Vi siete mai chiesti cosa rappresenta l’IT all’interno della vostra organizzazione? È un partner, un consulente o un semplice fornitore di prestazioni? Il modo in cui viene considerata la divisione servizi informativi potrebbe essere un’utile cartina di tornasole per comprendere qual è l’approccio della vostra azienda all’innovazione e alla trasformazione digitale.
È stata McKinsey a delineare questa corrispondenza, stilando un’indagine (condotta a ottobre 2015 su 709 manager, 422 focalizzati sulle tecnologie e 287 provenienti da altri ambiti operativi) che mette in stretta relazione il dinamismo nella trasformazione digitale del business con l’apporto del team di Information Technology (qui la ricerca McKinsey). In estrema sintesi, la ricerca evidenzia che maggiore è il coinvolgimento dell’IT come partner strategico per lo sviluppo dei progetti, migliori sono le performance dell’impresa sotto diversi profili, compresi quelli fondamentali dell’erogazione dei servizi core e della creazione di una sana cultura aziendale.
Nonostante molti rispondenti al sondaggio si dicano convinti che questa alleanza porterebbe vantaggi reciproci al business e all’IT, pochissime organizzazioni la considerano una realtà di fatto allo stato attuale. I risultati dello studio suggeriscono comunque che il rapporto dovrà necessariamente rinsaldarsi per far fronte alla crescita dei servizi offerti dalle terze parti (soprattutto sul fronte del Cloud) e sull’onda della trasformazione digitale, tenendo conto che il 91% del campione dice che la propria compagnia è impegnata in una roadmap appunto di trasformazione digitale. Riuscire a trasformare questo nuovo legame in un vantaggio competitivo significa primariamente definire nuovi modelli e priorità per il comparto IT. Il che si traduce nell’impellente bisogno di nuovi talenti, specialmente nell’ambito del data science. Merce ancora assai rara sul mercato del lavoro.
Un solco profondo tra business e IT
Entrando più nello specifico, il rapporto sottolinea che nelle (poche) organizzazioni in cui l’IT è già considerato un partner del business, un impatto positivo è riscontrabile su ciascuno dei 14 diversi parametri rispetto a cui McKinsey ha interpellato i manager. Per esempio ne traggono vantaggio la capacità di fornire servizi end-user con efficacia, di gestire l’infrastruttura informatica e l’aggiornamento delle applicazioni. Il 35% di chi ha già sviluppato un rapporto consolidato con l’IT sostiene che la collaborazione è stata fondamentale per dare vita anche a nuove competenze di business. Invece solo il 14% di chi considera l’IT un consulente o un fornitore può dire altrettanto.
Allo stesso modo, lavorare gomito a gomito con il team del CIO risulterebbe tre volte più efficace nell’implementazione di processi innovativi in chiave bottom-up e nella creazione di una cultura diffusa sull’uso degli strumenti informatici, mentre la capacità di far emergere nuove idee di business, di consegnare progetti nei tempi stabiliti e di digitalizzare processi operativi migliora nel doppio dei casi.
Eppure, nonostante l’evidenza, le cose faticano a cambiare e c’è un certo disallineamento tra intenzioni e percezioni da un ufficio all’altro. Il 44% degli IT manager intervistati rivela che il taglio dei costi è uno dei task prioritari che la propria azienda assegna alla divisione, secondo solo al miglioramento dell’efficacia nei processi informatici. D’altra parte solo il 16% dei business manager sostiene che la priorità assegnata al proprio ufficio IT sia la riduzione della spesa. Nelle aziende in cui queste risorse sono considerate alla stregua di consulenti o fornitori, solo il 14% degli executive dice che l’azienda ha sviluppato iniziative di trasformazione digitale attorno al core business, mentre un terzo dei CIO dichiara di partecipare ai progetti in questione. Nelle organizzazioni in cui la partnership tra i due versanti è già realtà, i valori associati alle risposte raddoppiano.
Servono un ripensamento organizzativo e nuovi talenti
La causa di questo scollamento, secondo i risultati ottenuti dalla ricerca, risiederebbe in una debolezza sostanziale del reparto IT, dovuta a sua volta a una mancanza di chiarezza nelle priorità e nei ruoli che è chiamato a ricoprire, ma soprattutto da un modello organizzativo e operativo non ancora all’altezza delle sfide che sta affrontando il business. C’è poi la questione delle competenze da rinnovare e dei talenti da ingaggiare per tenere le attività al passo coi tempi. Il fatto che questo elemento sia una criticità è ben rappresentato dalla scarsa considerazione che il tema in sé riscuote tra gli intervistati, che però con una quota “bulgara” del 93% ammettono che attrarre nuove risorse è per la propria organizzazione molto difficile. I bisogni sono più impellenti soprattutto nell’area degli Analytics, in quella del Cloud, dello sviluppo del Mobile e della Cybersecurity. Ed è evidente che fino a quando questi verticali non disporranno sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo dei giusti talenti, l’IT continuerà a essere relegato in un ruolo di consulenza o, peggio, di pura fornitura di servizi. Come se non bastasse, sempre più commoditizzati.