Tra i maggiori vantaggi che ha portato Internet c’è sicuramente una nuova e più pratica modalità di fruizione dei contenuti, testuali e multimediali. Le case editrici hanno dovuto far evolvere il proprio business, nell’ottica di un cambiamento estremamente rilevante: fornire i contenuti tempestivamente online.
Una “rivoluzione” che ha coinvolto tutte le testate, incluse quelle che fanno capo al gruppo RCS. Questo ha rappresentato per l’azienda una nuova sfida anche in termini di profittabilità. Giandomenico Oldano, Responsabile Operations IT di RCS, racconta come uno dei principali gruppi editoriali italiani è riuscito a ottenere questo importante risultato.
Una nuova infrastruttura per supportare l’attività web di RCS
In RCS, l’idea di far diventare il digitale un’importante voce del fatturato risale a parecchio tempo fa. «Il processo è iniziato circa 10 anni fa – precisa Oldano – ma è negli ultimi 6-7 anni che è stata data quell’accelerazione che ha portato alla svolta».
Who's Who
Giandomenico Oldano
Responsabile Operations IT, RCS
Come detto, l’intento era di trovare il modo per sopperire a quanto stava accadendo per la carta stampata, trasformando Internet in fattore strategico di business. E questo sia in Italia sia in Spagna, dove RCS è presente con tre testate (cartacee e online): la generalista El Mundo, la sportiva Marca e la finanziaria Expansion.
L’azienda ha deciso quindi di far evolvere la propria strategia digitale «con l’obiettivo – spiega Oldano – di gestire in modo adeguato picchi di traffico di svariate decine di migliaia di utenti collegati simultaneamente e di avere la reattività necessaria per potere essere tra i primi a mettere online le news più importanti. A ciò si aggiungeva l’esigenza di amministrare adeguatamente la nuova attività di gestione degli utenti online, come conseguenza dell’accelerazione che si voleva dare ai diversi canali digitali».
RCS aveva infatti deciso di migliorare la conoscenza del comportamento dei propri clienti (quindi di gestire big data e analytics) per cogliere due opportunità di fondamentale importanza. «La prima riguardava l’incremento dei ricavi pubblicitari, attraverso campagne profilate – chiarisce Oldano –. La seconda riguardava il mondo degli abbonamenti: utilizzare i dati con l’obiettivo di aumentare la propensione agli abbonamenti e alla riduzione del churn attraverso la personalizzazione di contenuti e offerte dedicate».
Il cloud, la piattaforma della svolta
Preso atto dell’opportunità di aggiornare l’infrastruttura RCS, con il supporto consulenziale del Gruppo TIM, ha valutato le diverse possibilità. La prima era l’acquisto di nuovo hardware, ma è stata subito scartata. «Non intendevamo effettuare un investimento che prevedesse un over provisioning per poter affrontare eventuali picchi – sottolinea Giandomenico Oldano –, ma che poi ci obbligasse a tenere ferme delle macchine negli altri periodi. E che in più implicasse un alto immobilizzo di capitale».
È stato perciò scelto di non puntare sull’on-premise ma di migrare al cloud pubblico. E questo ha permesso a RCS di ottenere quell’accelerazione tanto attesa. «Si è deciso per il cloud – spiega Oldano – perché era la soluzione in grado di soddisfare al meglio le nostre esigenze principali: l’alta disponibilità di risorse e il contenimento dei costi. Il cloud, infatti, poteva fornire la flessibilità di allocare o de-allocare le risorse in funzione dell’effettiva necessità. E questo sia per il traffico inerente alle notizie e agli articoli, sia per tutta la parte di analytics. Inoltre, ci permetteva di disporre di tutta la potenza di calcolo e di storage di cui avremmo potuto aver bisogno senza dover effettuare ingenti spese in conto capitale».
Per rispondere a queste necessità, RCS ha deciso di affidarsi al cloud pubblico, evolvendo successivamente ad un approccio multicloud e introducendo le soluzioni Google Cloud, «perché ha sia risorse di calcolo efficienti, sia uno storage molto più performante rispetto allo standard disponibile – afferma Oldano –. Questo da un lato ci consente di operare utilizzando meno risorse, perché richiede meno “potenza” alle macchine per erogare la stessa quantità di traffico. Dall’altro lato ci permette di risparmiare, perché meno risorse significa anche meno costi».
Il gruppo editoriale ha inoltre confermato la collaborazione con TIM, che ha continuato a essere il partner del progetto e «il provider di riferimento anche per la restante infrastruttura cloud in virtù di un’offerta completa, personalizzata sulle nostre esigenze a un costo conveniente», precisa Giandomenico Oldano.
Scelti la piattaforma e il provider, RCS ha stabilito i KPI che intendeva raggiungere: availability, affidabilità dell’ambiente, misurata in termini di mancanza di interruzioni di servizio e monitoraggio dei costi, sia dello storage sia delle risorse di calcolo.
TIM con Noovle, la cloud company del Gruppo, grazie alle competenze dei suoi tecnici certificate da Google Cloud, ha supportato RCS nell’avvio delle attività e nella progettazione dell’infrastruttura scalabile a container, garantendo inoltre la creazione automatizzata dell’ambiente a partire da specifici repository.
Obiettivi raggiunti, sia tecnologici sia di contenimento dei costi
Oggi RCS utilizza analytics che le permettono di avere in tempo reale risultati sull’andamento dei siti, aggiornati in relazione al numero di utenti concorrenti, delle notizie lette, della presenza sui social e così via. Anche le parole chiave sono scelte in base all’analisi delle preferenze degli utenti, misurate anch’esse in tempo reale. I risultati ottenuti hanno ripagato la strategia seguita.
«La possibilità di utilizzare un approccio multicloud – sottolinea Oldano – ci ha fornito maggiore flessibilità e tempestività nel modificare gli algoritmi, nell’aggiornarli e nel renderli sempre più adatti a rivelare le giuste informazioni in tempi sempre più brevi». Un evento che porta un aumento improvviso di decine di migliaia di utenti in pochi minuti è facilmente gestibile per RCS. Un sistema automatico basato sul cloud abilita, infatti, le risorse adeguate, accende server o container e offre immediatamente la possibilità di soddisfare la richiesta.
«L’evoluzione a container (le unità astratte di software che includono tutto il necessario per eseguire un carico di lavoro o un process, ndr.) è fondamentale, – precisa Oldano – perché garantisce tempi di scalabilità in frazioni di secondo e, soprattutto, rende molto più fluido il processo. Tra l’altro, offre anche un vantaggio economico, perché il container permette di sfruttare le capacità delle macchine virtuali portandole molto vicino ai limiti consentiti. Un modo efficace per ottimizzare performance e costo».
Una tappa importante, ma non è ancora il traguardo definitivo
Il processo iniziato anni fa da RCS ha raggiunto risultati importanti sia in termini tecnologici sia di business. Basti pensare che, a fronte dell’efficace gestione del digitale, oggi il solo Corriere della Sera in Italia conta oltre 400.000 abbonati. Tuttavia, l’azienda ritiene di avere margini di ulteriore miglioramento. «Vogliamo ottenere un’implementazione totalmente container based, quindi a microservizi, che sia il più possibile cloud agnostic – conclude Giandomenico Oldano –. Per raggiungere tale obiettivo, continueremo ad affidarci a TIM e a Google Cloud come cloud provider principale, con soluzioni di backup per avere copie dei dati strategici in luoghi diversi».