Opinioni

Steve Wozniak si racconta: da Apple I alla realtà aumentata

Acclamato dalla community Hi-Tech come una star di Hollywood, il 65enne fondatore di Apple insieme a Steve Jobs è intervenuto al Sapphire di Orlando parlando a ruota libera di passato, presente e futuro. Ecco dalle sue parole come è nato, nel ’76, il primo personal computer della storia, e cosa pensa di realtà aumentata, intelligenza artificiale e controllo vocale

Pubblicato il 28 Giu 2016

Apple

Allegro, loquace, spiritoso, appassionato: Steve Wozniak – noto anche come The Woz, iWoz o “l’altro Steve”– è oggi una star indiscussa nel mondo Hi-Tech, capace a 65 anni di ispirare e affascinare giovani geek e ingegneri di tutto il pianeta. E lui non si risparmia: partecipa spesso e volentieri agli eventi del settore, per soddisfare l’inevitabile curiosità intorno alla leggendaria fondazione di Apple e alla realizzazione del primo personal computer della storia, e per fornire la sua visione sulle novità e sul futuro. Noi l’abbiamo ascoltato a Orlando, in Florida, dove è intervenuto come keynote speaker a Sapphire 2016, evento annuale di SAP che raccoglie circa 30mila partecipanti.

La vera storia dell’Apple I, il primo computer da casa

Wozniak ha ripercorso la storia della nascita di Apple, creata insieme a Steve Jobs nel 1976, e dei primi due rivoluzionari prodotti, Apple I e Apple II, di cui è stato il vero artefice tecnologico, saldatore alla mano. Un modello di computer allora inconcepibile, perché fino a quel momento nessuno aveva mai immaginato che quelle misteriose e ingombranti macchine in grado di fare calcoli potessero entrare nelle case ed essere utilizzate da persone non esperte, trovando un impiego diverso da quello aziendale.

Ma Wozniak, che aveva studiato qualche anno di ingegneria ma poi aveva abbandonato per un incidente (prenderà la laurea a Berkeley negli anni successivi), era fermamente convinto di poter sviluppare un computer rivoluzionario. Per hobby e per passione, non per farne un business.

«Sono partito con l’idea di costruire un computer con 4 k di memoria, perché questa era la quantità minima di byte di cui c’era bisogno – ha raccontato -. Lo dissi a mio padre, anche lui ingegnere, ma mi rispose che sarebbe stato impossibile e comunque più costoso di una villa, quindi non avrebbe avuto alcun mercato». Ma The Woz non si arrende. «Decisi di diffondere gratuitamente i miei progetti presso la comunità degli ingegneri californiani e diventai in breve tempo l’idolo dell’Homebrew Computer Club di Palo Alto». Ed è in questo Club che Steve Jobs, di 5 anni più giovane, viene folgorato, intuendo l’immenso potenziale commerciale del progetto. «Mi disse che avremmo dovuto unire gli sforzi e produrre al costo massimo di 20 dollari, per poi rivenderlo a 40 dollari, un circuito stampato che offrisse a chiunque la possibilità di montare in casa propria un computer». Come spesso accade, le idee geniali sono quelle cha hanno la semplicità come ingrediente fondamentale.

Wozniak, però non era convinto. Lavorava in quel periodo in HP, che amava profondamente, fianco a fianco con i più bravi ingegneri dell’epoca. Cercò quindi di sviluppare all’interno dell’azienda di Palo Alto la sua invenzione. Invano.

Steve Wozniak e Steve Jobs, fondatori di Apple, negli Anni 70

«Tentai per cinque volte di proporre ai vertici di HP la mia idea – ha ricordato -. Guardate, dicevo, qui c’è un home computer, potrà raggiungere tutte le case degli americani per aiutarli a risolvere i loro problemi quotidiani. Ma nessuno volle investire nel progetto». In effetti, il gioiellino progettato da Wozniak, che sarà poi battezzato Apple I e venduto al prezzo di 666,66 dollari, era lontano anni luce dai calcolatori HP usati dalle aziende per eseguire i programmi dell’epoca: era dotato di tastiera, di un’unità di memorizzazione dei dati ed era pronto all’uso. Inoltre, dato che era destinato a un impego personale, su suggerimento degli amici del Club Homebrew vennero inseriti dei giochi, oltre ad applicazioni come la gestione del budget e delle scadenze famigliari. Va ricordato che solo qualche anno dopo vide la luce il primo foglio di calcolo, che diede la stura alla diffusione di massa dei pc.

«Non era proprio nelle corde di HP produrre una macchina che permettesse di giocare a casa propria – ha commentato The Woz -. L’azienda si concentrava sulla produttività dei calcolatori, sul fatto che si potessero, grazie ai progressi dell’elettronica, migliorare i processi produttivi e ridurre i costi per le aziende. Ma io ero sempre più convinto che l’home computing era la strada giusta da percorrere».

Poi la svolta: un negozio locale effettua un ordine di un centinaio di Apple I, per un valore di 50.000 dollari. Wozniak si convince e suo malgrado lascia HP per iniziare la sua avventura con Steve Jobs, da cui si separa nove anni dopo per fondare una nuova azienda. La casa della mela, dunque, non è nata in un garage, come spesso si sente raccontare.

La realtà virtuale? «Sono un fan»

Cosa pensa l’inventore delle ultime novità tecnologiche? È molto colpito dalla realtà virtuale, di cui si dichiara un fan. «Ormai abbiamo sviluppato una sorta di assuefazione all’innovazione: ci sono già tante tecnologie interessanti e con tutte le novità che escono di continuo tutto si appiattisce. Ma avete provato un visore per la realtà virtuale? Ho pensato: “Questo è nuovo! Devo averlo, devo imparare a usarlo, sarà divertente!” Si tratta di un modo completamente diverso di vedere il mondo e questo ha indubbiamente un effetto emotivo notevole ma, credetemi, porta anche enormi benefici, tangibili e concreti».

Basta indossare il dispositivo per trovarsi su una spiaggia o su Marte e quando si toglie il visore non si riuscirà a credere di essere sempre stati seduti comodamente sul divano di casa, è come essere trasportati in un altro mondo. «Nei cinema abbiamo la tecnologia IMAX (il sistema di proiezione che amplia il video), che ci regala una visione molto più reale dei film rispetto al passato, una vera e propria esperienza immersiva. Bene, la realtà virtuale è un passo avanti nel futuro. Ogni sviluppo nella tecnologia dal primo computer in poi mostra un miglioramento nella visione delle immagini, schermi sempre più grandi, colori più vivi, risoluzione migliore, così che gli oggetti ci sembrano sempre più reali anche se non lo sono. Voglio portare questo mondo virtuale in una dimensione sempre più reale».

Intelligenza Artificiale e Machine Learning

Wozniak è intervenuto anche sul tema, sempre più attuale, dell’Artificial Intelligence. La ricerca sui computer evolve nel segno di una sempre maggiore emulazione delle attività umane: sono già disponibili macchine in grado di imparare da sole dall’analisi dei dati (self-learning, o Machine Learning), e di prendere decisioni in base al contesto, ragionando e comportandosi in modo analogo agli esseri umani. 

«Alcuni decenni fa, chiamavamo Intelligenza Artificiale quella dei grandi computer che sfidavano Gary Kasparov agli scacchi – ha puntualizzato Woz -. Si trattava in realtà di set di istruzioni e metodologie create dall’uomo per simulare l’intelligenza umana. Oggi siamo su una dimensione completamente diversa: i computer imparano da soli e in un futuro non molto lontano saranno in grado di analizzare in autonomia una situazione, un problema e valutare le possibili e soluzioni da intraprendere. Questo sarà utile in vari ambiti, ad esempio nell’educazione, dalle scuole elementari fino ai gradi più alti delle università e dei dottorati di ricerca. Avremo insegnanti low cost e super smart, altamente personalizzabili, in grado di adattarsi alle esigenze dei diversi allievi, da quello più sveglio a quello che, invece, ha difficoltà di apprendimento».

E ci sono ambiti nei quali i computer che si sostituiscono all’uomo sono il presente, non il futuro. «Guardate a quello che succede nel mercato finanziario: è dominato dalle reti di computer, che gestiscono transazioni in millisecondi e provvedono in automatico a gestire compravendite. Sostituire una sola macchina richiederebbe mille persone, farebbe perdere tempo e milioni, forse miliardi di dollari».

Lo smartphone al centro e il comando vocale

Infine, a Wozniak è stato chiesto di commentare il recente annuncio siglato da SAP ed Apple per lo sviluppo di Mobile App in ambito enterprise. «Il mercato oggi è focalizzato sul portare l’intero data center sul chip, al motto di “tutto sul silicio”, con la tendenza generalizzata a utilizzare le memorie nano flash per velocizzare e rendere più efficiente lo storage e la capacità computazionale. Mentre il software aziendale segue una tendenza già piuttosto diffusa sul fronte consumer, ovvero “everything on a phone”».

E ha concluso: «Siri è la mia applicazioni preferita. Il fatto di poter parlare con lo smartphone e chiedergli di fare arrivare un taxi nel punto in cui mi trovo, senza nemmeno dover comunicare l’indirizzo, è una cosa che molti ancora sottovalutano. È dirompente e in futuro cambierà il nostro modo di vivere».

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Chi è Steve Wozniak

Icona della Silicon Valley e filantropo, Steve Wozniak, classe 1950, è stato co-fondatore di Apple insieme a Steve Jobs, nel 1976. Woz, come è chiamato, ha segnato lo sviluppo dell’industria dei computer progettando i primi personal computer della storia, Apple I e l’anno successivo Apple II, dotato di CPU, tastiera, grafica a colori e un floppy disk drive. Ai tempi aveva lasciato l’univerità per un incidente e lavorava in HP: prenderà la laurea in ingegneria a Berkeley nel 1981. Negli anni ha ottenuto molteplici riconoscimenti ufficiali. Nel 1985 il Presidente degli Stati Uniti gli ha conferito la National Medal of Technology, riservata gli innovatori più meritevoli. Nel 2000 è stato ammesso alla Inventors Hall of Fame. Appassionato di matematica ed elettronica, si è sempre dedicato all’insegnamento e alla diffusione della cultura informatica nelle scuole, investendo tempo e risorse finanziarie in varie attività. È autore dell’autobiografia “iWoz: From Computer Geek to Cult Icon”.

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