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Le value chain si stanno digitalizzando, da BMW a Rossignol: quanto è pronta la vostra azienda?

Un report di Accenture cita alcuni casi d’eccellenza nel sourcing, nel manufacturing e nel marketing. “Ma le potenzialità più rivoluzionarie stanno nelle sinergie tra i singoli stadi digitalizzati della catena”. Tra i casi citati anche la manutenzione Rfid di TAP e la “smart factory” di Trumpf

Pubblicato il 28 Apr 2014

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Come dice Jeremy Rifkin, economista e ‘guru’ mondiale dello sviluppo sostenibile, nel suo ultimo libro ‘The Third Industrial Revolution’, presto anche le attività più operative del manufacturing potrebbero essere digitalizzate grazie alla stampa 3D, con enormi ripercussioni sui modelli di business in questi settori.

Nel frattempo però già ora l’impatto della digitalizzazione è evidente in diversi stadi della value chain di molti comparti dei servizi e dell’industria, dallo sviluppo di nuovi prodotti agli approvvigionamenti (sourcing), dal marketing alla distribuzione, fino ai servizi post-vendita. Un’interessante panoramica di questo trend si trova nel report ‘Are you ready for the digital value chain?’ di Accenture, che cita alcuni casi d’eccellenza in tutti i principali stadi della value chain.

L’eKanban di BMW e la gamification di Rossignol

In ambito sourcing e procurement, per cominciare, il report si sofferma sulla digitalizzazione del Kanban, il noto sistema di scheduling tipico degli ambienti di produzione Lean e Just-In-Time. Oggi l’eKanban (electronic kanban) si basa sull’uso di internet per collegare produttori e fornitori esterni, abilitando la visibilità sull’intera value chain, con benefici come la riduzione dei livelli di scorte e delle merci da trasportare fisicamente, e quindi del capitale circolante.

Il costruttore automobilistico tedesco BMW per esempio ha implementato un sistema del genere con Lear, uno dei maggiori fornitori mondiali di sedili per auto: il produttore manda i fabbisogni giornalieri in tempo praticamente reale attraverso un’interfaccia ERP condivisa, e il fornitore ha 300 minuti di tempo per produrre i sedili e consegnarli direttamente alla linea di montaggio. In un anno, questo sistema ha consentito risparmi per 82,6 milioni di euro.

In ambito manufacturing, in attesa dei dirompenti effetti della stampa 3D di cui parla Rifkin, un grosso contributo arriva già ora dalle tecnologie RFID, con benefici per esempio di rapido reperimento di pezzi e componenti nei magazzini. Il report cita l’esempio della compagnia aerea portoghese TAP, che ha adottato delle etichette basate su tecnologie RFID ultra-high frequency che vengono codificate, stampate e attaccate a tutti i componenti dei motori degli aeromobili per ottimizzare le attività di manutenzione.

Per quanto riguarda il marketing, Accenture evidenzia la grande diffusione delle tecniche di ‘gamification’, cioè l’uso di meccanismi tipici dei giochi (attribuzione di punti, premi, passaggi di livello, ecc.) per coinvolgere e fidelizzare il cliente. Un esempio è la Mobile App ‘Ski Pursuit’ di Rossignol, produttore francese di attrezzature per lo sci, che registra le performance di discesa degli sciatori, e ne permette la condivisione sui social network e il confronto con quelle dei campioni delle varie discipline dello sci alpino e dello snowboard.

La ‘smart factory’ di Trumpf

Se questi sono esempi di pionieri dell’innovazione nei singoli stadi della value chain, la tesi di fondo del report è che le potenzialità più rivoluzionarie si ottengono dalla visione d’insieme, cioè dalle sinergie tra i singoli stadi digitalizzati della value chain, e tra questi e la gestione e analisi del flusso di dati che accompagna il flusso fisico dei prodotti lungo la value chain. Anche in questo caso, Accenture cita un esempio, quello di Trumpf, produttore tedesco di sistemi laser, che ha creato un potente sistema di ‘smart factory’ basato su diverse tecnologie innovative di scambio di dati, event management, analisi delle informazioni provenienti dalle linee di produzione e montaggio, diagnostica in remoto cloud-based delle macchine, e controllo di produzione in remoto via tablet.

Di fronte a questo scenario, conclude il report, ogni azienda deve valutare l’opportunità di digitalizzare almeno alcune attività nella sua value chain. Un buon punto di partenza è un ‘self-assessment’, cioè un’analisi che valuti aspetti come i possibili impatti della digitalizzazione sui propri prodotti, servizi e processi, le opportunità che tecnologie come stampa 3D, eKanban o RFID possono generare nel proprio specifico caso, i progetti già in corso per digitalizzare attività nella propria value chain, e lo stato di adozione dei sistemi analitici – e dei dati necessari per alimentarli – necessari per ottimizzare la digital supply chain.

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