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Prende forma l’Agenda digitale italiana

Grandi lavori in corso nel governo Monti per l’Agenda digitale italiana

Pubblicato il 23 Mar 2012

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Adesso c’è una roadmap e uno scheletro di primi provvedimenti che potrebbero finire nel decreto che, entro il 30 giugno, effettivamente costituirà l’Agenda. Sono aspetti presenti in un documento approvato a marzo dai ministri coinvolti nella cabina di regia per l’Agenda (partecipano i ministri di Sviluppo Economico, Istruzione, Funzione Pubblica, il sottosegretario all’Editoria, i rappresentanti di Economia e Finanze, e della Coesione Territoriale). In questi stessi giorni, una forte riorganizzazione: il presidente del Consiglio Mario Monti ha affidato a Manlio Strano (segretario generale di Palazzo Chigi) cinque dipartimenti tra cui quello della Digitalizzazione e Innovazione tecnologica, fino a pochi giorni fa sotto la responsabilità di Renzo Turatto. È il dipartimento a cui spetta seguire i temi dell’e-Government.

La roadmap

La roadmap è quindi che entro la prima settimana di aprile la cabina deve terminare l’analisi del contesto di riferimento: quali azioni dell’agenda digitale europea recepire e come. E identificare i principali ostacoli e a quali investimenti fare affidamento. Entro la prima settimana di maggio deve aver censito tutte le attività in corso e stilato nuovi progetti operativi. Entro la prima settimana di giugno curato azioni normative e stimato il loro impatto. Per poi arrivare al decreto.

Gli obiettivi

I provvedimenti su cui si lavora sono un piatto molto ricco di cose da fare. Persino ambizioso. È alla portata l’obiettivo di dare a tutta la popolazione italiana la banda larga di base entro il 2013 (per il Sud il governo ha già trovato i fondi); mentre più difficile sarà soddisfare quello- comunque prefissato- di dare a tutta la popolazione i 30 megabit e al 50 per cento i 100 megabit entro il 2020. Con quali fondi? Si pensa con quelli europei, a partire da quelli già assegnati ma inutilizzati dalle Regioni. Non è escluso tuttavia che Cassa depositi e prestiti finanzi l’impresa. Certo, su questo fronte, i fondi non sono né il solo né, forse, il primo dei problemi. Resta da capire come lo Stato potrà cooperare con Telecom Italia, il cui ruolo resta ineludibile (è pur sempre proprietaria della rete). I tentativi del precedente governo sono falliti.

Tra gli altri provvedimenti allo studio: si pensa di incentivare la domanda e l’offerta di servizi e-commerce, riducendo l’Iva sugli e-book per esempio facendo formazione tra le aziende. Tra gli obiettivi anche l’alfabetizzazione informatica (a partire dalle scuole, ma anche coinvolgendo i canali istituzionali come Rai).

Per questi ambiti il governo deve accettare la scommessa che vale la pena investire un po’ nel digitale (rinunciando per esempio a parte delle ritenute fiscali) per poi avere grandi ritorni dalla crescita del settore. Gli esperti del settore e le istituzioni europee concordano che sarebbe una scommessa profittevole per lo Stato e per il sistema Paese.

Per l’area ricerca e innovazione, sembra invece che il governo abbia già deciso una via più economica per le casse statali: non tanto quella di investire direttamente, quanto quella di farsi promotore di iniziative private. Pensa infatti di diventare aggregatore di cordate che partecipino a bandi europei e a fare garanzie al credito che arrivi dalle banche ad aziende innovative. Non si sa ancora come il governo vorrà sostenere, invece, le start-up.

Un altro obiettivo è migliorare i servizi e-Government e completare il percorso avviato: insomma, nel breve dovremmo essere in grado di completare online qualsiasi pratica; nel lungo, il canale internet dovrebbe sostituire completamente quello cartaceo. In quest’ambito la sfida sarà fare i conti con le resistenze della pubblica amministrazione italiana. Completa il quadro dei provvedimenti l’area delle Smart Communities, dove si pensa a promuovere infomobilità, eHealth, smart grid.

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