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Superata la fase più acuta della crisi, le PMI appaiono più forti ma in cerca di liquidità. Il 41% degli imprenditori italiani è ottimista, contro il 77% di quelli cinesi e il 50% degli inglesi. Un’analisi Forbes Insights

Il periodo più difficile è ormai alle spalle, ma l’impatto della profonda crisi economica mondiale del 2008-2009 pesa ancora su molte PMI, in bilico…

Pubblicato il 30 Giu 2011

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Il periodo più difficile è ormai alle spalle, ma
l’impatto della profonda crisi economica mondiale del
2008-2009 pesa ancora su molte PMI, in bilico fra il timore di
una ricaduta dei mercati e la speranza di un futuro
all’insegna della stabilità e della crescita.
Ricavi e profitti sono ancora poco
incoraggianti
, così come il cash-flow
– a lungo considerato come il barometro dello stato di
salute delle piccole e medie imprese – che è pesantemente
influenzato dalla competizione sul mercato e della difficoltà di
accesso al credito. Ciò nonostante, avendo
superato il periodo più duro della crisi, molti
imprenditori credono di averne guadagnato in efficacia nella
gestione e pianificazione del proprio business, e sono
fiduciosi.

Questo quanto emerge da una ricerca di Forbes Insights che ha
coinvolto più di 1750 piccole e medie imprese
di Canada, Cina, Italia, Singapore, Sud Africa e UK, con una
rappresentanza statistica significativa di microimprese (meno di
10 addetti), piccole imprese (tra i 10 e i 49) e medie imprese
(tra i 50 e i 250). Dopo aver tirato la cinghia per sopravvivere
alla crisi, le PMI hanno ora come obiettivo primario
quello di rimettere in sesto le proprie finanze
così da
poter rientrare in carreggiata non appena l’ambiente
economico lo permetterà. Ripensando agli ultimi anni, il 31%
degli intervistati segnala come principale difficoltà
affrontata il difficile reperimento di nuovi clienti e
prospect,
seguito da problemi nella gestione del
cash-flow (26%), e nel mantenimento o aumento dei margini di
profitto (25%).

Venendo al nostro Paese, dalla ricerca emerge che le
PMI italiane sono quelle che hanno dichiarato la minore
crescita di fatturato negli ultimi dodici mesi
, ed una
su tre è preoccupata per le incertezze economiche. Le spine nel
fianco sono la ricerca di nuovi clienti e di finanziamenti
(rispettivamente per il 29% e il 25%), oltre ai ritardi nei
pagamenti da parte dei clienti. Per quanto riguarda
l’accesso al credito, solo il 12% delle PMI ha ricevuto
l'intera somma richiesta come finanziamento, mentre il 32% ne
ha ricevuto gran parte. In generale, per il 35% la
capacità di accesso ai finanziamenti è peggiorata
.

Meno della metà delle aziende (il 41%) guarda al 2011
con ottimismo
e si attende un incremento del
fatturato; per un raffronto, il 77% delle PMI cinesi si aspetta
una crescita dei ricavi, così come il 70% delle realtà
sudafricane e circa il 50% delle aziende britanniche.

Anche la percezione del mercato cambia sensibilmente a seconda
della regione considerata: se per il 36% delle imprese cinesi il
problema maggiore è il reperimento di nuovi clienti, per il 34%
l'aumento della concorrenza e per il 30% individuazione di
personale specializzato, le PMI italiane che prevedono
una crescita del loro giro d'affari ritengono che una
componente essenziale sarà il miglioramento della qualità dei
prodotti e dei servizi
, insieme con l'aumento delle
vendite (il 33%). La qualità è considerata la chiave di
volta dal 70% delle microimprese
, per le quali i
problemi di liquidità sono particolarmente pronunciati
(denunciati dal 56%).

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