Come conferire maggiore agilità all’ecosistema informatico aziendale, garantendo negli anni la giusta spinta all’innovazione e salvaguardando gli investimenti? La domanda è particolarmente spinosa per le organizzazioni che operano in verticali contraddistinti dalla continua ricerca della performance di prodotto e quindi da un’incessante evoluzione tecnologica.
Basti pensare al comparto in cui lavora Sebino Fire And Security, società specializzata nella progettazione, nell’installazione e nella manutenzione di sistemi integrati per la rivelazione e l’estinzione di incendi, oltre che per la gestione della sicurezza degli edifici. L’IT di Sebino, così come quello di tutte le altre organizzazioni alle prese con infrastrutture logiche e fisiche sempre più interdipendenti, è destinato a confrontarsi con la sfida dell’Internet of Things (IoT) e dei Big Data Analytics. Affrontare questa complessità senza ingessare lo sviluppo del business vuol dire poter fare affidamento su soluzioni flessibili e scalabili, ma innestate su tecnologie stabili.
Fare leva sull’iperconvergenza per sostenere la crescita aziendale
Ecco perché Sebino ha deciso di puntare su un’infrastruttura iperconvergente, capace cioè di combinare tutte le risorse tipiche di un datacenter, a partire da elaborazione, storage, networking e virtualizzazione, e ottimizzarle in tempo reale. La scelta è ricaduta sulle soluzioni offerte da Nutanix, che Sebino ha sviluppato e integrato con l’aiuto di WeAreProject.
«Il progetto è stato concepito a marzo 2020, quando sono diventate chiare le criticità di un hardware che rischiava di diventare obsoleto e saturo nel giro di pochi anni», spiega Dario Salvoldi, IT manager di Sebino. «L’azienda esprimeva la necessità di poter contare su ambienti performanti, e il sistema informatico, che fino a quel momento aveva comunque lavorato in modo egregio, si prestava ben poco a futuri sviluppi».
Who's Who
Dario Salvoldi
IT manager di Sebino
Salvoldi parla in effetti di un gruppo in piena espansione: oltre alla capofila Sebino SPA, con sede a Madone (BG), ci sono le società Sebino Service Srl e Sebino Security Srl, che nel complesso contano otto filiali operative e sei service point solo in Italia, a cui si aggiungono la controllata Sebino Fire RO Srl attiva in Romania con 2 filiali. Con circa 180 dipendenti, la società ha generato nel 2022 un fatturato di 73,2 milioni di euro (in crescita del 33,2% rispetto al 2022), mettendo a segno un EBITDA da 10,6 milioni di euro.
«Con la crescita delle sedi e delle attività è aumentata in modo esponenziale la richiesta di storage, senza contare che l’impiego di sistemi BIM (Building Information Modeling, ndr), unito all’incremento del personale, e degli asset, ha comportato l’esigenza di spostare grandi volumi di dati in modo sicuro», racconta Salvoldi. «Si trattava di punti chiave da tenere in considerazione per la scelta dell’evoluzione tecnologica e digitale che avremmo dovuto intraprendere. Il nostro, del resto, è un know how molto specifico: i flussi di dati relativi ai servizi manutentivi e di monitoraggio devono rispettare normative stringenti, e con la rivoluzione dell’IoT, che implicherà una serie di nuovi progetti sul fronte della servitizzazione, dovremo abbracciare tecnologie e metriche differenti. Ecco perché nell’ottica di omogeneizzare la componente applicativa era prioritario modernizzare non solo i sistemi IT, ma anche lo stack sottostante al network e al data center».
La partnership con WeAreProject e la nascita della nuova divisione IT
La trasformazione, in realtà, è stata più radicale di quanto si possa immaginare: prima di avviare questo piano, Sebino non era infatti dotata di un vero e proprio reparto IT interno. «Da tempo si parlava di creare una funzione ad hoc, ma è stata l’emergenza pandemica a rendere più urgente questa esigenza», ricorda Salvoldi.
Così, con un intero schema da disegnare ex novo, il manager ha contattato WeAreProject per ricevere supporto operativo ed esplorare le possibilità offerte dal mercato in tema di soluzioni iperconvergenti. «Insieme al partner, abbiamo deciso di sposare la filosofia di Nutanix, che ci prometteva flessibilità e scalabilità ai massimi livelli. Per noi che partivamo da zero era, in teoria, l’offerta ideale».
Il progetto è partito con tutta una serie di attività preliminari, volte a prevedere qualsiasi eventuale criticità prima di mettere a terra la nuova infrastruttura. «WeAreProject ha giocato un ruolo essenziale in questa fase, aiutandoci a condurre un’analisi di fattibilità iniziale, che ha tenuto conto anche delle diverse necessità computazionali espresse dai vari clienti».
Operativamente, il progetto ha preso il via a maggio 2020, e a ottobre dello stesso anno sono stati migrati i server dal vecchio al nuovo sistema. «Siamo passati nell’arco di pochi mesi da quattro a 75 server virtuali, dislocati su tre nodi», precisa Salvoldi. «A maggio 2022 il gruppo ha portato a termine una nuova acquisizione, ed è stato il banco di prova per la promessa di scalabilità che ci avevano fatto WeAreProject e Nutanix.
Sono stati aggiunti altri due nodi, incrementando, oltre alla parte compute e storage, le schede GPU e garantendo alta disponibilità per ulteriori aree progettuali, il tutto on-line e senza incontrare la minima criticità. Nel corso del 2023 abbiamo provveduto a far evolvere lo storage di back up, e ora gestiamo 160 tra server e client virtuali, un numero destinato a crescere nel breve termine».
I vantaggi riscontrati e le prospettive future
Al di là della garanzia di poter immaginare più liberamente il proprio futuro sul piano dell’IT management, Sebino ha riscontrato una serie di benefici già subito dopo il roll out dell’infrastruttura iperconvergente: «È migliorato il provisioning delle postazioni, che ora offrono una risposta immediata agli utenti interni anche quando è necessario adoperare software specifici, con esigenze computazionali, grafiche e di storage diverse. Sul fronte del networking, la soluzione ci ha permesso di segmentare gli stack, così da monitorare con maggiore accuratezza la qualità del servizio e di implementare policy di sicurezza ad hoc. Ma il principale vantaggio – continua Salvoldi – è dato dall’opportunità di misurare le performance dell’intero ecosistema. Un progresso che ha un valore inestimabile, in quanto ci consente di agire proattivamente su aspetti che prima ci erano letteralmente nascosti. All’atto pratico, quindi, oggi possiamo erogare tutte le risorse disponibili sempre in modo ottimale, ridondato e protetto».
Come detto, però, si tratta di un work in progress, finalizzato alla trasformazione digitale che Sebino ha già intrapreso e che fa parte integrante della strategia di crescita del gruppo per i prossimi anni. «Grazie anche al riporto diretto con l’amministratore delegato, che è consapevole che quello che abbiamo sostenuto è investimento in innovazione e non un puro costo, ora siamo in grado di esplorare nuove dimensioni tecnologiche, come quella dell’IoT, dell’intelligenza artificiale, della realtà virtuale e del digital twin», spiega Salvoldi. «Potremo così aiutare l’organizzazione a raggiungere i prossimi obiettivi di business, abilitando processi, come per esempio quelli di Mobile Device Management in ambito manutentivo, che poggeranno su componenti hardware e software estremamente innovative, e che per questo dovranno contare in modo dinamico su una potenza computazionale elevata».
La squadra di Salvoldi è oggi composta da tre persone, che coprono l’area sistemistica e quella dedicata a ricerca e sviluppo, e da un network di fornitori selezionati, tra cui continua a esserci WeAreProject. «A marzo 2023 abbiamo stipulato un accordo con un acceleratore di innovazione, Le Village, che ci aiuterà a cogliere i vantaggi della cooperazione tra grandi aziende, startup, PMI innovative e atenei anche per accedere a risorse e competenze esterne, indispensabili per affrontare tutte le sfide che ci attendono. Da giugno 2023 – chiosa Salvoldi – Sebino è infatti socio di IDA, Italian Datacenter Association, e siamo ben consci della complessità che implica la creazione e la gestione di sistemi di sicurezza e prevenzione per i CED. Ora disponiamo di tutti gli strumenti per governarla».