La classe dirigente italiana ha ancora poca familiarità con le tecnologie dell’informazione. Tra tutti gli occupati italiani solo il 60% usa strumenti IT e ancora esistono forti reticenze all’utilizzo di strumenti di nuova generazione che consentano di avvalersi di moderne logiche di analisi e di comunicazione.
Questo scenario emerge dall’indagine campionaria sulle professioni, condotta congiuntamente da Isfol – l’Istituto per lo Sviluppo della Formazione Professionale dei Lavoratori – e Istat su un campione di 16.000 lavoratori rappresentativi di tutte le professionalità in cui è attualmente classificato il mondo del lavoro, presentata a maggio alla Camera nell’ambito del seminario Isfol-Asstel centrato sul tema di Internet e lavoro.
In particolare il dito è stato puntato verso la classe dirigente e gli impiegati, che pur a fronte di una crescente consapevolezza dell’importanza di avere buone competenze tecnologiche ancora oggi utilizzano l’IT in maniera eccessivamente elementare. Fanno da contraltare i professionisti specializzati e i tecnici, che utilizzano con maggiore consapevolezza e in maniera più diffusa le tecnologie, rappresentando inoltre le categorie che hanno maggiormente bisogno di competenze informatiche a un alto livello di complessità.
Secondo quanto dichiarato dal presidente dell’Isfol, Sergio Trevisanato, «l’uso delle tecnologie nel contesto del mercato del lavoro offre importanti opportunità, che vanno prontamente colte e che chiamano in gioco direttamente le Amministrazioni dello Stato. La continua evoluzione delle nuove tecnologie richiede anche al sistema della formazione la capacità di adeguarsi e di saper cogliere questa importante sfida. I docenti italiani utilizzano sempre più le nuove tecnologie nella didattica. E’ un impegno che va sostenuto e rafforzato, perché l’intervento dell’istruzione e della formazione in questo campo può aiutare a ridurre il rischio di un divario digitale nelle nuove generazioni».
E proprio a questa visione si riconducono altre due indagini presentate dall’Isfol. La prima, realizzata con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, sull’e-learning mostra come sia crescente la tendenza nel corpo docente di fare in modo che la didattica in ambiente digitale diventi sempre più un’esperienza sistematica e non un evento episodico. Il 73,7% dei docenti adotta, infatti, una modalità d’uso complessa delle nuove tecnologie, mirata a produrre ed erogare il materiale didattico in modo integrato.
La seconda indagine, volta a verificare il rapporto dei giovani con le ICT, restituisce un quadro in cui esistono ancora forti correlazioni tra l’ambiente familiare e il divario digitale: più è basso il livello culturale del padre e degli stessi figli più è bassa l’utilizzazione delle nuove tecnologie. Anche se può sembrare strano, ancora oggi il 47% dei ragazzi usano il computer e la rete in maniera sporadica, con percentuali più alte tra le femmine e tra chi vive nel Mezzogiorno. Inoltre la ricerca ha evidenziato come il 70% dei giovani impari ad usare le ICT da solo, al di fuori delle aule scolastiche.