Normative

L’Italia avrà una Dichiarazione dei diritti in Internet

Si conclude fra pochi giorni la consultazione pubblica sul testo unico voluto dalla Presidente Boldrini in coerenza con il quadro europeo: in 14 articoli vengono fissati i principi fondamentali e le linee guida in materia di garanzie, obblighi e diritti connessi alla fruizione della Rete

Pubblicato il 16 Feb 2015

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Gabriele Faggioli, legale, Adjunct Professor MIP-Politecnico di Milano – Partner4Innovation

Lo scorso mese di luglio 2014, per volontà della Presidente della Camera Laura Boldrini, è stata istituita la Commissione di studio per i diritti e doveri relativi ad Internet, presieduta dal Prof. Stefano Rodotà e composta da 13 esperti e 10 parlamentari, con l’obiettivo di elaborare e riunificare in un unico testo programmatico i principi fondamentali e le linee guida in materie di garanzie, obblighi e diritti connessi alla fruizione della Rete, considerata quale “risorsa globale” rispondente al criterio dell’universalità, nonché quale “spazio economico che rende possibili innovazione, corretta competizione e crescita in un contesto democratico” (così recita il preambolo del testo elaborato dalla Commissione).

La bozza di Dichiarazione dei diritti in Internet, frutto dei lavori della Commissione, è stata pubblicata il 13 ottobre 2014 ed è attualmente disponibile alla consultazione pubblica online fino a venerdì 27 febbraio (a tale consultazione ha partecipato anche il Clusit con una serie di proposte in particolare con riferimento al tema della sicurezza informatica).

Il testo – redatto in italiano, inglese, francese e tedesco – potrà, pertanto, essere sottoposto a commenti, critiche, proposte di modifica o integrazione da parte di cittadini, imprese, associazioni di settore o che rappresentano la società civile e, più in generale, da parte di coloro che, interessati alla materia, desiderassero intervenire fattivamente nel processo di approvazione della stesura finale del documento.

In linea con il quadro europeo

L’obiettivo di tutelare la rete internet non solo come piattaforma di sviluppo economico, ma anche come realtà in cui possano essere consapevolmente esercitati alcuni diritti umani fondamentali, nell’ultimo anno, è stato condiviso da numerose istituzioni europee.

Dopo che il Consiglio d’Europa ha raccomandato agli Stati che ne fanno parte l’adozione di carte fondamentali che riconoscano e garantiscano i diritti fondamentali degli utenti di internet, il Bundestag tedesco ha istituito un’apposita commissione parlamentare sulla Digital Society, la presidenza della House of Commons britannica ha dato vita alla “Speaker’s Commission on Digital Democracy”, e così il parlamento francese, in seno al quale è stata creata la “Commission de réflexion et de propositions ad hoc sur le droit et les libertés à l’âge du numérique”.

I diritti: dall’accesso all’oblio in 14 articoli

In Italia, il documento elaborato dalla Commissione di studio e attualmente in consultazione si compone di 14 articoli che riuniscono e compendiano i principi, le libertà e i diritti cui dovrebbe ispirarsi il governo di internet, quale “spazio sempre più importante per l’autorganizzazione delle persone e dei gruppi” e “strumento essenziale per promuovere la partecipazione individuale e collettiva ai processi democratici e l’eguaglianza sostanziale”, la cui potenzialità e pervasività ha plasmato la vita quotidiana al punto tale da richiedere un’integrazione programmatica dei diritti fondamentali già riconosciuti agli individui.

Così dall’enunciazione per cui “il riconoscimento dei diritti in Internet deve essere fondato sul pieno rispetto della dignità, della libertà, dell’eguaglianza e della diversità di ogni persona, che costituiscono i principi in base ai quali si effettua il bilanciamento con altri diritti” (articolo 1), la Dichiarazione passa al riconoscimento e alla tutela dei diritti fondamentali dell’era digitale: dal diritto di accesso alla Rete in condizioni di piena parità tra gli utenti, con conseguente impegno pubblico alla rimozione di ogni ostacolo di ordine economico e sociale (articolo 2), al diritto alla neutralità della Rete medesima (articolo 3); dai principi fondamentali in materia di tutela dei dati personali (articolo 4), con conseguente diritto all’autodeterminazione informativa (articolo 5), ai diritti all’inviolabilità di sistemi e domicili informatici, con conseguente divieto di intercettazione di qualsiasi forma di comunicazione elettronica, salvo motivata richiesta dell’autorità giudiziaria (articolo 6); dal divieto di fondare qualsiasi atto o provvedimento giudiziario o amministrativo unicamente su trattamenti automatizzati di dati volti a definire il profilo o la personalità dell’interessato (articolo 7), ai diritti all’identità personale (articolo 8), all’anonimato (articolo 9) e all’oblio nello spazio telematico (articolo 10); dalle garanzie contrattuali nei rapporti negoziali con i gestori delle piattaforme telematiche, sui quali gravano doveri di lealtà e correttezza, adeguati obblighi informativi e il divieto di modifica arbitraria delle condizioni contrattuali (articolo 11), alla sicurezza in Rete, intesa nel duplice senso di integrità, inviolabilità e confidenzialità delle infrastrutture nonché quale garanzia dell’utente da comportamenti abusivi, discriminatori, lesivi della libertà personale o comunque illeciti (articolo 12); dal diritto all’educazione informatica (articolo 13), ai criteri guida dell’innovazione normativa in materia (articolo 14).

Anche se non sono mancate le critiche a tale nuova carta dei diritti – critiche fondamentalmente riconducibili: al suo carattere di mera “dichiarazione”, non idonea ad assurgere a rango di vera e propria fonte del diritto; alla riproposizione di regole giuridiche già esistenti all’interno del nostro ordinamento, specie con riferimento alla materia della tutela dei dati personali; infine, alla sua inidoneità ad acquistare valore sovraeuropeo (come pure auspicato dalla stessa Presidente della Camera), data la diversità tra la legislazione comunitaria e quella statunitense in materia privacy – non v’è dubbio che essa rappresenti un passo importante nel garantire la possibilità di fruire della complessità e delle opportunità della Rete in maniera potenzialmente più sicura e meno discriminatoria.

Si invita quindi chiunque interessato a partecipare alla consultazione pubblica online che resterà aperta fino a venerdì 27 febbraio.

*Gabriele Faggioli, legale, Partner4innovation. Presidente Clusit (Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica); Annamaria Italiano, Avvocato, Partner4innovation.

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