Una nuvola europea a servizio delle imprese: è entrato pienamente nel vivo il progetto Cloud28+, nato su iniziativa di HP ma che punta a vivere di un respiro autonomo, lanciando una sfida neanche tanto velata ai grandi competitor del cloud pubblico d’Oltreoceano. Nel corso di un evento che ha visto riuniti ieri a Bruxelles i diversi attori del progetto (Isv, Var, distributori, system integrator, service provider, sviluppatori e semplici clienti), sono stati annunciati una serie di passaggi che dovrebbero permettere il funzionamento concreto di questa iniziativa.
Che vuole dare vita a una vera e propria comunità, con l’obiettivo di favorire l’avanzata del cloud nell’Unione europea. Un’evoluzione tecnologica fondamentale per la competitività economica del Vecchio Continente, dove le aziende sono per il 99% Pmi, sempre più esposte, tra l’altro, a una crescente competizione internazionale. L’utilizzo di strumenti e applicazioni ospitate sulla nuvola, potrebbe aiutare queste ultime a compiere questo salto di qualità tecnologico ormai necessario. Che finora c’è stato soltanto in minima parte, hanno evidenziato molti dei relatori presenti all’iniziativa, anche perché i fornitori di servizi basati sulla nuvola non sono stati in grado di rispondere in pieno alle esigenze di trasparenza e compliance, particolarmente sentite nel mercato europeo.
Da qui l’idea spinta da Hp di dare vita a Cloud28 +, una sorta di federazione delle imprese attive nella nuvola, che punta a dare vita a una sorta di App store europeo dei servizi cloud. Un traguardo che oggi è decisamente più vicino con il lancio della versione beta di un catalogo centralizzato di servizi cloud per l’Unione europea: in buona sostanza gli attori della filiera che hanno aderito all’iniziativa (242 aziende) condividono in un sito Internet comune i propri servizi cloud (sinora ne sono presenti 309 ma l’obiettivo è arrivare a 600 entro fine anno), con tanto di prezzi in evidenza e un facile collegamento all’offerta vera e propria del fornitore. Questi servizi e soluzioni possono essere di diverso tipo (ad esempio un certo quantitativo di capacità di storage), ma devono soddisfare un unico requisito: funzionare o perlomeno essere compatibili con OpenStack, la piattaforma software Open source messa a punto da HP per la nuvola, che rappresenta l’elemento unificante del progetto.
Per il momento l’iscrizione a Cloud28+ resta completamente gratuita, ma nella giornata d’incontro nella capitale belga è stato presentato un comitato provvisorio che avrà il compito di dare vita a una serie di regole condivise per questa crescente comunità. Che comunque si baserà su alcuni valori chiave: la visibilità, la generazione di valore e fatturato per la filiera, l’ampiezza del portfolio, la collaborazione tra tutti gli attori e l’utilizzo delle migliori tecnologie. Entro il 2016 sarà poi definito un vero e proprio organo di governo ufficiale. Per il momento i membri di Cloud28+ possono contare già sulla certificazione gratuita di primo livello EuroCloud Star, in un’ottica appunto di trasparenza verso i clienti finali, nonchè sull’avvio di una vera e propria campagna promozionale e di marketing.
L’accento verso il carattere europeo dell’iniziativa e i continui richiami al tema della trasparenza rendono chiaro quali siano i competitor naturali di questa iniziativa, ossia i cloud pubblici americani di giganti come Amazon, Google e Microsoft. Come hanno messo in luce Andrea Monaci (che in questo video ci aveva spiegato la genesi del progetto) e Xavier Poisson di HP Enterprise, l’assunto che sta alla base di Cloud28+ è che clienti finali non vogliano essere legati alla fruizione del cloud da un unico operatore e che possano avere maggiori benefici da un’offerta di servizi variegata e su misura. Come quella appunto di Cloud28+. Che, secondo i vertici di HP, serve più a diffondere il cloud e a garantire nuove opportunità di business alla filiera dei partner che non clamorosi rientri economici diretti alla multinazionale. Che ha insomma deciso di continuare a giocare la partita del cloud europeo con un modello particolarmente flessibile, quasi interamente delegato al canale di vendita. Un modello che, ha anticipato Poisson, potrebbe presto essere replicato in altre aree geografiche, prima tra tutte l’Asia-Pacifico.