Una ricerca degli Osservatori ICT della School of Management del Politecnico di Milano sul ruolo dell’innovazione digitale per il rilancio economico del Paese delinea i risultati possibili di un’Agenda Digitale per l’Italia.
«L’innovazione digitale può rappresentare una chiave per la ripresa del Paese e in questo le telecomunicazioni ricoprono un ruolo determinante», afferma Andrea Rangone, direttore degli Osservatori ICT della School of Management del Politecnico di Milano.
Nel dettaglio, dallo studio emerge che attraverso le tecnologie digitali è possibile una riduzione del deficit per 19 miliardi di euro entro il 2013 attraverso:
- una riduzione della spesa per gli acquisti della Pubblica Amministrazione con un risparmio di 4 miliardi di euro;
- un aumento della produttività della Pubblica Amministrazione grazie un miglioramento dell’efficienza, con un risparmio di 15 miliardi di euro.
È possibile inoltre ottenere un incremento del PIL tra lo 0,69 e l’1,3% attraverso:
- lo stimolo della domanda ICT della Pubblica Amministrazione (+0,03-0,05%) nell’ipotesi di 150 milioni di euro di investimenti in più in innovazione ICT;
- lo stimolo agli investimenti ICT delle imprese per un valore di 150 milioni in più rispetto al valore attuale (+0,03-0,05% del PIL); • nuovi investimenti in Start-Up, nell’ipotesi di 150 milioni di euro in più a sostegno della nuova imprenditorialità (+0,05-0,10% del PIL);
- lo sviluppo delle reti fisse Next Generation Networking, con investimenti da 3- 4 miliardi di euro (+0,40-0,70% del PIL);
- lo sviluppo delle reti mobile LTE, con investimenti da 1,5 – 2 miliardi di euro (+0,18-0,40% del PIL).
«L’innovazione digitale sta cambiando il mondo, ma nel confronto internazionale l’Italia rischia di rimanere indietro – spiega Rangone – Lo evidenziano diversi indicatori: nel 2011 la spesa IT nel nostro Paese è cresciuta del 2,2%, una velocità che è la metà di quella tedesca (+4,3%), mentre il rapporto della spesa IT sul PIL in Italia è in crescita del +1,26%, contro il +2,94% della Germania. È necessario un cambiamento di rotta. Bisogna tracciare una ‘via italiana all’innovazione digitale’, che parta dalle nostre peculiarità e dai nostri asset strategici: questo significa non guardare solo il mondo PC-centrico, ma anche quello basato sul mobile e la TV. Innanzitutto va realizzato un ‘elettroshock culturale’ per superare il nostro vero digital divide italiano, che appunto è culturale in primis, spiegando a tutti i livelli che le tecnologie ICT sono necessarie per l’innovazione e la competitività».
In un paese in cui la spesa pubblica pesa più della metà del Pil, un ruolo trainante è ricoperto della Pubblica Amministrazione: «In questo settore, l’innovazione digitale può significare innanzitutto un risparmio dei costi nell’amministrazione pubblica – spiega Rangone – ma anche stimolare la domanda interna del comparto Ict ed avere un effetto traino sulle imprese, soprattutto le Pmi. L’Italia inoltre ha bisogno di una spinta all’innovazione digitale nelle imprese e di un sostegno all’imprenditorialità. Servono azioni concrete per “spronare” le aziende a investire più in ICT, come defiscalizzazione degli investimenti e fondi per l’innovazione. Sono necessari interventi a sostegno degli investimenti in Start-Up, come lo sblocco del Fondo Italiano Investimento e la defiscalizzazione di investimenti in fondi. Infine, è necessario accelerare lo sviluppo delle reti NGN che per le telecomunicazioni rappresentano le autostrade ad elevata percorrenza del futuro, sia a livello di investimenti che di definizione delle regole. E bisogna realizzare gli investimenti nelle reti mobili LTE».