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Osservatorio – Le sfide strategiche per le banche

Il settore, lungi dall’aver superato la profonda crisi che l’ha colpito, sta attraversando una fase molto delicata.Il modello di banking dei prossimi anni dipenderà dal nuovo impianto di regole che il sistema sta definendo e dalla capacità di controllo.

Pubblicato il 01 Dic 2010

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La profonda crisi dei mercati finanziari ha origini lontane e,
ad oggi, ha tutt’altro che esaurito i propri effetti. Le
cause sono state molteplici e di origini diverse. In parte
possono essere ricondotte ad una forte carenza nei sistemi di
gestione e controllo dei rischi. In realtà hanno natura più
ampia e possono essere ricondotte ad una inesorabile deriva del
ruolo che la finanza e i mercati finanziari hanno avuto
rispetto al sistema economico e all’economia reale.

Una crescente diffusione di strumenti finanziari non sempre
correlati a fondamentali dell’economia che li potessero
sostenere, da un lato, e una politica monetaria, in alcune aree
del mondo, particolarmente orientata alla liquidità e alla
disponibilità di risorse finanziarie, dall’altro, hanno
rappresentato una miscela esplosiva. Non sempre le autorità di
controllo e le agenzie internazionali di valutazione del merito
di credito di tali strumenti finanziari sono state
all’altezza della situazione. Nel momento in cui la
capacità di credito degli emittenti si è rivelata
inconsistente, molte operazioni, con effetto
‘domino’, sono andate in default contribuendo ad
una profonda crisi finanziaria, ma anche di fiducia,
all’interno di ampi comparti dei mercati. Ad oggi, gran
parte delle risposte e delle azioni correttive che il sistema
sta cercando di dare si basano sulla definizione di un nuovo
impianto di regole e di capacità di controllo. Il sistema che
ha generato la crisi sta cercando di dotarsi di nuove e più
stringenti regole per risolvere la crisi e anche per
minimizzare i rischi che in futuro si possano creare ancora
condizioni così negative. La risposta regolamentare è
importante. Ci sono, ad esempio, le regole in fase di
definizione del nuovo Accordo di Basilea (Basilea III),
l’istituzione di nuove autorità di vigilanza, come ad
esempio quelle europee, l’attenzione ai rischi sistemici
che possono essere in carico alle SIFI (Systematically
Important Financial Institutions). L’attenzione alla
ridefinizione delle regole è alta.

È una fase molto delicata e, a seconda di come le nuove regole
verranno definite, si potrà comprendere quale sarà il ruolo e
il modello di banking nei prossimi anni. Questo è uno degli
elementi di maggiore criticità che oggi caratterizza il
dibattito: come saranno le banche del futuro e, soprattutto, da
dove trarranno i loro benefici e i loro margini.

In questa fase storica, come molti dati dimostrano, le banche
continuano ad alimentare e a sostenere il proprio conto
economico attraverso attività di tipo prevalentemente
finanziario. L’intermediazione creditizia presenta,
infatti, nella media, dei profili rendimento- rischio che non
sono così interessanti. Ma c’è da chiedersi se banche
che fonderanno il proprio modello prevalentemente su attività
finanziarie assolveranno a quelle che sono le proprie funzioni
istituzionali. Le sfide che le istituzioni finanziarie hanno di
fronte sono molto importanti. La regolamentazione definirà gli
ambiti e le regole del gioco, ma una profonda riflessione
strategica è in questo momento assolutamente necessaria. Le
sfide strategiche importanti si possono articolare su vari
ambiti, distinti ma fortemente interrelati.

Innanzitutto vi è un tema di capitalizzazione che va risolto.
A seconda del modello che emergerà queste esigenze potranno
essere differenti, ma in ogni caso ci sarà bisogno di
ricorrere ad immissioni di nuovo capitale sia per far fronte al
crescente rischio del portafoglio attivi sia per rispondere ad
esigenze regolamentari più stringenti. Il tema della
capitalizzazione, poi, va accompagnato a quello della
redditività. Maggiori risorse proprie andranno remunerate. Si
aprono quindi degli ambiti rilevanti sia sul tema della
capacità di generare margini, aspetto che richiama
assolutamente al modello di business e all’approccio al
banking, sia sul tema della capacità di generare efficienza a
vantaggio della redditività.

Oggi è in discussione il modello di business delle banche. La
crisi ha messo fortemente in risalto la fine della
contrapposizione tra banca di investimento e banca commerciale
per tornare al concetto di unica banca universale. Ed è sempre
più rilevante il numero di investment banks che stanno
diventando parte di banche universali. Ma lo stesso approccio
al banking si sta riconfigurando. La logica transattiva tipica
del transactional banking potrebbe lasciare posto ad una logica
relazionale (relationship banking). La relazione fiduciaria tra
banca e cliente oggi è ancora più importante e qualsiasi
soluzione, anche tecnologica, che può favorire tale relazione
sarebbe sicuramente apprezzata dal mercato.

Nella figura si evidenzia come proprio nel periodo di crisi
più profonda, a parità di condizioni, è più probabile il
default aziendale per clienti che hanno una relazione con il
sistema bancario giovane e non consolidata nel tempo. Relazioni
consolidate nel tempo, invece, che sono auspicabili, possono
derivare solo da una fiducia reciproca che tra banca e cliente
si instaura nel tempo.

Gli ambiti sono molti. E le sfide non sono facili. C’è
un nuovo equilibrio tra redditività e capitalizzazione che
andrà gestito e che rappresenta una sfida importante, dalla
quale potranno nascere soluzioni di business e di banking
nuove, così come c’è una relazione con il cliente da
valorizzare e sulla quale ricostruire, attraverso maggiore
prossimità, minori tempi decisionali, maggiore trasparenza e
quel valore fiduciario che è alla base dell’attività
bancaria e finanziaria.

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