Pubblichiamo una sintesi dell’intervento di Mariana Mazzucato al World Business Forum 2016 di Milano, dal titolo: “generare una crescita guidata dall’innovazione”.
Tutte le organizzazioni economiche mondiali stanno maturando la consapevolezza che la crescita non ha solo una velocità e un tasso di crescita, ma anche una direzione. L’obiettivo oggi è ottenere una crescita smart, sostenibile e inclusiva, basata su investimenti e innovazione. Una crescita che racchiude in sé, quindi, le grandi sfide del nostro tempo.
È possibile ottenere una crescita smart, guidata dall’innovazione, attraverso il coinvolgimento dello Stato? Molti in Europa sono ancora fermi su forme obsolete di pensiero in tema di processi di policy making. Secondo molti economisti, lo Stato dovrebbe intervenire solo quando necessario ed essere neutrale. Ma se osserviamo i Paesi che hanno ottenuto una crescita guidata dall’innovazione, il quadro è diverso. È una presa in giro, una menzogna, l’idea che lo Stato debba farsi da parte per poter creare crescita e permettere così agli innovatori di giocare la loro partita in autonomia.
Da anni si sente ripetere questa visione dicotomica: da un lato gli imprenditori, che creano benessere, dall’altro il settore pubblico, che deve intervenire solo nel caso in cui il privato non funzioni. Questo è il concetto alla base del capitalismo. Ma il capitalismo non è sempre esistito, è un sistema storico.
Privato “cool” e pubblico “noioso”: un falso mito
Il concetto che il privato sia “cool” e il pubblico “noioso” è in realtà una bugia. Il mercato, come diceva Karl Polanyi, è un mix di interazioni di diverse entità, incluso lo Stato. Per questo motivo lo Stato deve svolgere anche un ruolo imprenditoriale, soprattutto apportando innovazione nel Sistema Economico. Lo Stato deve essere un investitore, non solo un finanziatore e un fornitore di sussidi. Un investitore come prima risorsa e non come ultima.
Bisogna cambiare prospettiva e anche le regole del gioco per avere una rivoluzione, sia essa tecnologica o verde. Bisogna iniziare a investire in organizzazioni pubbliche, in modo tale da accettare il fatto che la pubblica amministrazione possa apportare innovazione. Se lo Stato entra nel mercato con il ruolo di investitore e creatore di opportunità dovremo anche pensare a come realizzare la condivisione dei profitti tra tutti i contribuenti.
La verità è che in tutte le rivoluzioni tecnologiche più significative del passato, lo Stato ha avuto un forte ruolo imprenditoriale. Ma non vi sono al giorno d’oggi politiche pubbliche che riguardino davvero l’innovazione. Questo non consente alle piccole aziende ma neanche alle grandi che vogliono innovare la possibilità di farlo. Quando lo Stato domanda innovazione (come ad esempio avvenne negli Anni 60 con la missione sulla luna) tutte le diverse aziende della catena dell’innovazione vengono coinvolte e spinte a fare la loro parte nel raggiungimento della missione. Questo non comporta solo una crescita economica ma una vera e propria rivoluzione dell’innovazione.
L’iPhone? Nato grazie agli investimenti pubblici
Molte delle innovazioni tecnologiche degli smartphone sono nate grazie a ricerche finanziate dallo Stato. E nonostante l’iPhone oggi sia un conglomerato di tecnologia, non si parla mai di quanto quella tecnologia derivi da finanziamenti pubblici fatti in passato. L’innovazione non è merito solo del settore del Venture Capital privato: nulla sarebbe successo in Silicon Valley senza importanti finanziamenti pubblici.
Nulla può succedere se non si investe in ricerca di base. In America ce lo ripetiamo spesso. Difatti annualmente il Governo americano investe 30 miliardi di dollari in ricerca di base, in diversi campi. Bisogna basare gli investimenti futuri su una missione d’innovazione pubblica, alla quale le aziende private possono contribuire per favorire un avanzamento ancora più rapido.
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A questo link l’intervista a Mariana Mazzucato sulla politica italiana realizzata al World Business Forum da EconomyUp