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Società benefit, cosa sono e come coniugare crescita economica e impatto sociale

Grazie agli sgravi fiscali previsti, sono sempre più numerose le organizzazioni che intraprendono il percorso di transizione, a dimostrazione del fatto che è possibile conciliare la sostenibillità finanziaria di un’attività con la capacità di generare valore condiviso per la collettività e l’ambiente. I passi da compiere per ottenere la certificazione

Aggiornato il 05 Dic 2023

societa benefit

Le società benefit (SB) rappresentano un modello innovativo di fare impresa avendo a cuore non solo l’interesse dei soci e degli azionisti, ma anche quello della collettività e dell’ambiente. “Non è la ricchezza che manca nel mondo, è la condivisione”, recita un antico proverbio cinese. Ed è proprio nel delicato equilibrio tra il beneficio individuale di chi ha interesse a far fruttare i propri investimenti e il perseguimento di un bene comune condiviso che si realizza la vera natura delle benefit corporation.
L’impatto della pandemia sui mercati ha costretto molti imprenditori a ripensare il concetto stesso di azienda, che oggi sembra destinato a evolvere verso nuovi valori fondanti. Principi di sostenibilità ambientale, parità di genere e innovazione ubiqua. Aspetti etici dell’operato delle imprese ai quali i consumatori sono sempre più attenti, come dimostrano molte ricerche.

Cosa significa società benefit o benefit corporation?

Per capire cosa significa società benefit bisogna inquadrare bene il panorama delle società private in Italia, che comprende sostanzialmente queste tre realtà:
Società for profit: società che operano sul mercato per conseguire un guadagno da destinare al soggetto economico che ne è alla base;
Società non profit: organizzazioni senza scopo di lucro che perseguono il fine di generare un impatto positivo sull’ambiente o le persone ma non hanno un modello di business economicamente sostenibile;
Società benefit: società che ricercano il profitto ma che si impegnano anche a creare valore condiviso duraturo per l’ambiente o le persone attraverso un business model equilibrato dal punto di vista economico-finanziario.
Le attività di una SB, quindi, oltre a essere remunerative devono avere anche un impatto positivo (o ridurre un impatto negativo) su singoli individui, gruppi e territori. Una missione duplice, sancita attraverso lo strumento legale della società benefit, che tutela la convergenza di questi obiettivi aziendali all’apparenza contrapposti nel lungo periodo, anche a fronte di eventuali cambiamenti nella proprietà (vendita, fusione) o nella direzione strategica.

Cosa non è una società benefit

Una SB non è una organizzazione non profit. Questo significa che non può operare in perdita, ricorrere a iniezioni di fondi o capitale extra per proseguire le proprie attività. Agli amministratori e ai manager spetta, quindi, il difficile compito di trovare il giusto equilibrio tra gli interessi dei soci e le finalità di bene comune.

Cosa dice la normativa italiana?

La definizione di benefit corporation si deve alla legislazione dello stato del Maryland (USA), che ha normato questo tipo di società già nel 2010. In Italia il regime societario della società benefit è stato introdotto a partire dal 1° gennaio 2016 con la Legge di Stabilità 208/2015, che all’articolo 1 disciplina il nuovo strumento giuridico. La normativa stabilisce che una SB persegue, oltre alla finalità di lucro anche le finalità di beneficio comune specificate nell’oggetto societario. Il raggiungimento degli obiettivi sociali e ambientali rappresenta quindi, al pari delle attività commerciali, il core business della benefit corporation. Per legge, le società benefit sono tenute a redigere ogni anno una relazione d’impatto, che andrà allegata ai documenti di bilancio e pubblicata sul sito web societario. La relazione deve chiarire quali azioni sono state messe in atto per perseguire le finalità di bene comune e le eventuali circostanze che ne hanno impedito la realizzazione, indicando anche gli obiettivi per l’anno successivo.

Come si diventa società benefit

La procedura da seguire è simile a quella prevista per le altre tipologie di società. Per una startup è possibile costituirsi come società benefit, mentre per le aziende già operative sarà necessario cambiare lo statuto societario sottoponendo la modifica all’assemblea dei soci per accettazione. La normativa italiana prevede che all’interno di una benefit corporation sia identificato un responsabile d’impatto, che rappresenta la figura di riferimento per le attività che riguardano il raggiungimento degli obiettivi sociali e di sostenibilità. Scelto solitamente nel bacino dei manager, ha il compito di guidare i processi, coinvolgere le diverse funzioni aziendali, raccogliere e valutare i dati di contesto assicurando sempre la massima trasparenza gestionale.

Quali sono i vantaggi fiscali delle società benefit

Dallo scorso anno c’è un motivo in più che spinge le aziende a diventare società benefit. Il D.L 34/2020 (il cosiddetto Decreto Rilancio) ha previsto lo stanziamento di un fondo di 7 milioni di euro sotto forma di un credito d’imposta pari al 50% dei costi sostenuti per la costituzione ex novo o la trasformazione di società tradizionali in benefit corporation. Tra le spese agevolabili per ciascuna impresa (fino al limite massimo di 10mila euro) figurano i costi di iscrizione al Registro delle Imprese, le spese notarili, l’assistenza professionale e la consulenza. Il credito d’imposta generato può essere utilizzato in compensazione. In pratica, quindi, se un’azienda spende 10mila euro per trasformarsi o costituirsi come benefit corporation si vedrà riconosciuto un credito di 5mila euro da utilizzare per pagare le imposte a debito. Il termine ultimo per usufruire di queste agevolazioni, inizialmente previsto per il 31 dicembre 2020, con il Decreto Milleproroghe è stato esteso al 30 giugno 2021 e successivamente, con il Decreto Sostegni Bis, al 31 dicembre 2021. Ma queste non sono le uniche agevolazioni previste. Il DDL 2220/2017, infatti, introduce una serie di interventi che mirano a valorizzare l’attività delle società benefit nei rapporti con le amministrazioni, ad esempio attraverso un rating più favorevole nell’ambito dei bandi di gara pubblici.

Società benefit e certificate B Corp, qual è la differenza

Negli ultimi mesi leggiamo e sentiamo parlare sempre più spesso di benefit corporation e B Corp. I termini vengono sovente utilizzati come sinonimi anche se questa sostituzione non è corretta. Se è vero, infatti, che le due organizzazioni presentano molte caratteristiche comuni, esistono però alcune differenze sostanziali. La società benefit è una forma giuridica societaria mentre la B Corp (o B Corporation) è un’azienda che ha ottenuto la certificazione omonima rilasciata da B Lab, ente non profit statunitense che da qualche anno è attivo anche in Italia. Dunque, è possibile che una benefit corporation sia anche una B Corp, nel caso in cui abbia ottenuto la certificazione da B Lab, ma una società certificata B Corp potrebbe anche non essere una benefit corporation.

Come si ottiene la certificazione B Corp

Le aziende si sottopongono spontaneamente al percorso di certificazione B Corp, che inizia compilando online un questionario denominato Benefit Impact Assessment. Il BIA valuta l’impegno espresso concretamente dall’azienda nel migliorare le performance di inclusione sociale e circolarità nella gestione delle risorse in cinque aree: comunità, ambiente, clienti, governance e dipendenti. Se si raggiunge il valore minimo di 80 su un massimo di 200 punti, è possibile inoltrare domanda di certificazione B Corp. Chiaramente, una volta accolta la richiesta, B Lab procederà alla verifica della veridicità delle risposte date in fase di compilazione del BIA e assegnerà un punteggio definitivo rilasciando la relativa certificazione, che ha durata biennale.

Quali aziende possono essere certificate B Corp?

Possono ottenere la certificazione tutte le aziende for profit, sia di capitali (Srl, Spa, Sapa, Scrl, Srls…) sia di persone (Sas, Snc…), ma anche consorzi e cooperative. Le organizzazioni non profit, invece, non sono ammesse alla certificazione B Corp. Non ci sono preclusioni sul settore in cui opera l’azienda, che una volta intrapreso il percorso di certificazione si impegna però a operare in modo responsabile e trasparente, selezionando anche i business partner in base a valori di sostenibilità, inclusione e innovazione.

Quante società benefit ci sono in Italia?

Il numero di società benefit in Italia continua ad aumentare. Gli ultimi dati Assobenefit ne censiscono poco più di duemila (2.600 per la precisione) nel nostro Paese, in aumento del 55% rispetto al 2021 e di ben il 300% rispetto al 2020. Complessivamente, queste realtà occupano circa 140mila addetti e questa forma giuridica è diffusa ormai in tutte le regioni dello Stivale. Dal punto di vista territoriale, il primato spetta alla Lombardia, dove è localizzato circa il 35% delle Società benefit italiane, seguita da Lazio (11%) e Veneto (10%).

I settori più rappresentati sono quelli del terziario, infatti oltre il 45% delle società benefit opera in attività professionali, tecniche e scientifiche, nell’informazione e comunicazione (sezioni M e J della classificazione Ateco), nella direzione aziendale/consulenza gestionale e nella consulenza informatica/sviluppo software. Seguono le Attività manifatturiere (codice Ateco C) e, soprattutto, le industrie alimentari e chimiche.

Analizzando i dati di bilancio, si evince una dinamica particolarmente virtuosa di queste realtà negli ultimi anni: nonostante la pandemia, infatti, il valore aggiunto complessivo delle aziende considerate è quasi quadruplicato e il loro risultato netto è cresciuto di circa 3 volte.

Esempi di società benefit

Dal 3 giugno del 2022, la capofila del nostro Gruppo, Digital360, ha adottato lo status di società benefit ufficializzando l’impegno a perseguire obiettivi di bene comune con particolare riguardo alla diffusione della cultura e dell’innovazione digitale. Altri esempi di benefit corporation sono le aziende Made in USA Ben&Jerry’s, Aveda e Patagonia e il gigante francese del food Danone. In Italia, invece, tra le più famose troviamo Alessi, Antica Erboristeria, Apoteca Natura, Brunello Cucinelli, Chiesi Farmaceutici, Olio Carli, Panino Giusto, Save The Duck e Thun.

Un’altra azienda che di recente ha attuato il passaggio a società benefit è BVA Doxa, che da anni si occupa di realizzare ricerche di mercato. Il percorso è stato avviato insieme al Gruppo BVA – di cui Doxa fa parte dal 2019 – che, a sua volta, è stata la prima società di market research in Francia ad acquisire lo status di “entreprise à mission” (o Benefit Corporation, l’equivalente della Società Benefit in Italia).

Articolo originariamente pubblicato il 04 Ott 2022

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