Il calcolo dei ritorni sugli investimenti (ROI) in campo IT è un problema complesso, su cui il dibattito è aperto da decenni. L’avvento del Cloud computing in particolare ha ulteriormente alimentato le discussioni, per la difficoltà di quantificare i costi e i benefici di questo tipo di progetti. Nuovi spunti vengono da una recente ricerca su 350 senior executive in area IT di tutto il mondo (USA, America Latina, Europa e Asia-Pacifico), realizzata da IDG Research per conto di Unisys.
Secondo questa indagine più del 50% delle organizzazioni con oltre 1000 addetti hanno almeno un’applicazione o una parte delle proprie infrastrutture IT in Cloud, e in media circa il 26% delle informazioni aziendali risiede in un ambiente Cloud privato: una percentuale che gli intervistati si aspettano salga al 32% nei prossimi 18 mesi.
Ma il dato forse più interessante che emerge è che solo il 16% degli IT Executive vede la misura del ROI come un ostacolo per l’avvio di progetti cloud, mentre nell’edizione dell’anno scorso di quest’indagine tale dato era del 34%: più del doppio. L’ostacolo percepito come più arduo sono i timori per la sicurezza (oltre il 70%), seguiti dalla preoccupazione per la governance delle informazioni aziendali (45%) e per la conformità con gli standard aziendali (42%).
Perché questo calo di priorità del ROI nei progetti Cloud? È perché le organizzazioni hanno trovato dei metodi per misurarlo in modo soddisfacente, o è perché il cloud computing richiede nuovi modi per misurare il valore che apporta al business? Come ha scritto David Plummer di Gartner su Forbes, i metodi di calcolo del ROI più consolidati e usati per i progetti IT potrebbero non essere appropriati per le iniziative di Cloud Computing: «Il ROI di solito si basa su parametri monetari molto concreti sull’uso di prodotti e servizi, mentre ritorni e costi “intangibili” sono spesso sottovalutati o ignorati. Ma dare per scontato che il Cloud possa portare ritorni concreti in termini di riduzioni di costo espone molto probabilmente a grattacapi e delusioni».
I numeri concreti su cui si basa di solito una valutazione di ROI sono gli impatti del progetto in termini di risparmi di costi e di aumenti di fatturato. Le prime fasi di un progetto cloud si prestano a questo approccio: è molto facile valutare la differenza tra investire 100.000 euro in una nuova infrastruttura server e spendere 1500 euro al mese in un pacchetto di servizi Cloud. Mentre però i ritorni immediati sono effettivamente molto evidenti e adatti al classico concetto di ROI, i ritorni a lungo termine non sono così facilmente misurabili.
Per esempio come si può esprimere in termini monetari il guadagno in termini di agilità del business che si ottiene dal fatto di poter introdurre cambiamenti più facilmente, senza bisogno di chiedere sviluppi e interventi sul codice dei sistemi informativi? Per esempio se il marketing vuole lanciare una promozione con offerte speciali, in un ambiente IT tradizionale questo può richiedere molti interventi di programmazione in punti diversi del sistema informativo, perché le applicazioni enterprise on-premise tendono a essere molte e strettamente integrate.
Cambiare un’applicazione spesso richiede modifiche a tutte le applicazioni che sono collegate a essa nel processo. Se invece le funzioni commerciali e amministrative sono erogate da servizi cloud, il business può rapidamente cambiare i propri processi e quindi capitalizzare in tempi brevissimi nuove idee e iniziative. Questo sicuramente apporta benefici, ma altrettanto sicuramente è ben difficile da misurare.
Analogamente il cloud crea nelle organizzazioni molte più opportunità di innovazione, per esempio consentendo la rapida creazione di ambienti isolati di test per nuovi progetti: anche qui, in che modo si può tenere conto con un metodo ROI classico di questo tipo di benefici? Eppure sempre più responsabili IT cercano nei progetti cloud questo tipo di benefici. Lo dimostra anche la ricerca Unisys-IDG: la velocità di implementazione dei cambiamenti (deployment) è considerata la prima priorità (47%, contro il 39% di un anno fa), praticamente affiancata (46%) dalla flessibilità nell’adattarsi ai cambiamenti del mercato. Anche l’accesso a informazioni in tempo reale è considerato un beneficio che il Cloud può aiutare a ottenere (45%), mentre in generale un executive su cinque è convinto che il Cloud Computing sia fondamentale per la strategia di business. Nel complesso, il 26% dei budget IT è dedicato al finanziamento di iniziative Cloud: l’anno scorso era il 20%. La voce su cui si investe di più è l’Infrastructure-as-a-Service (IaaS), su cui si concentra il 10% dei budget.