L’adozione di soluzioni riconducibili alla
fatturazione elettronica, ancorché un fenomeno tuttora limitato,
è in forte espansione in Italia. Questo è quanto
emerge dall’ultima
Ricerca dell’Osservatorio Fatturazione Elettronica e
Dematerializzazione della School of Management del
Politecnico di Milano. Due sono gli insiemi di imprese
che si stanno avvicinando alla fatturazione elettronica partendo
da punti di vista piuttosto diversi, per storia e presupposti
culturali.
Da una parte, vi è il mondo delle aziende che scambiano
con i loro clienti e/o fornitori – in alcuni casi da molti anni –
documenti del ciclo commerciale in formato elettronico
strutturato. Sono circa 7.000 le imprese inserite in
“filiere” che hanno sviluppato e utilizzano formati
elettronici strutturati standard (EDI) e quasi 35.000 le imprese
che, invece, utilizzano formati proprietari (non EDI in senso
stretto). A queste imprese si aggiungono quegli ecosistemi che si
creano intorno ai portali Web di alcuni “leader di
filiera”, una cinquantina circa secondo le stime
del Politecnico, per altre circa 15.000 imprese complessivamente
coinvolte. Circa un terzo di queste 60.000 imprese
scambia con i partner commerciali il documento fattura in formato
elettronico strutturato, risultando quindi già molto
“vicina” alla realizzazione del paradigma della
fatturazione elettronica a norma di legge. È questo, quindi, un
fenomeno tutt'altro che piccolo – sebbene, a oggi,
concentrato in alcuni settori – e tutt'altro che
“vecchio”: sta crescendo a tassi elevati sia
il numero di aziende interconnesse sia la tipologia e i volumi di
documenti scambiati.
Dall'altra parte, si hanno le circa 2.000 aziende che
hanno iniziato ad affrontare il tema della fatturazione
elettronica a partire dai modelli di conservazione sostitutiva
delle fatture (attive, passive o entrambe). Il salto
verso modelli più evoluti – e 20 volte più remunerativi
– dipende, però, dalla capacità che avranno queste
aziende di assumere la prospettiva dell'integrazione di
processo.