Il cuore dell’Europa è stato colpito a freddo nella sera del 13 novembre, lasciando a terra quasi 130 vittime innocenti e decine di feriti. Una strage che ha riportato Parigi e anche il resto del Continente in un’atmosfera di guerra, come forse non si vedeva dai tempi della seconda guerra mondiale. Rispetto ad allora, però, la nostra epoca è intrisa di tecnologia. Che dunque ha giocato un ruolo anche nelle ore immediatamente successive al massacro parigino.
Ad esempio Facebook ha reso disponibile il suo strumento Safety Check feature, originariamente pensato per permettere agli utenti di comunicare la propria sopravvivenza ai disastri naturali come terremoti o alluvioni (era infatti stato usato per la prima volta in occasione dello tsunami giapponese del 2011), anche ai residenti a Parigi o, comunque, alle persone che in quei momenti erano presenti nella capitale francese. Una decisione che, secondo quanto si legge in un post pubblicato dalla stessa Facebook, è stata presa per permettere alle persone di condividere più facilmente le informazioni.
Non sono però mancate le polemiche, perché c’è chi ha fatto notare come il social network si sia attivato soltanto in occasione di un attentato avvenuto in una città occidentale. E non, invece, per simili fatti capitati anche di recente in altre aree, come ad esempio Beirut. La replica della società americana è che la decisione di mettere a disposizione lo strumento è stata presa quasi sul momento. In ogni caso, d’ora in poi le politiche cambieranno e dunque il Safety Check – che comunque rimane un work in progress – dovrebbe essere utilizzato anche per i futuri “disastri umani”.
Importante è stato il ruolo giocato anche da Twitter, che si è innanzitutto dimostrato uno strumento di informazione imprescindibile nelle ore immediatamente successive alla strage, in cui i media tradizionali hanno faticato a tenere il passo. Inoltre, l’hashtag #PorteOuverte, porte aperte, diffuso dai comuni utenti sul social network è stato il messaggio digitale con cui si è potuta manifestare la solidarietà degli abitanti della città francese, che hanno messo a disposizione le proprie case dalle persone in fuga dai luoghi degli attentati. Sempre su Twitter si sono attivati degli account di ricerca persone (@SOSParis1311 e @search_paris i più attivi), che hanno permesso alle persone di cercare via social i propri cari di cui non si aveva notizia.
È partita da sempre questo social, per la precisione dall’account fan ‘The Real Banksy’, l’immagine virale simbolo degli attacchi, ‘Peace for Paris’, creata da Jean Jullien , che ritrae il simbolo della pace con, all’interno, la Tour Eiffel stilizzata. Purtroppo, Twitter è stato anche il canale con cui l’Isis ha diffuso il messaggio di rivendicazione dell’attentato di Parigi e con cui gli estremisti islamici di mezzo mondo hanno manifestato il loro giubilo per la riuscita degli attacchi. Non a caso, a stretto giro di posta è arrivata la risposta del Collettivo hacker Anonymous, che già dopo i tragici fatti di Charlie Hebdo aveva annunciato una guerra informatica contro la rete di siti del Califfato. Questa volta la promessa è di smascherare i gruppi terroristici responsabili dell’attacco.