Le conseguenze di scelte non perfette in ambito informatico e tecnologico possono essere molto pesanti per una vastissima platea di persone inconsapevoli. Soprattutto quando c’è di mezzo la Pubblica amministrazione. Lo conferma la vicenda, per molti versi assurda, che sta coinvolgendo in queste settimane migliaia di disoccupati italiani, che per problemi legati al passaggio a un nuovo sistema software devono fare i conti con clamorosi ritardi nell’erogazione dei sussidi di disoccupazione. Ma andiamo con ordine: il problema informatico è legato anche ai cambiamenti introdotti dal Jobs Act, che hanno stabilito l’entrata in vigore della Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego a partire dal 1° maggio 2015, sostituendo così la vecchia Aspi. Proprio per elaborare le nuove modalità del sussidio di disoccupazione, l’Inps ha introdotto un nuovo software, ma qualcosa – forse per i tempi troppo rapidi d’implementazione – non è andato per il verso giusto.
Tanto che, come ha scritto nei giorni scorsi il quotidiano la Stampa «Sono passati due mesi e mezzo e il sindacato continua a ricevere miriadi di segnalazioni sulla mancata erogazione della prima rata delle indennità da assegnare a chi è rimasto senza lavoro suo malgrado. Nonostante le rassicurazioni dell’Inps, è verosimile che la maggior parte delle richieste a questo punto venga evasa solo a settembre, perché all’assestamento del nuovo sistema di gestione informatico, si aggiungerà il problema del personale in ferie». Insomma, alla base del clamoroso e ingiustificato ritardo c’è un disservizio informatico. Una vicenda che fa riflettere, alla luce delle tante parole spese sulla “digitalizzazione” della PA nazionale.