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Le tecnologie digitali nel mondo del lavoro italiano – Il rapporto dell’ ISFOL

La classe dirigente italiana ha ancora poca familiarità con le tecnologie dell’informazione. Tra tutti gli occupati italiani solo il 60% usa strumenti… e mentre dirigenti e impiegati stentano a prendere confidenza, professionisti e tecnici ne fanno buon uso. L’analisi dell’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori

Pubblicato il 17 Giu 2011

La classe dirigente italiana ha ancora poca familiarità con le tecnologie dell’informazione. Tra tutti gli occupati italiani solo il 60% usa strumenti IT e ancora esistono forti reticenze all’utilizzo di strumenti di nuova generazione che consentano di avvalersi di moderne logiche di analisi e di comunicazione.
Questo scenario emerge dall’indagine campionaria sulle professioni, condotta congiuntamente da Isfol – l’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori – e Istat su un campione di 16.000 lavoratori rappresentativi di tutte le professionalità in cui è attualmente classificato il mondo del lavoro, presentata a maggio alla Camera nell’ambito del seminario Isfol-Asstel centrato sul tema di Internet e lavoro.


In particolare il dito è stato puntato verso la classe dirigente e gli impiegati, che pur a fronte di una crescente consapevolezza dell’importanza di avere buone competenze tecnologiche ancora oggi utilizzano l’IT in maniera eccessivamente elementare. Fanno da contraltare i professionisti specializzati e i tecnici, che utilizzano con maggiore consapevolezza e in maniera più diffusa le tecnologie, rappresentando inoltre le categorie che hanno maggiormente bisogno di competenze informatiche a un alto livello di complessità.


Secondo quanto dichiarato dal presidente dell’Isfol, Sergio Trevisanato, «l’uso delle tecnologie nel contesto del mercato del lavoro offre importanti opportunità, che vanno prontamente colte e che chiamano in gioco direttamente le Amministrazioni dello Stato. La continua evoluzione delle nuove tecnologie richiede anche al sistema della formazione la capacità di adeguarsi e di saper cogliere questa importante sfida. I docenti italiani utilizzano sempre più le nuove tecnologie nella didattica. E’ un impegno che va sostenuto e rafforzato, perché l’intervento dell’istruzione e della formazione in questo campo può aiutare a ridurre il rischio di un divario digitale nelle nuove generazioni».


E proprio a questa visione si riconducono altre due indagini presentate dall’Isfol. La prima, realizzata con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sull’e-learning mostra come sia crescente la tendenza nel corpo docente di fare in modo che la didattica in ambiente digitale diventi sempre più un’esperienza sistematica e non un evento episodico. Il 73,7% dei docenti adotta, infatti, una modalità d’uso complessa delle nuove tecnologie, mirata a produrre ed erogare il materiale didattico in modo integrato.


La seconda indagine, volta a verificare il rapporto dei giovani con le ICT, restituisce un quadro in cui esistono ancora forti correlazioni tra l’ambiente familiare e il divario digitale: più è basso il livello culturale del padre e degli stessi figli più è bassa l’utilizzazione delle nuove tecnologie. Anche se può sembrare strano, ancora oggi il 47% dei ragazzi usano il computer e la rete in maniera sporadica, con percentuali più alte tra le femmine e tra chi vive nel Mezzogiorno. Inoltre la ricerca ha evidenziato come il 70% dei giovani impari ad usare le ICT da solo, al di fuori delle aule scolastiche.

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