Le donne rappresentano il 40% della forza lavoro ma sono ancora poco presenti ai vertici delle realtà produttive. Secondo quanto emerge dal dossier “Gender Equality fra Politica, Imprese e Lavoro”, rilasciato da Openpolis lo scorso marzo, in Italia non si vede traccia di alcuna CEO “in rosa” nell’elenco delle prime 100 aziende quotate alla Borsa di Milano. La situazione in Europa cambia di poco: solo il 3% degli amministratori delegati sarebbe, infatti, donna. Nel nostro Paese, solo 8 donne su 100 vantano una posizione di leadership all’interno della propria realtà lavorativa e la situazione migliora di poco (13%) nel resto del Vecchio Continente. Solo 3 fra le aziende inserite nella lista delle Fortune 500 dell’IT sono guidate da donne.
«Personaggi come Sheryl Sandberg, la COO di Facebook, oppure Angela Ahrendts, l’ex CEO del colosso del fashion Burberry devono essere per noi fonte di ispirazione», ha esordito Adam Warby, CEO di Avanade, società che nei giorni scorsi ha organizzato a Milano, in collaborazione con Alpitour World e Mercedes-Benz, il primo Women’s Leadership Day. Non si è parlato solo di “quote rosa”. L’evento ha permesso, infatti, di riunire alcune delle più importanti IT Manager donna italiane. Le ospiti hanno raccontato le proprie esperienze, storie di chi, conciliando al meglio gli impegni di famiglia con le esigenze di carriera e scontrandosi contro i pregiudizi, è riuscita a raggiungere posizioni manageriali rilevanti in un mondo in cui la leadership è, per definizione, appannaggio degli uomini.
«La valorizzazione delle figure professionali al femminile è sicuramente uno dei temi più importanti per Avanade, sia in Italia che a livello globale » ha chiarito Anna Di Silverio, Amministratore Delegato di Avanade Italy –. Ci siamo posti come obiettivo la presenza di almeno il 15% di donne impegnate in posizioni di leadership e qui in Italia abbiamo già toccato il 21%». L’evoluzione dell’azienda, sempre più spesso considerata come luogo di lavoro digitale più che fisico, permette di offrire la più ampia flessibilità di gestione dei propri compiti e questo aspetto risulta sicuramente invitante per le donne durante tutte le fasi della loro carriera e vita personale.
«Io non credo nella possibilità di un cambiamento di mentalità degli uomini rispetto alla maggior inclusione delle donne nel mondo del lavoro – ha precisato Debora Guma, CIO di Carrefour Italia –. Credo, piuttosto, alla possibilità che siano le donne stesse ad affermarsi progressivamente anche in ambiti storicamente maschili come l’IT, grazie alle loro innate peculiarità, come uno stile manageriale più empatico, che tiene conto non solo del contributo dato dal team sul lavoro ma della vita dei collaboratori a 360°».
Il ruolo delle tecnologie ICT
«In generale, le aziende stanno prendendo coscienza delle molteplici esigenze delle donne lavoratrici – si è detta convinta Mara Maffei, ICT Manager di Heineken Italia –. Nella nostra azienda abbiamo introdotto diversi anni fa il telelavoro, con la massima flessibilità di scelta. Da quello verticale, con la possibilità operare da casa da 2 a 4 giorni alla settimana oppure anche solo per qualche ora, ad altre facilitazioni pensate appositamente per le lavoratrici madri. In questo senso, il contributo delle tecnologie ICT risulta fondamentale». La maternità, però, rimane una questione ancora spinosa.
Spesso, infatti, la neo mamma non rientra nella stessa posizione che aveva lasciato solo pochi mesi prima e questo “spostamento” è vissuto, il più delle volte, come una penalizzazione. Si crede, in generale, che l’aver “perso” dei mesi di lavoro abbia proiettato la donna indietro nel tempo, all’epoca in cui era una neo assunta. «Io credo, invece, che la maternità aiuti le donne a sviluppare una serie di competenze distintive, come una maggior creatività e capacità di problem solving – ha incalzato Maffei –. È molto importante per il successo delle aziende far crescere il potere strategico delle donne, ma c’è da dire che, troppo spesso, sono loro stesse ad autolimitarsi, credendo erroneamente di dover scegliere per forza se fare le mamme o privilegiare la carriera». In Heineken la tecnologia pare essere molto “rosa” e, a riprova di questo, Maffei ha mostrato la foto di una recente riunione tenutasi ad Amsterdam di responsabili IT e Security Manager di Heineken: tutte donne.
Bentornata in ufficio
Un esempio concreto di come sia possibile favorire la crescita dei talenti manageriali “in rosa” l’ha offerta Marcella Pesce, Responsabile IT di Roche Diagnostics Italia: «Cinque dei 10 membri del Cda della nostra azienda sono donne – ha sottolineato con orgoglio la manager –. L’attenzione alla tematica delle pari opportunità di carriera è molto sentita in Roche. Abbiamo creato un laboratorio di ascolto che, con incontri di due mezze giornate tra le nostre lavoratrici, ha fornito al management soluzioni e spunti concreti su come migliorare la vita delle donne che lavorano all’interno della nostra azienda». È stata istituita, ad esempio, la giornata del “Bentornata Mamma”, durante la quale il team aggiorna la collega appena rientrata dalla maternità su cosa è successo durante la sua assenza. Inoltre, l’azienda mette a disposizione un monte ore dedicato all’inserimento dei figli in asilo, senza che le lavoratrici madri debbano prendere permessi o giorni di ferie. In Roche la presenza femminile è considerata un fattore di successo anche se il team IT, ha dovuto ammettere Pesce, è ancora tutto maschile: «Ritengo che una maggior presenza femminile nelle posizioni di vertice delle aziende e nelle funzioni IT sia una chiave di successo – ha suggerito –, soprattutto grazie all’abilità delle donne di mettere in campo creatività e fantasia per trovare soluzioni non convenzionali ai problemi quotidiani».
Il percorso di studi
Secondo recenti ricerche, nel mondo solo il 3% delle donne si laurea in ingegneria o in informatica e tra gli sviluppatori software le donne rappresentano uno scarno 9%. «La verità è che le ragazze disertano facoltà quali informatica o ingegneria elettronica – ha ammesso Dora Baiardo, Direttore Innovazione Organizzativa e Tecnologica in Coop CNO –. Bisognerebbe invogliarle a scegliere università a indirizzo tecnico-scientifico e ad avere una maggiore autostima nelle proprie capacità. Un leader crea emozioni e chi meglio di una donna lo sa fare?». Poi, però, ci vogliono anche degli strumenti di supporto adeguati alla crescita professionale “in rosa”. «Noi, per esempio, abbiamo attivato il progetto Jump In che ci ha permesso, attraverso un programma di stage, di selezionare nuovi talenti femminili che si candidano a una brillante carriera in azienda», ha concluso la manager.