Pandemia, shortage di materie prime, crisi energetica, crisi finanziaria, guerra in Ucraina, inflazione alle stelle. Si tratta di cambiamenti di tipo disruptive che sono avvenuti nell’arco di poco più di un biennio. Se li paragoniamo con quelli a cui eravamo abituati in passato, emerge la loro concentrazione in un periodo di tempo estremamente breve. Tanto che le aziende si trovano a dover rivedere con la stessa celerità i modelli organizzativi, pena l’incapacità di riuscire a gestire fenomeni che sono collegati alle trasformazioni innescate dalla concomitanza di questi scenari. Christian Parmigiani, CEO di 4wardPRO, cita quello della Great Resignation a dimostrazione del fatto che «se la rivoluzione o i cambiamenti non li fanno le aziende, li fanno le persone».
Who's Who
Christian Parmigiani
CEO di 4wardPRO
Le dimissioni di massa ne sono un chiaro esempio, perché quando le persone cercano un tipo di modello e le aziende non sono in grado di fornirlo, subiscono molto di più questo tipo di abbandono. Non è un caso che 4wardPRO, insieme a tutte le società che fanno parte di Impresoft Group, ha fatto propri i criteri ESG (Environmental, Social, Governance) con lo scopo di supportare le organizzazioni alle prese con un cambiamento organizzativo e dei processi che passa necessariamente attraverso l’adozione delle giuste tecnologie, ma che non può più prescindere da politiche incentrare sul rispetto dell’ambiente e sulla valorizzazione del capitale umano.
Verso un lavoro ibrido che sia a prova di burnout
L’ultimo Work Trend Index di Microsoft, condotto su un campione di 20 mila persone in 11 paesi, ha provato ad analizzare in che modo l’evoluzione verso forme di lavoro ibrido sia percepito dai dipendenti e dai manager. A fronte di una percentuale pari all’87% dei primi che ritengono di essere più produttivi, l’85% dei secondi invece sostiene che il passaggio all’hybrid work abbia reso difficile il controllo sulla produttività dei dipendenti. «È evidente che c’è un tema di chiarezza sugli obiettivi, di quelli che vengono definiti OKR, Objectives and Key Result, e che strumenti come Viva Goals aiutano a identificare» dice Parmigiani, sottolineando che ai fini dell’engagement e del wellbeing è necessaria «una comunicazione bi-direzionale tra azienda e dipendenti, e viceversa. Microsoft 365 da questo punto di vista mette a disposizione una pletora di strumenti che contribuiscono a diffondere una cultura aziendale che favorisce l’aggregazione e la creazione di community, motivando ad esempio le persone ad andare più frequentemente in ufficio». Il mancato engagement, infatti, non ha conseguenze soltanto sulla scarsa produttività, ma spesso nasce da questioni più profonde come quelle della sindrome di burnout. «Recentemente Forbes ha pubblicato un articolo che sintetizza alcune ricerche su questo argomento – afferma Daniele Grandini, Chief Innovation Officer di 4wardPRO – da cui si ricava quanto il wellbeing sia importante non solo per trattenere le persone sul posto di lavoro, ma anche per evitare ripercussioni di natura fisica e sanitaria».
Who's Who
Daniele Grandini
Chief Innovation Officer di 4wardPRO
Quei micro-cambiamenti che possono trasformare l’azienda
L’Italia in questo momento non sembra brillare in tal senso, se si leggono i dati dell’ultimo rapporto Gallup che fotografa i lavoratori del Belpaese come coloro che nel 40% dei casi dichiara di essere contento (significa che più della metà, cioè il 60%, non lo è). Senza contare che un risicato 4% si sente “engaged”. «La scelta di mettere al centro della nostra azione i valori ESG dipende da questo – rimarca Parmigiani -, perché il compito di un’azienda non può essere soltanto quello di distribuire gli utili ai soci, ma di generare un impatto positivo per tutti gli stakeholder: fornitori, partner, clienti, soci, dipendenti». Da qui l’esigenza di misurare certe metriche che, analizzando la componente psicologia delle persone, ne riducano il livello di stress e, quindi, evitino il rischio del burnout. «Ad esempio, se si partecipa al 153% in più di meeting, come si legge sull’Work Trend Index di Microsoft, quando si ha poi il tempo di mettere in atto quello di cui si è discusso nei meeting?» stigmatizza il CEO di 4wardPRO. Esistono diversi piccoli accorgimenti che possono contrastare questa deriva, da un assistente virtuale che affianca il lavoratore nel riservare degli slot all’interno della propria agenda a pratiche di wellbeing che suggeriscano un adeguato intermezzo fra una call e l’altra, fino a prevedere un giorno al mese senza riunioni, a prescindere dal fatto che siano in presenza oppure online. «Tutti tips disponibili e semplici da implementare con la tecnologia, a patto che si comprenda che non sono le tecnologie a cambiare le aziende, ma sono le persone attraverso i loro micro-cambiamenti di comportamento costanti» dice ancora Parmigiani.
La formula dei piccoli passi: 1,01365 = 37,78
È diventato virale quello che un insegnante giapponese ha scritto sulla lavagna per dimostrare in che modo i piccoli cambiamenti possano creare una trasformazione e, alla fine, guidare verso il successo. La sua formula matematica evidenzia che 0,99 elevato a 365 è uguale a 0,03, ma 1,01 elevato a 365 è uguale a 37,78. Se questo numero si moltiplica per centinaia o migliaia di persone il risultato è sorprendente. «La necessità di porre al centro la persona nei cambiamenti dei processi aziendale è sempre più attuale – commenta Grandini -. D’altra parte, Industry 5.0 punta proprio a questo. Nei prossimi anni vedremo rimettere al centro la persona e l’impatto sociale del fare impresa». Già oggi è possibile introdurre prassi virtuose nelle organizzazioni come quelle elaborate da 4wardPRO insieme a Mida, società di consulenza che si occupa di neuroscienze, analisi del comportamento e Change Management. Il Sustainable hybrid work index, sviluppato dalla collaborazione di entrambe, è un indice calcolato su 3 aree che insistono su tutto lo stack di Microsoft Viva (Goals, Insight, Pulse e Connections) e che serve a ottenere un sistema di perception tracking delle persone e dei team in linea con l’obiettivo 8 – lavoro dignitoso e crescita economica – dei sustainable development goals lanciati dall’Agenda 2030 dell’Onu. «Intersecare l’analisi della produttività con il wellbeing e con le dinamiche collaborative determina il livello di sostenibilità dell’azienda. Consente di avere una fotografia iniziale per poi confrontarla con la situazione successiva man mano che si utilizzano le tecnologie e si implementano i nuovi processi» conclude Christian Parmigiani. Uno strumento che, in pratica, permette di attuare in azienda la formula dei piccoli passi.