Ricerche

Quel difficile rapporto fra Commercialisti e ICT

Le tecnologie informatiche sono usate per le attività operative, ma non vengono percepite come driver per innovare il business dello studio professionale. L’analisi dell’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano.

Pubblicato il 01 Lug 2012

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I commercialisti sono in genere soddisfatti delle proprie dotazioni informatiche, ma l’IT non è ancora percepita come driver per innovare il business dello studio professionale.

Una fotografia in chiaro-scuro quella che arriva dalla prima ricerca dell’Osservatorio ICT & Commercialisti, avviato dalla School of Management del Politecnico di Milano insieme al Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (CNDCEC) e al suo Istituto di Ricerca (IRDCEC) e sostenuta tra gli altri da Wolters Kluwer Italia.

La ricerca ha visto coinvolti 555 studi professionali in tutta Italia. In prevalenza, i professionisti che hanno partecipato alla ricerca hanno uno studio composto da 2 professionisti e 4 dipendenti, con un numero medio di circa 40 clienti e che sviluppa un volume di affari inferiore ai 50mila euro l’anno oppure fra i 100 e 250mila euro l’anno.


Soddisfatti della dotazione ICT?
La ricerca è partita da una semplice domanda: “gli studi commercialisti sono soddisfatti delle loro dotazioni informatiche?” La maggioranza dei rispondenti (42%) ritiene che l’IT sia “allo stesso livello degli altri studi” e “adeguata al momento”. Solo il 2% pensa che le proprie dotazioni informatiche siano inadeguate. All’estremo opposto il 16% dei rispondenti ritiene di far parte di quei “Prontissimi” che hanno una dotazione IT migliore degli altri studi e idonea anche per il futuro.

In una sola frase, la maggioranza degli studi professionali si ritiene “ben messa” quanto a dotazione a informatica che non ha nulla da invidiare al resto del mercato.

L’IT negli studi professionali
Vediamola, allora, questa “dotazione IT” presente negli studi. Tutti dispongono della PEC, ma il 38% la usa poco perché “spesso preferisce altri strumenti”. L’accesso a Banche Dati è diffuso ma non in modo pervasivo (è presente nel 76% dei casi). Ampio spazio per software per trasmissione adempimenti (93%), software per calcolo obblighi fiscali (88%) e software per la comunicazione unica (84%).

Se si va però su categorie di software che non sono strettamente connesse alle attività operative dello studio, la musica cambia. Il software per il supporto alla consulenza d’azienda è presente nel 51% dei casi, ma solo il 32% lo utilizza. Soluzioni per la gestione di procedure/pratiche complesse vengono usate solo nel 24% dei casi. E il sito Web, la porta di ingresso virtuale allo studio professionale? E’ presente nel 37% dei rispondenti, ma il 12% dice di non usarlo (il che su Internet vuol dire non averlo). Fa riflettere il fatto che il 45% dei rispondenti ha detto che il sito non solo non ce l’ha, ma non ha neanche intenzione di implementarlo nel futuro.

Insomma, la sensazione è che gli studi professionali in ambito IT utilizzino quello che serve per le strette attività operative, ma al di là di questo poco c’è. E visto che la maggior parte dei commercialisti è in questa situazione, si ritiene di avere comunque una dotazione IT “adeguata”.


Gli investimenti ICT negli studi professionali
Eppure alla domanda se lo studio avesse intenzione di effettuare investimenti in ICT entro i prossimi 2 anni solo il 23% ha risposto “No”. I “Sì” sono il 24% e i “Probabile” il 53%. La vera domanda in realtà è: quanti “Probabile” diventeranno “Sì”?

Gli analisi dell’Osservatorio sono entrati nel merito cercando di capire l’entità dell’investimento fra chi ha risposto “Sì”: bene, il 69% dei rispondenti investirà al massimo 5mila euro in tecnologie/soluzioni informatiche (nei prossimi 2 anni, ricordiamolo). In che aree? Principalmente hardware (65% dei casi) e archiviazione documentale (50%).

Interessante osservare quali sono le motivazioni che frenano gli investimenti in ICT. Nel 38% dei casi si cita la scarsa redditività dell’investimento e il 40% sottolinea l’indifferenza dei clienti verso i nuovi servizi. Il 40% rimarca la mancanza di agevolazioni fiscali, quando il 34% degli stessi rispondenti evidenzia le agevolazioni fiscali proprio come impulso agli investimenti ICT. In una solo frase, le agevolazioni stimolano gli investimenti, e li frenano se mancano.


La sfida per gli studi professionali
La grande sfida per gli studi professionali è passare da un sistema chiuso dove si investe poco in tecnologie informatiche e l’ICT è visto come strumento per fare quello che già si fa, a un sistema aperto dove l’ICT viene usata per la ricerca di una crescente efficienza, per offrire nuovi servizi, per fidelizzare i clienti, per innovare (e innovarsi).

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