Case Study

Sky Germania, la TV va su Mobile e su Web grazie a protagonisti italiani

Il progetto “Sky Go” della pay-TV tedesca (3,7 milioni di abbonati), per erogare contenuti su smartphone, tablet e game console, è stato affidato a un system integrator italiano e gestito da un Vice President IT pure italiano, Mauro Di Pietro Paolo, che ce ne parla in questa intervista

Pubblicato il 17 Feb 2014

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Mauro Di Pietro Paolo, Senior Vice President IT di Sky Deutschland

Nel settore TV, l’erogazione di contenuti su Web e dispositivi Mobile è l’aspetto che al momento meglio dimostra il legame tra tecnologie innovative ed esigenze strategiche di business. Nel caso di Sky Deutschland, il “braccio” tedesco del gruppo News Corp/21st Century Fox di Rupert Murdoch, questo obiettivo è stato realizzato con il progetto Sky Go, che ha avuto due protagonisti italiani: il CIO Mauro Di Pietro Paolo, e il system integrator principale (FINCONS GROUP). Ne abbiamo parlato appunto con Di Pietro Paolo, Senior Vice President IT di Sky Deutschland (d’ora in poi per comodità Sky Germania).

«Sky è la principale pay-TV in Germania e Austria, dove abbiamo in tutto circa 3,7 milioni di abbonati, con un fatturato 2013 di 1,55 miliardi di euro e circa 2000 dipendenti. Eroghiamo i contenuti ovviamente via satellite, ma anche via cavo – una tecnologia che in Germania è diffusa capillarmente – e poi tramite internet e reti mobili». L’asset principale, continua Di Pietro Paolo, è l’esclusiva della Bundesliga (il campionato di calcio tedesco), che spicca in un’ampia offerta di sport, serie TV, cinema, documentari, e programmi per bambini, con più di 80 canali in HD e uno in 3D.

Perché un system integrator italiano

«Puntiamo molto sull’innovazione: abbiamo un’offerta di contenuti premium on demand in tempo reale, Sky Anytime, che si basa su Sky+, un personal video recorder HD con disco da due terabyte già adottato da oltre 1,3 milioni di abbonati, e siamo stati i primi a lanciare Sky Go, che – pur non essendo un servizio a pagamento (è gratuito per i clienti premium, ndr) -, è la più importante innovazione negli ultimi anni, perché consente di fruire di contenuti TV sui canali più innovativi, come web, smartphone, tablet e console di gaming, anche on demand e in live streaming».

Il progetto Sky Go è iniziato nel 2010, e il focus iniziale era sul canale web per PC, ma Sky Germania ha puntato da subito su una piattaforma “Multi-Screen”, in grado di gestire la distribuzione di contenuti anche verso altri dispositivi, come smartphone (iPhone), tablet (iPad), console di gioco (Xbox 360). «All’epoca è stata fatta una RFP (Request for Proposal, ndr), e insieme a diversi system integrator è stata invitata anche FINCONS GROUP perché era già fornitore di Sky Italia – spiega Di Pietro Paolo -. In genere lavoriamo molto con società italiane, perché le offerte economiche sono piuttosto competitive rispetto alle società tedesche: per noi è “nearshore”. Ma nel caso particolare è stato cruciale anche un aspetto tecnico: FINCONS proponeva un pacchetto unico out-of-the-box, basato sulla suite di Polymedia – poi adottata anche da Sky Italia -, mentre gli altri proponevano soluzioni basate su diversi software, che richiedevano una fase di integrazione in più».

Dal punto di vista tecnologico, il servizio Sky Go di Sky Germania si basa quindi sulla suite Polymedia, che integra funzioni di achiviazione dei contenuti nei vari formati, Content e Asset Management multi-screen, e un set di applicazioni multi-canale (TV tradizionale, on demand di contenuti live e di archivio, web, mobile, ecc.), per esempio di video player e di gestione della protezione dei contenuti (DRM). Al di sopra di Polymedia è stato sviluppato ad hoc un layer applicativo per gestire accessi clienti, multidevice, flussi di trasmissione in parallelo e “geoblocking” (blocco della diffusione di contenuti fuori dal Paese di pertinenza). Un ulteriore “strato” di front-end poi comprende le applicazioni per distribuire i contenuti sui vari dispositivi (IP Box, iPad, iPhone, Xbox, ecc.). Il tutto è integrato attraverso un approccio SOA sia con gli altri sistemi di Sky (CRM, Conditional Access, etc.) sia con provider di servizi esterni (società di produzione contenuti, content delivery network, etc.).

Solo le personalizzazioni davvero necessarie

«L’idea era di fornire ai team di marketing ed editoriali un sistema con back-end unico per il controllo di tutto il ciclo di vita dei contenuti e l’orchestrazione delle offerte multi-screen, ma basato su un’infrastruttura “open” per poter in futuro estendere l’erogazione dei contenuti su altri canali digitali». La sfida però, sottolinea Di Pietro Paolo, non riguardava solo l’ambito tecnologico, ma anche i criteri di governance dello stesso progetto, e la gestione degli impatti del nuovo servizio su processi e struttura aziendale.

«Cercavamo un modo per andare “live” in tempi veloci, che si integrasse facilmente nella nostra architettura, senza creare nuovi layer tecnologici e duplicare qualcosa che avevamo già: l’azienda non è grande e allora non era ancora profittevole, quindi mantenere bassi i costi era fondamentale». Il principio generale quindi è stato di non snaturare i sistemi esistenti né quello nuovo da implementare, introducendo solo le customizzazioni davvero necessarie, e nei punti giusti. «Le personalizzazioni più importanti riguardavano la possibilità di gestire l’erogazione over-the-top, cioè su rete internet, in particolare di contenuti on demand». Qui, senza scendere in dettagli tecnici, uno degli elementi critici è poter erogare un certo contenuto su un canale e nel contempo oscurarlo su un altro, in funzione dei diritti di trasmissione.

«Con Sky Go, la gestione dei diritti diventa ancora più importante: occorre sapere in tempo reale, per un certo contenuto, quali diritti abbiamo per distribuirlo su quali canali. A volte abbiamo diritti per il web ma non per l’iPad, o per l’iPad via wi-fi ma non via 3G: queste informazioni dovevano essere disponibili in un unico punto per semplificare la definizione del palinsesto».

«Per la prima volta il lavoro dell’IT impatta direttamente sul cliente»

Un altro obiettivo era proporre livelli di performance d’eccellenza. «I nuovi device e modalità di fruizione rendono la domanda meno prevedibile. Nella TV tradizionale si sa che i picchi di traffico sono soprattutto in prima serata e per gli eventi sportivi. Con un tablet invece, anche se sto vedendo una partita di calcio, fare “zapping” su altri canali in parallelo è questione di un attimo. Insomma nel nuovo scenario è più forte l’esigenza di altissime prestazioni».

La nuova piattaforma ha ovviamente avuto impatti anche sui processi interni, di IT e di redazione. «Riguardo all’IT, per la prima volta il nostro lavoro impatta direttamente sull’utente finale. Abbiamo dovuto organizzarci per assicurare un presidio sulle 24 ore, con tempi di reazione più veloci, nuovi servizi di supporto, e nuove competenze. Ora ci servono persone con una visione d’insieme su un quadro molto più complesso di prima, e quindi capaci di capire, quando c’è un problema, se la causa è il back-end, l’encoder, la Content Delivery Network, l’internet provider, la rete mobile o altro ancora».

Sfruttare al massimo ciò che è già in casa: due esempi

Quanto alle redazioni, «non potevamo permetterci di creare nuovi team editoriali, per cui abbiamo fatto in modo che lo sforzo aggiuntivo chiesto a quelli esistenti fosse il minore possibile, con piccole customizzazioni al sistema, per semplificarne l’uso e renderlo aderente ai processi già in essere». Il criterio insomma, anche per i progetti innovativi, è di sfruttare al massimo ciò che è già in casa.

«Anche nel caso di Sky Go, che in pratica è quasi un nuovo business, dovevamo evitare rilevanti aumenti di costi. Abbiamo analizzato i processi coinvolti, cercando di capire come modificarli limitando gli impatti sulla struttura. Abbiamo preferito modificare il sistema piuttosto che aumentare le risorse, cercando di integrare le nuove attività come ampliamenti a impatto minimo di quelli già esistenti. E di conseguenza la piattaforma è stata pensata in modo da essere sempre pronta ad accogliere nuove funzioni e nuovi canali, man mano che raggiungono una certa diffusione e popolarità».

Una conferma di tutto ciò viene da due recenti novità: un’App per offrire SkySport News su Android («è stato un lavoro molto semplice, con interventi minimi, perché tutti i contenuti erano già nel back-end e sono stati sfruttati i layer che già funzionano per gli altri canali») e Snap by Sky, una videoteca online che offre migliaia di titoli direttamente dalla collezione di Sky, accessibile da web, Samsung TV e device iOS (iPad, iPhone e iPod Touch) anche a chi non è abbonato Sky, tramite contratti rinnovabili di mese in mese: «Anche Snap è basato sullo stesso backend utilizzato da Sky Go, sia come CMS sia per la gestione di clienti, login, e così via – conclude Di Pietro Paolo -: il progetto è stato molto complesso, ma sviluppato tecnicamente in soli 3 mesi».

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