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Sanità: aggiornare (meglio) i mezzi per raggiungere (meglio) i fini

In un incontro organizzato da ICT4Executive e Microsoft, i CIO si sono confrontati sui limiti e sulle opportunità rispetto ai piani di migrazione e di sviluppo delle Postazioni di Lavoro (PDL). I risultati? Sono ancora tanti i desktop, ma crescono sensibilmente le soluzioni mobili, che si tratti di device sui carrelli usati in corsia o di tablet su cui ci sono alcune sperimentazioni interessanti. E tutti usano strumenti di fleet management

Pubblicato il 20 Gen 2015

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Per medici e infermieri il tablet è un vorrei ma è il pc a rimanere una necessità. Le indagini confermano come anche nella sanità italiana le postazioni di lavoro (PDL) siano un asset importante a supporto di procedure e servizi finalizzati alla cura dei pazienti.

Le postazioni di lavoro sono una risorsa ma anche una criticità, per motivi diversi: l’inevitabile obsolescenza tecnologica di apparati e sistemi operativi unita a una profonda trasformazione del settore che, mettendo al centro di tutto il paziente, grazie alla digitalizzazione introduce nuove metodologie e nuovi strumenti a supporto delle attività, con una spinta verso la mobilità e la Unified Communication.

Anche i sistemi operativi muoiono

L’innovazione nasce sempre da un’analisi dei bisogni e sull’installato dei pc fissi e mobili, a parità di spesa, molte realtà sanitarie italiane riescono ad affrontare il cambiamento non soltanto spendendo meno, ma riuscendo a reinvestire i risparmi. Come? Attuando ulteriori piani di rinnovamento e di efficientamento, trasformando i costi storici di manutenzione in servizi. A raccontarlo i responsabili dei sistemi informativi di ASL e istituti ospedalieri italiani che, proprio nei giorni scorsi, si sono confrontati su metodi e progetti di rinnovamento in occasione di un evento organizzato a Milano da ICT4Executive e Microsoft Italia, intitolato “Sanità, nuove postazioni di lavoro per un concreto cambiamento”.

“Bisogna prender atto che anche i sistemi operativi muoiono – ha commentato Walter Locatelli, Vicepresidente Nazionale FIASO – Direttore Generale, ASL Milano – e il cambiamento è necessario se si vuole garantire la continuità dei servizi (nel caso dell’ASL MIlano si parla di più di un milione e seicentomila pazienti NdR). Non si può pensare che davanti a un paziente che ha bisogno di cure una procedura non funzioni. L’evoluzione dei sistemi sanitari è doverosa, con un’attenzione al cambiamento capace di pensare all’oggi e al domani”.

Obiettivo: business continuity

I motivi legati a una rapida migrazione sono evidenti: continuare a garantire la sicurezza dei dati e dei servizi, assicurando una continuità operativa che, parlando di salute, deve essere totale: 7×7, 24×24, 365×365.

“In Italia le postazioni attive sono 300mila – ha spiegato Paolo Locatelli, responsabile scientifico Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano -, di cui circa il 50% con sistema operativo Windows XP. La necessità di definire un modello di riferimento per risolvere un processo intenso di migrazione è strettamente legato all’annuncio di Microsoft che, nell’aprile scorso, ha formalizzato di non supportare più né WinXP né la suite MS Office 2003. Dalle nostre ricerche emerge come molte realtà si siano mosse per tempo, qualcuno addirittura in anticipo”.

Questo per diversi motivi, legati a un’evoluzione della mobility che ha cambiato diverse modalità di interazione con i pazienti, spingendo a un’evoluzione dell’installato tradizionale desktop su device più maneggevoli e funzionali.

“La mobility per noi è un asset importante – ha precisato Antonio Fumagalli, CIO Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo -: abbiamo 800 postazioni mobili, montate sui carrelli che girano in corsia. Esistono diversi device sanificabili. Il problema è che molte delle applicazioni utilizzate nella sanità purtroppo non sono compatibili con le evoluzioni dei sistemi operativi, condizionando gli orizzonti dell’innovazione. Al nostro interno la migrazione è stata affrontata con il DAAS (Desktop as a Service), passando direttamente a Windows 8″.

La sicurezza informatica e una distribuzione geografica complessa si confermano due vettori importanti nella definizione della governance.

“Abbiamo 700 dipendenti, 700 PDL e un centinaio di tablet e smartphone – ha sintetizzato Luca Chiantore, Responsabile Servizio Sistemi Informtivi, ASL Mantova -. Una criticità sono le nostre 30 sedi, distribuite su un’area territoriale molto ampia. Volevamo incrementare la sicurezza e la migrazione è stata l’occasione di rivedere anche la server farm. Abbiamo iniziato con la sede centrale e poi siamo passati alle PDL, implementando un’applicazione di fleet management per la mappatura dell’hardware e del software. Abbiamo 10 configurazioni PDL diverse e vogliamo portarle a 4. Il passaggio ci ha dato più controllo e più visibilità sui sistemi, con una risoluzione che ci ha consentito di ridurre le spese”.

Un modello di migrazione che diventa un modello di innovazione

Negli ultimi anni la riconfigurazione applicativa delle postazioni di lavoro è stata risolta dai manager avvalendosi sempre più spesso di strumenti dedicati: si tratta di programmi automatici basati, idealmente, su una fotografia dell’equipaggiamento software di ogni postazione che viene replicata sulle nuove postazioni oppure reinstallata all’interno dell’aggiornamento del sistema operativo delle macchine in uso. Ovviamente queste immagini non sono corrispondenti a ogni singola macchina, ma vengono progettate secondo dei cluster di profilazione: amministrazione, operativi, personale specializzato e via dicendo.

“Per noi il passaggio a Windows 7 è stata l’occasione per razionalizzare un’eterogeneità dei sistemi e portare efficienza e controllo – sottolinea Dario Padrone, Direttore Sistemi Informativi, IRCCS Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino – Ist di Genova -. Ci siamo mossi in anticipo: tre anni fa avevamo 1600 macchine distribuite in un campus particolare: 50 padiglioni costruiti su una collina, funzionanti come aziende a sè stanti e collegati 12 chilometri di viali interni. Per la migrazione abbiamo acquisito strumenti di asset management, tra cui quelli per automatizzare parte delle riconfigurazioni. Con i risparmi ottenuti abbiamo potuto reinvestire: spendendo la stessa cifra oggi abbiamo quasi raddoppiato le postazioni, a quota 3mila, di cui 500 sono notebook e una piccola parte tablet. Abbiamo così potuto aumentare i punti informatizzati consentendo al personale di accedere in maniera più comoda ai sistemi”.

L’Obbiettivo? Consentire a un medico di refertare ovunque, garantendo a tutti gli operatori l’accesso alle informazioni e alle procedure indipendentemente da dove si trovino all’interno del campus.

“Anche per noi la migrazione ha supportato un percorso di razionalizzazione dell’installato hardware e software, attraverso un processo di ricognizione fondamentale – ha aggiunto Veronica Monaci, responsabile dei Sistemi informativi della ASL di Milano -. Parliamo di 2300 PDL di cui 600 obsolete, 800 con Windows XP e 900 già Windows7. Abbiamo definito il progetto a febbraio dell’anno scorso, individuando percorsi, procedure e strumenti. Grazie al System Configuration Manager di Microsoft, siamo riusciti a razionalizzare le procedure di migrazione/aggiornamento, standardizzare le procedure di gestione delle PDL, disponendo anche per il futuro di uno strumento collaudato. Oggi non solo abbiamo in tempo reale una fotografia dei pc collegati alla rete aziendale ma abbiamo abbattuto i costi e i tempi di gestione delle PDL. Abbiamo pieno presidio delle PDL e stiamo portando avanti alcune sperimentazioni interessanti. A breve, ad esempio, partiremo con un pilota sulle guardie mediche dotate di tablet”.

Un occasione per rifondare l’asset management

Tutti i CIO presenti hanno condiviso il problema di non avere un’idea precisa di quali applicativi software girassero sulle PDL fino alla migrazione, occasione preziosa per rifondare la governance attraverso modalità e strumenti capaci di garantire maggiore supervisione e controllo. La ricognizione della parte applicativa ha mappato i livelli di compliant e necessità di intervento a livello sistemistico per risolvere il problema degli applicativi non compatibili con i nuovi sistemi operativi.

“Quando sono arrivata in azienda la situazione, dopo 8 anni di outsorcing, era ingestibile – ha raccontato Ella Cocchi, Responsabile dei Servizi Informatici A.O. San Paolo di Milano -: l’infrastruttura era obsoleta e non esisteva alcun tipo di governance. L’unica condizione che mi era stata data dal CdA era di rinnovare totalmente, a parità di budget. Nel 2012 abbiamo iniziato a reingegnerizzare rete e fonia. Progressivamente, abbiamo risolto anche la situazione delle 1500 PDL a supporto di 2000 dipendenti. Per la migrazione abbiamo utilizzato strumenti automatici di riconfigurazione che hanno accelerato l’operatività”.

“Confermo: anche noi prima della migrazione avevamo molta opacità sull’installato – ha sottolineato Francesco Circolani, CIO AO Fatebenefratelli di Milano -. Abbiamo 1800 dipendenti, 900 PDL di cui 600 erano WinXP. Abbiamo colto l’occasione della necessità di migrazione per scegliere la virtualizzazione dei desktop. Sentiamo molto il problema applicativo: a parte la posta elettronica, molte delle nostre soluzioni non sono compatibili con l’evoluzione dei sistemi operativi. Lo stesso SIS non è ancora pronto per gli OS più aggiornati”.

“La diversità è un dato di fatto – ha confermato Paolo De Nardi, CIO ASL di Padova -. Le nostre aziende sono complesse e le inerzie lunghissime ma noi lavoriamo sulla continuità: tutti i nostri sistemi sono running e abbiamo bisogno di evoluzioni che non ci obblighino né a cambiare il vecchio né a fermarci. Abbiamo bisogno di affidabilità e di applicazioni capaci di rimanere allineate a un cambiamento, il quale rimane anch’esso un dato di fatto”.

Il tema sollevato è importante: le software house devono concepire nuove logiche di prodotto e di servizio in un’ottica di application lifecycle management più evoluto.

“L’ICT è un valore – ha concluso Marco Cattaneo, Windows Client Product Manager Microsoft – e ragionare su prospettive temporali di 10 o 15 anni non è né efficace né efficiente in termini di sicurezza, compliance e governance. Noi stiamo cercando di sensibilizzare i partner al tema dell’adeguamento applicativo. Oggi chi scrive una app per Windows 10, ad esempio, non ha bisogno di riscriverla per altri dispositivi o fattori di forma differenti. I nuovi sistemi operativi supportano nativamente la mobility con nuovi livelli di protezione dei dati sensibili o particolari, così come supportano tutte le nuove interazioni touch screen. La road map dello sviluppo è serrata e la governance deve essere più semplice. Per questo Microsoft continua a moltiplicare i propri servizi in cloud, introducendo aggiornamenti automatici che semplificano le complessità della governance, potenziando i perimetri di controllo. La pianificazione deve tener sempre conto delle istanze degli utenti e delle evoluzioni delle esigenze e dei sistemi. Ricordiamoci che con la consumerizzazione dell’It la dotazione di device personali di medici e infermieri è spesso molto più avanzata degli strumenti con cui ogni giorno si trovano a lavorare in corsia. Sulle PDL, la resistenza al cambiamento è un falso problema oggi: gli utenti riconoscono il valore di un miglior supporto alla produttività individuale attraverso soluzioni più veloci e performanti”.

Nel governo clinico fino a qualche anno fa le parole chiave erano concorrenza, competizione, produzione, quantità. Oggi le cose sono cambiate e si parla di appropriatezza, collaborazione, partnership e qualità delle attività. Sono segnali significativi di una svolta di valore.

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