Parlare di Supply Chain Vulnerability significa affrontare l’evidenza della crescente complessità e interdipendenza delle filiere globali. Molte organizzazioni sono infatti esposte al rischio di interruzioni nella fornitura. I manager hanno sempre più difficoltà nell’assicurare la resilienza del business, colmare le lacune nella visibilità lungo le catene di approvvigionamento, garantire la conformità a diverse normative e le difficoltà legate alla cronica carenza di talenti
Le evidenze di un nuovo studio McKinsey dimostrano che, per tutelarsi, le aziende devono dare priorità alla digitalizzazione pervasiva, allo sviluppo dei talenti digitali e alla gestione proattiva dei rischi di filiera.
Supply Chain Vulnerability, cos’è e cause della vulnerabilità
La vulnerabilità della catena di fornitura indica la capacità (o, meglio, l’incapacità) di una filiera di rispondere alle perturbazioni che possono verificarsi per effetto di eventi naturali, tensioni geopolitiche o altre cause.
Le interruzioni nelle catene di fornitura continuano a verificarsi: dalle aggressioni terroristiche contro le imbarcazioni commerciali nel Mar Rosso ai rallentamenti nella produzione di automobili causati dalle alluvioni in Europa, le catene di distribuzione globali rimangono ancora fortemente instabili. Al tempo stesso, le tensioni commerciali limitano il flusso di componenti essenziali nella produzione industriale, come i semiconduttori o le terre rare.
La più recente edizione della Global Supply Chain Leader Survey realizzata da McKinsey indica che questioni di questo tipo sono ormai da considerarsi la regola, non più l’eccezione: bel 9 aziende su 10, infatti, riferiscono di aver affrontato nell’ultimo anno un problema più o meno rilevante nella catena di approvvigionamento. Più preoccupanti sono, però, le carenze significative mostrate dalle organizzazioni del campione nella capacità di identificare e ridurre i rischi nella catena di fornitura.
Supply Chain Vulnerability e Risk Management
L’indagine, giunta alla quinta edizione, è stata condotta su un campione di 88 leader impegnati a vari livelli della filiera, che hanno valutato lo stato attuale e l’evoluzione in anno nelle reti di fornitura – tra pianificazione, digitalizzazione dei processi e Risk Management. L’indagine rileva che ben il 90% delle aziende ha dovuto affrontare sfide più o meno rilevanti legate alla tenuta delle filiere nel corso degli ultimi mesi. La maggior parte di loro, però, ha ancora difficoltà a operare una corretta Supply Chain Risk Mitigation, identificando, comprendendo e contenendo i rischi relativi.
Dall’indagine di McKinsey emerge come le aziende stiano ancora di fatto beneficiando dei risultati ottenuti con i progetti votati a garantire la resilienza strategica e la miglior agilità delle filiere implementati in epoca post Covid, mentre sono numericamente poco rilevanti le iniziative ancora da completare o addirittura da iniziare, previste nei prossimi mesi.
Le strategie di Reshoring
Il 73% dei manager interpellati ritiene di aver compiuto dei progressi più o meno rilevanti nelle strategie di Dual Sourcing – la pratica di usare due fornitori da cui approvvigionarsi per un componente, una materia prima, un semilavorato o un servizio. Inoltre, ben 6 aziende su 10 si stanno impegnando a regionalizzare le proprie catene di fornitura attraverso strategie di Reshoring.
Dei grossi passi in avanti sono stati fatti anche sul fronte della miglior pianificazione della Supply Chain, oltre che nel Risk Management: la percentuale di intervistati con una visibilità completa dei propri fornitori di primo livello ha raggiunto il 60%, in crescita di ben dieci punti percentuali rispetto allo scorso anno, mentre il 75% delle aziende ritiene di avere sufficienti capacità interne per gestire il rischio di fornitura.
Due terzi degli intervistati affermano di compiere progressi nell’implementazione di sistemi di pianificazione e programmazione avanzata (APS). Questi sistemi costituiscono una componente chiave delle strategie di digitalizzazione della Supply Chain. Consentono, infatti, alle aziende di pianificare in modo più accurato i propri processi produttivi, di rispondere più rapidamente alle interruzioni e migliorare la propria resilienza valutando una molteplicità di scenari di sourcing diversi.
Supply Chain Vulnerability: come cambia la gestione delle scorte
Il contrasto alla Supply Chain Vulnerability, negli ultimi anni, era stato caratterizzato da una precisa strategia di rinforzo delle scorte. Oggi, però, le cose sembrano essere un po’ cambiate e le aziende stanno iniziando a smantellare le misure tattiche messe in atto durante e dopo la pandemia da Covid-19. La percentuale di organizzazioni che si affidano a stock più consistenti per gestire le eventuali interruzioni di fornitura è scesa bruscamente, passando in un solo anno dal 59% al 34%, mentre il 47% degli intervistati sostiene di voler mantenere le scorte ai livelli attuali anche il prossimo anno.
Principali approcci di Inventory Management adottati
Fonte: McKinsey Global Supply Chain Leader Survey (2024)
Supply Chain Vulnerability e trasparenza
In tutto questo, nel frattempo cresce la pressione per una maggiore trasparenza lungo tutta la catena di fornitura. Le nuove normative richiedono sempre più spesso alle aziende di garantire che tutte le materie prime e i semilavorati siano prodotti nel rispetto degli standard ambientali e dei diritti umani. La direttiva 2024/1760 dell’Unione Europea sulla Due Diligence di sostenibilità aziendale, per esempio, meglio nota come CSRD, entrerà presto in vigore per le grandi e grandissime aziende (2027), con la conseguenza che tracciabilità e trasparenza dovranno essere garantite in ogni, singola, fase del processo di approvvigionamento. Tuttavia, attualmente, solo il 9% degli intervistati dichiara che le proprie catene di fornitura sono conformi alle nuove norme, mentre il 30% ammette di essere in ritardo o in forte ritardo nel mettere a terra i propri sforzi di conformità.
Digitalizzazione e talenti
Sebbene due terzi delle aziende intervistate stiano investendo in sistemi di pianificazione e schedulazione avanzata (APS), con un aumento di 14 punti percentuali rispetto al 2023, solo il 10% ha già completato questi progetti. Purtroppo, molte aziende non sembrano avere le idee chiare sul valore che questi sistemi offrono: un terzo del campione ammette di non avere casi aziendali per i sistemi APS e il 15% afferma addirittura l’implementazione non ha permesso di raggiungere gli obiettivi aziendali.
La carenza di talenti, in particolare di quelli digitali, continua a ostacolare gli sforzi di innovazione della Supply Chain. Il 90% del campione, infatti, ammette l’inadeguatezza dei talenti attualmente in forza presso la propria organizzazione nel consentire il raggiungimento degli obiettivi di digitalizzazione della filiera.
Manca il giusto endorsement
Un altro problema che emerge analizzando le evidenze dello studio è la scarsa consapevolezza rispetto all’importanza di garantire maggior resilienza della filiera. Ne è riprova il fatto che la percentuale di coloro che dichiarano che i propri consigli di amministrazione hanno maturato una comprensione approfondita dei rischi della Supply Chain è aumentata quest’anno, ma rimane comunque bassa – 30% del totale. Ancor più preoccupante è, però, il forte calo della frequenza con cui i rischi della catena di fornitura vengono discussi a livello di senior management. Nell’indagine 2023, quasi la metà degli intervistati ha dichiarato che la propria organizzazione attua con cadenza regolare il reporting relativo a questi rischi, mentre quest’anno, la percentuale è scesa al 25%, con la maggior parte delle aziende che è tornata a fare report ad hoc in risposta alle interruzioni o all’emergere di nuovi rischi importanti.
Supply Chain Risk Management
Per affrontare in modo efficace le sfide future della Supply Chain Vulnerability, le aziende devono impegnarsi a costruire la resilienza e intraprendere azioni utili ad affrontare le lacune i punti ciechi nei loro sistemi e processi di filiera. Gli analisti di McKinsey suggeriscono di lavorare, in particolare, sulla Data Quality e, soprattutto, sull’automazione intelligente.
Spingere sull’acceleratore dell’AI
Il rapido sviluppo di strumenti digitali avanzati basati su algoritmi statistici e modelli linguistici, spiana infatti la strada a nuove opportunità nella pianificazione della Supply Chain, nell’ottimizzazione operativa e nella gestione del rischio.
I sistemi di intelligenza artificiale possono automatizzare l’analisi di molteplici fonti di dati, strutturati e non, provenienti da fornitori, operatori della logistica, ERP industriali e MES (Manufacturing Execution System) per prevedere in modo più puntuale la domanda. Un altro utilizzo rilevante è rappresentato dai sistemi di allerta precoce per i potenziali rischi della catena di fornitura, che raccolgono, analizzano e valutano le informazioni finanziarie dei fornitori, le previsioni meteorologiche a lungo termine o quelle sul traffico.