crescente attenzione ai costi. In uno scenario caratterizzato da
crescente globalizzazione dei mercati e virtualizzazione delle
aziende questo si traduce necessariamente nel comprendere come
ridurre i costi di interfaccia e di integrazione
con i propri partner di filiera (ad esempio, fornitori, terzisti,
distributori). Proprio per questi motivi le soluzioni di
integrazione e collaborazione B2b stanno riscuotendo un crescente
interesse, grazie alla possibilità di garantire una
maggiore visibilità sulla supply chain riducendo al contempo i
costi legati alla condivisione e/o acquisizione delle
informazioni. Aberdeen ha recentemento condotto
una survey per comprendere qual è il reale interesse che le
aziende hanno nei confronti di queste soluzioni. La ricerca, che
ha coincolto circa 130 aziende, ha avuto come
focus applicazioni a supporto della selezione dei partner di
filiera, della gestione della relazione e della misura delle
prestazioni.
A testimonianza di quanto affermato precedentemente, dalla
ricerca emerge che il 37% delle aziende ha aumentato
l’attenzione posta verso iniziative di integrazione e
collaborazione B2b nel 2009. Inoltre, ben il 74%
dei manager intervistati le considera strategiche per la propria
azienda. Entrando nel dettaglio degli obiettivi che
spingono le aziende ad interessarsi alle soluzioni B2b a supporto
dell’integrazione e della collaborazione, sono emerse tre
aree principali. In primis, il miglioramento del livello
di servizio al cliente (48%) in termini di riduzione dei
lead time di consegna, innovazione di prodotto, riduzione dei
prezzi e aumento della sostenibilità. Ad esempio,
l’integrazione con gli attori a valle della supply chain,
che si interfacciano direttamente con il consumatore finale (ad
esempio, la grande distribuzione), consente di cogliere più
tempestivamente l’evoluzione delle esigenze del mercato e
pertanto di organizzare al meglio la supply chain, con positive
ricadute in termini di soddisfacimento delle esigenze dei
clienti. In secondo luogo, l’aumento di
visibilità (45%) necessario a gestire supply chain
sempre più complesse e virtuali, ovvero lo scambio bidirezionale
di informazioni detenute dai partner di supply chain che
risultano utili per lo svolgimento del business. Infine, la
riduzione del rischio (23%) grazie
all’aumento della capacità di risposta della supply chain
a fronte di eventi inattesi.
Ulteriore elemento interessante emerso dalla ricerca è la
differenza di comportamento delle aziende
“Best-in-class” rispetto alle altre, denominate
“Industry average” o “Laggard”, che
rappresentano aziende rispettivamente in linea o con prestazioni
inferiori alla media del settore. Mentre “Industry
average” e ancor di più “Laggard” si
concentrano principalmente su iniziative di integrazione di
filiera, le aziende “Best-in-class” hanno
già da tempo adottato soluzioni di integrazione e stanno ora
introducendo soluzioni di collaborazione, principalmente
con i fornitori (59%).