Una survey internazionale – condotta dal MIT Center for
Transportation & Logistics – sui rischi legati al
Supply Chain Management mostra infatti che i manager di
tutto il mondo concentrano i propri sforzi proprio sulla
prevenzione dei rischi, piuttosto che sulle azioni di
risposta. Ma non tutto si può prevedere:
l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajokull
testimonia che non è possibile anticipare tutti gli eventi
avversi.
La survey online, condotta su un campione di circa 1.400
Manager di aziende localizzate in 73 paesi, ha mostrato
che ben il 65% dei Supply Chain Risk Manager
preferisce destinare il proprio budget in azioni volte a
pianificare ed eseguire misure di prevenzione del
rischio, mentre solo il 35% bilancia il proprio budget
con investimenti volti anche a identificare le corrette azioni di
risposta in caso di eventi di crisi. In linea con questi
risultati, la maggior parte delle aziende ha avviato programmi di
prevenzione per raccogliere dati sulla situazione finanziaria dei
fornitori, sui processi logistici, sulla sicurezza ecc.
Dalla survey emerge che gli eventi avversi classificati
come i più importanti sono spesso i rischi di business
come l’interruzione nella fornitura di materie prime. Al
contrario, eventi di grande attualità come terremoti e
tsunami non compaiono nemmeno nella lista dei più
importanti. MIT identifica due importanti messaggi
chiave emersi dagli effetti delle recenti catastrofi naturali. In
primo luogo, i Manager di Supply Chain devono tener conto nella
propria strategia di mitigazione del rischio anche delle azioni
di risposta poiché tali piani sono particolarmente indicati per
gli eventi avversi che accadono più frequentemente. In secondo
luogo, è necessario tenere sempre bene a mente il diagramma di
flusso della Supply Chain, cercando di capire l’importanza
di ciascun nodo e la sua vulnerabilità. In tal modo è possibile
capire il potenziale impatto di eventi imprevedibili come, ad
esempio, l’eruzione di un vulcano islandese.