«Si parla tanto di tecnologie emergenti – Big Data, AI, chatbot, blockchain – ma il Cloud è un abilitatore per tutte: il modello di sviluppo “on premise” nelle aziende non è più sostenibile, l’innovazione tecnologica oggi nasce in ambienti Cloud, e per un’impresa utente passare al Cloud è solo una questione di “quando”. Anche per non restare indietro rispetto ai concorrenti esteri che sono già avanti su questa strada». Fabio Spoletini, Country Manager di Oracle Italia, spiega così la scommessa totale del colosso californiano sul mercato Cloud. Dove è entrata da “follower” ma conta di emergere tra i leader, puntando su servizi di livello enterprise, cioè a supporto di attività mission-critical di grandi aziende, e alla completezza dell’approccio: «Offriamo Infrastructure (IaaS), Data (DaaS), Platform (PaaS) e Software as a Service (SaaS), che è la parte più attinente al business, quella da cui abbiamo cominciato».
Who's Who
Fabio Spoletini
Country Manager di Oracle Italia
Nei risultati di Oracle corporation, continua il Country Manager italiano, il fatturato Cloud è arrivato a 4,6 miliardi di dollari, crescendo del 60% nel fiscal year 2017, e il titolo in borsa è ai suoi massimi. Quanto all’Italia secondo Assinform il mercato Cloud crescerà del 23%: «Si tratta ancora solo di qualche centinaio di milioni di euro, ma i prossimi 12-18 mesi saranno decisivi: moltissimi contratti di outsourcing scadono da qui al 2020 e altrettante aziende utenti stanno facendo profonde valutazioni: dopotutto lo IaaS è “l’evoluzione naturale” dell’outsourcing, che in Italia ha avuto un enorme successo». In questo quadro, secondo una ricerca Oracle-Longitude in effetti quasi metà delle aziende italiane prevede di gestire il suo business su infrastrutture in Cloud già entro 3 anni e il 53% si aspetta che lo IaaS aumenti efficienza e capacità d’innovazione.
«500mila business user attivi sui nostri servizi CX, HCM ed ERPM in Italia»
In questo quadro Oracle Italia si prepara partendo da crescita a tre cifre nell’esercizio 2017, spiega Spoletini: «Abbiamo centinaia di clienti Cloud e oltre 500mila business user attivi sui nostri servizi CX, HCM, ERPM. Siamo partiti 3 anni fa nell’area HR, dove non eravamo un player importante, poi è decollata la parte CX (customer experience/marketing), che oggi per le aziende consumer è il motore di crescita più importante, e ora spingeremo anche sulla parte ERP».
Un tassello importante è il Partner Hub Cloud Evolution Center, lanciato in questi giorni insieme a Computer Gross per creare competenze nei partner. «Abbiamo 175 partner con oltre 600 specialisti certificati su Oracle Cloud, ma il la carenza di esperti Cloud sul territorio è un dato di fatto, e l’Italia è un paese di medie e piccole aziende dove la prossimità tra system integrator e azienda utente rimane cruciale: è il primo centro di questo genere in Europa, lo consideriamo un acceleratore».
In generale Spoletini ha insistito molto sui grandi passi avanti nella maturità d’offerta rispetto a soli 12 mesi fa, «quando sul mercato si sentiva dire “Oracle too late to cloud”».
Tema ripreso anche da Emanuele Ratti, Country Leader Cloud Infrastructures: «I clienti possono scegliere tra 3 modalità – on premises, cloud at customer, public cloud – dando origine a sei possibili “journey to the cloud”, dall’ottimizzazione del proprio data center in casa per poi fruire di singoli servizi Oracle Public Cloud, fino alla “new company” che nasce direttamente nel Cloud».
«Nello IaaS partiti da zero con proprietà intellettuale di seconda generazione»
Ratti ha parlato di completezza dell’offerta come vantaggio competitivo riconosciuto anche dagli analisti («siamo saliti nel comparto Leaders in diversi Magic Quadrant di Gartner dedicati al Cloud, in quello dello IaaS siamo entrati come Visionaries») anche grazie all’apertura verso l’open innovation e gli sviluppi di startup e realtà innovative sancita dal programma Oracle Startup Cloud Accelerator. «Thomas Kurian, President Product Development di Oracle, ha voluto cambiare approccio, passando a uno sviluppo dei prodotti integrato con l’ecosistema, e i nostri prodotti sono stati completamente reingegnerizzati».
Nello IaaS, continua Ratti, Oracle ha cominciato da zero con proprietà intellettuale di seconda generazione sviluppata da una task force di esperti provenienti dai due maggiori player del settore (Amazon e Microsoft, ndr). «Puntiamo su flessibilità e sicurezza: un nuovo data center a Francoforte inizierà a operare in ottobre, è rivolto soprattutto alle realtà con vincoli di collocazione dei dati in Europa occidentale. In generale la strategia IaaS si basa su terzetti di data center nella stessa region, tutti fault tolerant, interconnessi tra loro e con altri “terzetti” con altissima capacità di banda».
Venendo all’Italia Ratti ha ricordato l’iniziativa Oracle-Talent Garden, «un catalizzatore di eccellenze digitali – tra cui Polihub, Italia Startup, Deus Technology, TechCrunch – che è evoluto nel programma Oracle Open, una piattaforma Cloud che connette tecnologie emergenti per l’ultimo miglio».
Giovanni Ravasio, Country Leader Applications, ha completato il quadro approfondendo la parte SaaS, «dove registriamo da vari anni un “quasi raddoppio” ogni sei mesi: negli applicativi il business Cloud è ormai dei 30% più alto di quello on premise, e parlo di puro Public Cloud». I progetti più frequenti, spiega il manager, sono quelli in cui il cliente allarga attraverso il SaaS la copertura funzionale dell’ERP on premise.
SaaS, no alle customizzazioni: «Per l’ultimo miglio altri SaaS integrati nel nostro»
Una posizione molto importante di Oracle qui è il “no” alle customizzazioni: un messaggio rivolto più ai partner system integrator che alle aziende utenti. «Non ha senso fare sviluppi per adattare un SaaS al 100% alla specifica azienda utente: i suoi processi differenzianti si possono spesso supportare con altri SaaS verticali “ultimo miglio”, magari di startup o specialisti innovativi, che si integrano con il SaaS Oracle standard».
SaaS Oracle che punta su alcuni elementi per distinguersi dai concorrenti, sottolinea Ravasio. «Uno è la “intelligenza decisionale” direttamente integrata nei processi di business: alcuni esempi sono dynamic demand forecasting nel Supply Chain Management, adaptive buy segnals nell’ERP, optimal candidates nell’HRM, personalized offers nel CX». Un secondo sono i Data as a Service (DaaS), ovvero servizi (aggregazioni, analisi, targettizzazioni, misure, ecc.) basati sui dati raccolti in Oracle Cloud, dove Oracle dispone tra l’altro di 5 miliardi di profili di consumatori di cui 400 milioni sono business.
Ravasio ha poi citato alcuni clienti italiani: Illy, Gruppo Ferrovie dello Stato con varie società (tra cui Thello e Serfer), e soprattutto Siram, la storica società di gestione di servizi energetici e facility management, per un progetto di Field Service Management che entro il 2018 gestirà l’attività quotidiana di 1800 operai sul campo, con vantaggi di rendicontazione in tempo reale delle attività e facilitazione degli upgrade dei servizi. «Sono partiti dalla componente CX di Cloud Field Service, poi hanno ampliato al Workforce Management, e abbiamo anche una parte di IaaS».
Per affrontare al meglio le logiche completamente nuove del mercato Cloud Oracle Italia è cambiata profondamente anche come struttura, ha concluso Spoletini: «Era product-centered, ora è service centered. La nostra forza commerciale ora offre solo soluzioni, non prodotti, e poi si sono aggiunte figure di post-vendita, perché nel mondo Cloud si “conta” un cliente quando va live, non quando firma per comprare il prodotto e ha davanti ancora tutta l’implementazione: la sua soddisfazione è un fattore critico di successo, e dobbiamo mantenere livelli alti perché nessuna impresa utente può gestire a lungo tanti fornitori Cloud diversi, presto sarà il momento delle scelte».