Dal 9 al 13 settembre 2020 c’è stata la prima fiera d’arte virtuale in Italia. È successo in occasione di miart, la fiera internazionale di arte moderna e contemporanea organizzata da Fiera Milano, realizzata quest’anno solo in edizione digitale per venire incontro alle esigenze dettate dal nuovo contesto. Risultato: oltre 2 milioni di interazioni. Il nuovo format, creato grazie alla tecnologia italiana di Artshell – piattaforma di art management usata da centinaia di gallerie, artisti e collezionisti in Europa per digitalizzare intere collezioni – ha introdotto una nuova esperienza di visita interattiva di “stand virtuali”. Ogni galleria, oltre a poter disegnare il proprio personale storytelling visuale per la presentazione e la condivisione delle opere, attraverso video e documenti dettagliati, ha comunque potuto continuare a beneficiare di quell’interazione e di quel rapporto caratteristici di ogni fiera. Mediante un sistema di comunicazione integrato nella piattaforma – prima al mondo a possedere al suo interno una chat nativa modellata sulla base delle app di messaggistica istantanea più utilizzate – espositori, artisti e professionisti del settore sono entrati in contatto diretto per mezzo di conversazioni one-to-one, gruppi e canali tematici.
La nuova esperienza inaugurata per miart ha offerto così alla community dei professionisti dell’arte un vero e proprio workspace, funzionale tanto alla creazione di un flusso di lavoro immediato, capace di rispondere alle attuali esigenze dettate dallo smart working, quanto alla nascita di reali opportunità.
Il mercato delle soluzioni digitali per l’arte
Il mercato dell’arte sta indubbiamente cambiando paradigmi in chiave digitale. Un fenomeno accelerato negli ultimi mesi dalle nuove esigenze di fruizione e vendita in epoca Covid. Già nel 2019, del resto, il 40% del commercio di opere d’arte avveniva da mobile, mentre nella prima metà del 2020 le vendite realizzate esclusivamente online da note case d’asta come Christie’s, Sotheby’s e Phillips hanno generato 370 milioni di dollari. Cinque volte in più rispetto allo stesso periodo del 2019.
Presidiare i canali digitali quindi sarà sempre più fondamentale. Se osserviamo oggi questo settore, tuttavia, ci troviamo di fronte alla più grande rete non-realizzata nell’era del web. Un ecosistema estremamente destrutturato, che conta su una molteplicità di soluzioni in gran parte obsolete e dagli alti costi di manutenzione, che non sono in grado di comunicare tra loro.
Secondo uno studio recente, il 67% dei player sul mercato dei sistemi digitali per l’arte è sicuro che si andrà verso un sempre maggiore consolidamento nei prossimi 5 anni. Emergeranno piattaforme e tecnologie in grado di rispondere al bisogno di quella grande fetta di utenza fatta da soggetti medio-piccoli, che non sviluppa soluzioni in-house (Fonte: Hiscox online art trade report 2020). Un primo segnale di questo trend nel panorama europeo è la recente acquisizione del network di Archeto da parte di Artshell. La migrazione di decine di artisti e collezionisti sulla piattaforma più utilizzata tra i professionisti dell’arte e i principali eventi espositivi faciliterà l’adozione di un “linguaggio” comune all’interno della community, migliorando le relazioni tra player e riducendo tempi e costi di gestione su diversi hub.
Cloud, sicurezza e controllo dei dati
La forte frammentazione del settore, che ha portato negli scorsi anni alla nascita di decine di software e app di gestione delle opere, creati ad hoc per i singoli soggetti che le usano (gallerie, eventi, artisti, etc.), ha origine da un’esigenza molto sentita. Chi lavora o investe nell’arte, infatti, è molto attento ad aspetti di riservatezza di dati e informazioni, così come al controllo sulle opere stesse, alla loro gestione diretta nelle diverse fasi della filiera, dall’archiviazione, alla valutazione, alla vendita. Questa preoccupazione ha fatto sì che molti investissero nello sviluppo di soluzioni interne, molto onerose in termini di manutenzione e aggiornamento e poco flessibili al momento di adeguarsi alla nuove dinamiche della collaborazione a distanza.
All’inadeguatezza di questi sistemi il mercato oggi sta rispondendo spontaneamente con l’adozione di standard comuni in parte spinti dalle preferenze di grandi soggetti – è il caso di Fiera Milano e Artshell – che contribuiscono a rendere mainstream le tecnologie più efficaci, mettendo le basi per un linguaggio condiviso e una migliore interazione tra i soggetti della filiera.
Non parliamo di un modello alla “Amazon” che assume il controllo su dati e trattiene fee di vendita. Non avrebbe futuro sul mercato dell’arte. L’importanza di gestire contatti e relazioni, da una parte, la riservatezza delle informazioni e l’accesso esclusivo ai propri insight, dall’altra, stanno traghettando gli operatori verso soluzioni intelligenti in cloud, in grado di garantire i massimi standard di privacy e sicurezza. Le flessibilità offerta da queste tecnologie permette di archiviare digitalmente anche collezioni di grandi dimensioni, con tutto il bagaglio di contenuti e file multimediali che accompagna ogni opera, insieme ai relativi dati di fruizione. Parallelamente, consente di realizzare eventi live ed esposizioni virtuali, in grado di reggere picchi improvvisi di traffico, senza rallentamenti o interruzioni. Una possibilità sempre più apprezzata da artisti e collezionisti, che facilita l’accesso alle opere su mercati più ampi, mantenendo il controllo in capo a chi ne possiede i diritti.
Soluzioni digitali per l’arte: il ruolo della tecnologia per unire la filiera
Tra archiviazione smart, esposizioni digitali, tool per la valutazione e assicurazione delle opere, le soluzioni digitali per l’arte stanno contaminando tutta la filiera. Molte gallerie stanno avvertendo chiaramente i benefici di un approccio cloud che consente di alleggerire i server locali da migliaia di file ad altissima risoluzione, velocizzando la condivisione delle opere. L’Archivio Salvo, ad esempio – un’associazione dedicata alla tutela e la promozione del lavoro di Salvo Mangione – ha digitalizzato con Artshell l’intera collezione dell’artista, con l’obiettivo di realizzare un catalogo ragionato. In tal modo, ricercatori, curatori e critici che collaborano attivamente con l’archivio e vogliono approfondire il lavoro di Salvo, hanno un accesso semplificato a tutte le sue opere.
La Fonderia Artistica Battaglia, che realizza opere in bronzo dal 1913, ha portato sul cloud la propria tradizione più che centenaria, digitalizzando il proprio archivio e accompagnando le proprie mostre e residenze a contenuti multimediali di alta qualità, facilmente condivisibili e monitorabili. Grazie a un sistema nativo di tracciamento e raccolta dei dati, infatti, è possibile collegare testi, immagini e video in archivio alle comunicazioni sul sito o sulla newsletter e rilevare dati di interesse e performance di singole opere ed iniziative, come il Premio di Scultura. Le opere degli artisti diventano così più facilmente fruibili da numerosi professionisti e collezionisti internazionali.
Poche settimane fa il progetto The Vault ha inaugurato il primo caveau digitale al mondo: intere collezioni conservate nel sistema di depositi di Art Defender sono state digitalizzate in un archivio virtuale per permettere ai loro proprietari di gestirle a distanza e accedere a servizi collaterali, come assicurazioni o servizi di trasporto. Uno strumento che si posiziona come un unicum internazionale e che, adattandosi alle necessità di collezionisti e dealer, consente l’accesso da remoto a un’infrastruttura estremamente sicura dove svolgere in agilità tutte le operazioni di routine, ora in chiave dematerializzata.
Alcuni player assicurativi stanno iniziando a capire il valore dell’integrazione dei propri servizi a piattaforme di archiviazione e stringono partnership strategiche per accedere in pochi click a servizi di assicurazione delle opere, direttamente dall’hub digitale che le conserva.
Nei prossimi anni la vera sfida sarà creare un sistema per l’arte. Una rete di soggetti in grado di comunicare tra loro in modo intuitivo ed immediato grazie ad un linguaggio comune. Pensiamo alla facilità con cui oggi condividiamo e modifichiamo documenti scritti attraverso sistemi come Google Drive. L’evoluzione dei software per condividere e gestire l’arte seguirà un processo analogo e andrà verso l’adozione di sistemi dominanti, noti a tutti i professionisti, e compatibili con diversi strumenti e applicazioni.
Obiettivo: permettere a chi opera in questo mondo di concentrarsi sui contenuti, aumentare la produttività, moltiplicare le connessioni. E dimenticarsi della tecnologia.