L’Italia è 35esima nella classifica 2011
sull’innovazione e lo sviluppo economico secondo il Global
Innovation Index (Gii) (http://www.globalinnovationindex.org)
stilato dalla Business School of the World Insead.
La classifica copre 125 Paesi, corrispondenti al 93,2% della
popolazione e al 98% del PIL mondiale, e ha preso in
considerazione 7 voci: prodotti innovativi,
infrastrutture, istituzioni, capitale umano e ricerca,
produttività scientifica, accesso al credito e mercato degli
investimenti. Dall’analisi emerge che il Belpaese
non solo è fortemente distanziato dalle nazioni che si
aggiudicano le prime posizioni in classifica, ovvero Svizzera,
Svezia, Singapore, Hong Kong e Finlandia, ma è anche superato da
tutti i Paesi europei, eccezion fatta della “povera”
Grecia. Pur a fronte di un miglioramento rispetto al
trentottesimo posto dello scorso anno, il nostro Paese non è
quindi riuscito a riconquistare i livelli del 2009, quando si era
posizionata trentunesima.
Il settore per cui l’Italia esce maggiormente malconcia è
quello legato al mondo dell’accesso al credito e al mercato
degli investimenti: costa troppo avviare
un’impresa (86° posto) e mantenerla in
vita (per imposte e profitti siamo infatti al 119°
posto); c’è una scarsa tutela dei debitori (97° posto)
e pochi venture capitalist (62° posto). Con il 13° posto
l’unica nota positiva è la velocità con cui vengono
avviati i nuovi business.
Anche gli altri aspetti considerati dall’analisi della
Business School francese restituiscono un quadro preoccupante
sullo sviluppo del nostro Paese: siamo al 53° posto nei
finanziamenti alla scuola pubblica, al 61° per la qualità
degli istituti di ricerca, al 47° nel settore di ricerca e
sviluppo made in Italy, al 63° per la comunicazione tra le
aziende e il mondo universitario e addirittura all’80°
della diffusione delle tecnologie digitali nella Pubblica
Amministrazione.