorio nazionale; Snam4Environment, specializzata nello sviluppo di infrastrutture per il biometano e nella promozione di green business volti al raggiungimento dei target di decarbonizzazione, in particolare nei trasporti; la piattaforma Renovit avviata con CDP Equity per promuovere l’efficienza energetica di condomini, aziende e pubblica amministrazione; Arbolia, società benefit creata con Fondazione CDP per sviluppare nuove aree verdi in Italia. Negli ultimi anni Snam ha inoltre investito in società che sviluppano tecnologie per l’idrogeno verde, come De Nora, e avviato una business unit completamente focalizzata sull’idrogeno. Il progetto avviato più recentemente è Hyaccelerator, il primo programma di accelerazione su scala globale per startup dell’idrogeno gestito da un’azienda, grazie al quale le realtà selezionate riceveranno supporto su ricerca e sviluppo e testing delle tecnologie; l’obiettivo è valorizzare le realtà più innovative del settore, dando vita a progetti ad alto potenziale.

Un impegno ampio e integrato, che valorizza il posizionamento di Snam di fronte all’emergere di nuovi trend che posizionano i gas verdi al centro della transizione energetica, sempre più importanti per l’azzeramento delle emissioni e per decarbonizzare i settori cosiddetti “hard to abate”.

Il contributo del Gruppo FS Italiane per la transizione ecologica

Il Gruppo FS Italiane è una delle più grandi realtà industriali del Paese e leader nel trasporto passeggeri su ferro con l’88% di quota di mercato e in quello delle merci su ferro con il 7%. Il Gruppo FSI conta circa 83mila dipendenti, oltre 10mila treni ogni giorno, circa 750 milioni di passeggeri e oltre 16.700 km di rete.

Lorenzo Radice, Head of Group Sustainability del Gruppo FSI, ha raccontato che l’impegno del Gruppo ferroviario nei confronti della transizione ecologica si declina in due ambiti fondamentali confermati anche nel piano industriale 2022-2031: da un lato, favorire il “modal shift” e quindi il passaggio dal trasporto su strada di persone e merci al trasporto su rotaia e su bus, dall’altro la riduzione degli impatti ambientali delle attività industriali del Gruppo.

Perseguendo il modal shift, la società intende ridurre significativamente l’impatto delle emissioni del settore dei trasporti, riducendo anche il gap con i principali Paesi europei per quanto riguarda la mobilità condivisa e collettiva. Sul totale delle emissioni climalteranti, il settore dei trasporti pesa, infatti, circa il 25% di cui il 75% deriva dai trasporti su strada e solo l’1% circa dal trasporto ferroviario. In questo ambito, il player industriale sta lavorando su più fronti, potenziando e integrando le infrastrutture di trasporto, migliorando le fasi di primo e ultimo miglio, sulla micromobilità e lo sharing, considerando, per esempio, che oltre il 50% degli italiani abita o lavora a meno di 3 chilometri da una fermata del treno e che l’83 % delle sedi universitarie sono anch’esse a circa 3 chilometri dalle stazioni.

FS Italiane contribuisce alla transizione ecologica anche riducendo l’impatto ambientale del Gruppo, limitato rispetto ad altre modalità di trasporto ma comunque elevato, e perseguendo obiettivi di carbon neutrality. Con il nuovo piano industriale 2022-2031, per anticipare l’obiettivo di decarbonizzazione, inizialmente previsto per il 2050, al 2040, il Gruppo FS Italiane sta mettendo in campo diverse attività come l’ulteriore elettrificazione della rete ferroviaria entro il 2030 e l’implementazione di soluzioni alternative come la rete a idrogeno su tratte non elettrificabili; l’autoproduzione di energia elettrica da fonti di energia rinnovabili come fotovoltaico ed eolico; la partnership con attori esterni al Gruppo per produrre energia da fonti rinnovabili su siti e centrali di produzione non di proprietà del Gruppo; e l’acquisto di energia da fonti rinnovabili.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha riconosciuto il ruolo rilevante del settore ferroviario per la transizione ecologica, tanto da assegnare oltre 24 miliardi al Gruppo FS e sostenendo le iniziative e gli obiettivi per la transizione ecologica del grande gruppo industriale. Le risorse previste dal PNRR verranno destinate per migliorare l’accessibilità al mezzo ferroviario, soprattutto al Sud, riducendo il gap con l’Europa e a potenziare l’infrastruttura ferroviaria con circa il doppio degli investimenti stimati in cinque anni. La transizione ecologica del Gruppo FS porterà vantaggi anche dal punto di vista sociale. Si ritiene che attraverso questi investimenti e progettualità sarà possibile ridurre la durata del viaggio di oltre il 15%, oltre a ridurre altri impatti negativi quali la congestione, soprattutto nei centri urbani, e l’incidentalità, rendendo la mobilità ferroviaria e il trasporto pubblico sempre più competitivi e accessibili.

L’impegno del Politecnico di Milano

In questo importante e cruciale ambito anche il Politecnico di Milano contribuisce attivamente alla transizione ecologica, aderendo all’iniziativa Tech4Planet, il secondo Polo Nazionale di Trasferimento Tecnologico di CDP Venture Capital. Istituito nel 2021, Tech4Planet ha come obiettivo quello di sostenere la nascita di nuove startup ideate all’interno dei laboratori e dei centri di ricerca: fino a 55 milioni di euro sono destinati per lo sviluppo di imprese dedicate alla sostenibilità ambientale, in particolare nei settori energy-tech, circular economy, sustainable manufacturing, smart mobility e water management.

La Fondazione Politecnico di Milano è tra i co-investitori del Polo Tech4Planet e sono in fase di finalizzazione importanti accordi con primarie aziende di settore ed enti istituzionali, che andranno ad incrementare l’investimento di 55 milioni di euro in fase di stanziamento da parte di CDP Venture Capital.

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