Tecnologie

Memorie flash, finalmente mature per le applicazioni mission-critical

Secondo primari fornitori come EMC e NetApp, la tecnologia è pronta per il “prime-time” nei sistemi aziendali di storage. Le memorie a stato solido aumentano le prestazioni e aiutano le applicazioni basate sull’interazione in tempo reale

Pubblicato il 11 Feb 2014

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La tecnologia di memoria flash ha smesso da qualche tempo di essere considerata sperimentale e d’esclusivo appannaggio di fornitori specialistici, molto spesso semplici startup. Ha trovato infatti impiego nelle cache e nei dischi a stato solido che sono comunemente impiegati all’interno degli array di storage “nearline”, ossia nei sistemi a cui molte aziende affidano le prestazioni delle proprie applicazioni software più critiche. Una presenza che è destinata a diventare strutturata e definitiva, stante il fatto che i problemi iniziali della tecnologia flash, essenzialmente riassumibili nella scarsa durata operativa nei contesti d’uso impegnativi, sono superati.

La tecnologia viene oggi ritenuta decisiva dagli esperti per migliorare le prestazioni dello storage, sia dal punto di vista delle infrastrutture – con riduzioni dei consumi d’energia e dello spazio occupato dai dischi nei data center -, sia di supporto alle applicazioni di nuova generazione – virtualizzate, Web e mobili –, la cui funzionalità dipende dall’accesso rapido ai dati memorizzati. Anche fornitori che non sono tra i pionieri nel campo dello storage in flash, come EMC e NetApp, hanno investito molto sulla tecnologia, e negli ultimi mesi hanno fatto ulteriori passi per dotarsi di soluzioni innovative, progettate ad hoc, in grado di rispondere alle necessità di un mercato sempre meno di nicchia.

Secondo i dati IDC, il settore degli array all-flash, ossia delle unità storage progettate per operare soltanto con dischi a stato solido, è destinato a crescere nei prossimi anni e a toccare il valore di 1,2 miliardi di dollari già entro il 2015. Nel mercato in cui ancora oggi prevalgono piccoli fornitori e startup, vedremo come protagonisti i colossi dello storage.

L’array flash, secondo EMC

Nei giorni scorsi EMC ha presentato con XtremIO il proprio primo sistema all-flash progettato per sfruttare nel modo migliore le capacità delle memorie a stato solido ed erogare prestazioni più prevedibili e costanti nei carichi di lavoro ambito enterprise. EMC ha infatti ridisegnato la logica di funzionamento dei tradizionali controller secondo l’architettura “scale-out multi-controller”, che promette di aumentare in modo lineare le capacità di storage, unitamente a quelle di deduplica e protezione dei dati con semplici espansioni.

Quattro volte più veloci dei RAID di dischi tradizionali, e con bassissime latenze, gli XtremIO sono adatti per applicazioni di virtualizzazione – server virtuali e VDI –, database, ambienti di test e sviluppo. Tra le capacità peculiari del nuovo array c’è il data placement basato su contenuti, che permette di bilanciare e ottimizzare i carichi di lavoro degli SSD avvantaggiandosi delle tecniche di deduplica dei dati.

I sistemi hanno un motore di metadati dual-stage che ottimizza i processi di riorganizzazione (garbage collection) con vantaggi che EMC calcola superiori al 50% per IOPS e 100% per la latenza, oltre a consentire un aumento della durata utile delle memorie. L’array raggiunge altre prestazioni conservando la struttura dei metadati in memoria e quindi garantendo clonazioni dei dati in tempi strettissimi: una funzione che dà grandi vantaggi nell’implementazione di macchine virtuali.

EMC ha inoltre implementato uno specifico algoritmo di monitoraggio degli errori denominato XtremIO Data Protection (XDP), che promette all’array di non risentire della saturazione degli spazi dei dischi. Questo permetterebbe di utilizzare tutto lo spazio disponibile senza andare incontro al degrado delle prestazioni. Prestazioni che sono dichiarate fino a un milione di IOPS con 250TB di capacità in un unico cluster. Ogni cluster XtremIO è scalabile da due a otto controller, e fino a 128 core.

NetApp potenzia le soluzioni flash

A otto mesi dall’introduzione della prima unità di storage all-flash, EF540, NetApp ha presentato nei giorni scorsi il modello più potente EF550 che va a completare l’insieme di soluzioni ad alte prestazioni per reti SAN che la società ha affiancato alla tradizionale offerta di NAS e storage unificato. L’EF550 promette 400 mila IOPS e trasferimenti a 12GB/s, minimizzando a pochi “U” l’ingombro fisico di spazio sui rack.

«Avevamo già introdotto memorie flash nel passato – ha spiegato Roberto Patano, manager system engineering di NetApp –, ma è solo ora che riteniamo di aver raggiunto il massimo livello di risultato e affidabilità. I sistemi di monitoraggio sulla salute dei dischi sono più sofisticati e consentono di raggiungere livelli di disponibilità che sono superiori ai parametri delle consuete classificazioni. L’impiego di memorie flash ha il potenziale di permettere facili aumenti di prestazioni senza aumentare la complessità delle infrastrutture storage d’impresa».

NetApp ha sviluppato il software delle nuove soluzioni per ottimizzare l’impiego dello storage multilivello, snapshot, provisioning e replica remota. La società di storage sta inoltre lavorando per inserire le attuali componenti hardware in un ambiente di gestione più allargato, integrato con i Cluster data ONTAP, ossia con i servizi di memorizzazione resi da fornitori terzi specializzati nelle infrastrutture cloud (Amazon, Microsoft Azure e altri).

In questo modo, promettono i responsabili della società, sarà possibile per gli utenti ottenere scalabilità continua e una maggiore accessibilità delle funzioni di disaster recovery. In occasione di un recente evento tenuto a Dublino (NetApp Insight 2013) sono state portate alcune esperienze significative d’impiego delle soluzioni flash negli ambiti d’impresa più complessi. Tra questi il caso del colosso dolciario italiano Ferrero, che ha impiegato sistemi flash EF540 per aggiornare la propria infrastruttura storage sotto il profilo delle prestazioni.

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