Internet of Things

Smart Home, le cinque tendenze più promettenti per il 2015

Dal controllo via Bluetooth delle luci intelligenti ai comandi vocali da remoto, fino ai servizi “premium” per la sicurezza domestica, GigaOm passa in rassegna gli sviluppi immediati che si possono attendere per l’automazione e la connessione della casa e degli impianti e oggetti domestici

Pubblicato il 27 Nov 2014

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Il tema della “Smart Home”, ovvero della casa “connessa” e della domotica, è senz’altro uno dei più interessanti e avanzati del mondo Internet of Things, con molte startup che propongono tecnologie innovative e mirate, ma anche diversi colossi di vari settori (illuminazione, elettrodomestici, ecc.) ormai ben oltre la fase della sperimentazione. Ma oggi cosa c’è di già concreto, e cosa dobbiamo aspettarci a brevissimo termine, per il 2015? GigaOm, uno dei principali siti di news e analisi tecnologiche, ha cercato di rispondere con un articolo che approfondisce i cinque trend più interessanti per la Smart Home, che con tutta probabilità terranno banco al CES 2015 di Las Vegas, in programma il prossimo gennaio.

Bluetooth per le luci “intelligenti”. Dopo molta attesa e annunci prematuri, spiega l’articolo, alla fine sono arrivati davvero sul mercato dei prodotti che permettono di controllare singoli punti luce e interi impianti di illuminazione con un qualsiasi dispositivo dotato di Bluetooth. Si basano su tecnologie di mesh networking (“reti a maglie”), che rendono l’installazione di un interruttore connesso “facile come fissare un quadro al muro con un biadesivo”. L’articolo cita Avi-on, che produce interruttori Bluetooth per la linea Jasco di General Electric (GE), Oort, Seed, e anche Peep, che produce una fotocamera che scatta foto a chi è dentro e fuori casa per motivi di sicurezza, e attraverso Bluetooth vuole accorciare il ciclo attuale, che si basa sul Wi-Fi e richiede il passaggio dei dati dalla camera al Cloud, prima di arrivare sullo smartphone dell’utente.

Parlare alla casa con lo smartphone. Dato che i device mobili sono sempre più dotati di sistemi di riconoscimento vocale, operatori grandi (Google con Nest, e Apple), e piccoli (Nucleus, Ubi) presto li useranno per abilitare funzioni di controllo vocale della casa attraverso la voce. Nucleus per esempio non solo permette di inviare messaggi alle persone a casa, ma di controllare le luci di casa parlando al telefono, e Ubi sta sviluppando una funzione simile nella sua App.

Arriva il Wi-Fi a bassa energia. Anche se non ci sono ancora standard consolidati in questo campo, realtà come Homeboy e Roost offrono già prodotti basati su questa tecnologia, che ha l’ovvio vantaggio di permettere la connessione di più oggetti a parità di potenza del segnale, facilitando applicazioni Internet of Things, e in particolare di Smart Home. Roost ha una batteria che dura 5 anni, e può convertire persino un rivelatore di fumo in un oggetto connesso. Homeboy ha propone una fotocamera di sicurezza connessa che può funzionare tre mesi senza bisogno di essere ricaricata. Entrambe hanno sviluppato un proprio protocollo Wi-Fi IP, nell’attesa che lo standard 802.11ah venga finalmente rilasciato.

L’hub centrale per la Smart Home? Già superato. Il concetto di hub centrale, basato su una piattaforma software che permette di controllare tutti gli oggetti connessi di casa, sta già per essere superato, almeno concettualmente, perché gli sviluppi sono ancora in una fase embrionale. GigaOm cita per esempio l’App Reach della svedese Tactel, basata su Android, che permette per esempio di avviare e mettere in pausa video, controllare Sonos (uno dei più noti sistemi audio HiFi wireless domestici), e altri device come per esempio i sistemi d’illuminazione “smart” Hue di Philips. App che però è ancora in fase alpha.

Preparatevi a pagare. Per molto tempo il problema principale in ambito Smart Home è stato quello di trovare modelli di business remunerativi, ma ora qualcosa comincia a consolidarsi. Per esempio Linden Tibbets, CEO di IFTTT (If This Then That), ha dichiarato recentemente che la società sta definendo dei servizi “premium” a pagamento. IFTTT, lo ricordiamo, è un servizio web-based che attiva altri servizi al verificarsi di condizioni definite dall’utente. Per esempio inviare un messaggio e-mail se l’utente usa su Twitter un certo hashtag. Esempi di servizi a pagamento in ambito Smart Home possono essere attivare la videocamera collegata allo smartphone se qualcuno suona al campanello, o accendere il riscaldamento se la temperatura esterna scende sotto un certo limite.

L’articolo cita anche Bob Hagerty, CEO di Icontrol Networks, che offre un servizio di sicurezza domestica basato su videocamere HD e sensori collegati in Wi-Fi: «Sapere che la propria casa è al sicuro – dai ladri, dagli incendi, da un disastro naturale – è qualcosa per cui le persone saranno sempre disposte a pagare». È chiaro, conclude GigaOm, che i modelli di business remunerativi stanno maturando, man mano che gli operatori riescono a sintonizzarsi sulle user experience reali.

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