Intervista

L’innovazione digitale in Sanità è un passo necessario

Le regioni italiane che investono di più in tecnologia sono anche le più virtuose nel conciliare contenimento della spesa e qualità dei Servizi sanitari. Lo conferma l’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano, che mette nero su bianco l’impatto potenziale dell’innovazione in uno dei capitoli di spesa più rilevanti del Paese. Il punto di vista di Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano

Pubblicato il 24 Ott 2012

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La bozza di Agenda Digitale presentata di recente dal governo propone l’introduzione del Fascicolo Sanitario Elettronico e riapre il tema di una urgente modernizzazione del sistema sanitario nazionale, seguendo l’esempio delle regioni più virtuose.

Sul tema abbiamo intervistato Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale che la School of Management del Politecnico di Milano ha avviato per studiare in modo puntuale i potenziali vantaggi dell’innovazione tecnologica per il Paese.

Professor Corso, qual è l’impatto degli investimenti in tecnologie digitali sulla qualità e sull’efficienza dei sistemi sanitari regionali?
L’impatto è notevole. Dall’analisi che abbiamo effettuato emerge come le regioni virtuose in termini di efficienza e qualità del Sistema Sanitario abbiano strutture sanitarie che, complessivamente si caratterizzano per livelli di spesa informatica pro-capite quasi doppi rispetto a quelle meno virtuose.

Da dove è necessario partire, a suo avviso, per ottenere i benefici di efficacia ed efficienza derivanti dagli investimenti in tecnologie digitali?
Seppure a livello aggregato emerga chiaramente come la spesa ICT sia correlata alla qualità complessiva e all’efficienza dei servizi sanitari, una piena comprensione del legame causa-effetto tra ICT e prestazioni del sistema richiede l’analisi delle iniziative e dei loro impatti. Per questo abbiamo identificato alcuni ambiti ICT il cui utilizzo integrato consente di disegnare un sistema efficace di Virtual Health, in cui le informazioni, le conoscenze e i servizi sono resi facilmente accessibili agli operatori sanitari e agli stessi pazienti.

Con “Virtual Health” intendiamo l’utilizzo nel suo complesso delle tecnologie digitali all’interno del Sistema Sanitario, in grado di garantire l’accesso ubiquo alle risorse e ai servizi dentro e fuori le strutture da parte di tutti gli attori del sistema. In concreto, lo sviluppo di un sistema di Virtual Health consente la razionalizzazione delle risorse, la progressiva deospedalizzazione, la maggior facilità di interazione tra pazienti e strutture sanitarie e la possibilità per i pazienti di accedere in autonomia alle proprie informazioni.

Entrando più nello specifico, abbiamo individuato nove aree di investimento di fondamentale importanza per l’innovazione in Sanità, di cui sette godono già oggi di una certa popolarità tra i decisori e, nonostante la crisi generalizzata degli investimenti, stanno attirando crescenti risorse economiche. Si tratta di Cartella Clinica Elettronica, Cloud Computing, Sistemi per la Dematerializzazione, Gestione informatizzata dei farmaci, Servizi digitali al Cittadino, Mobile Health, Sistemi di Business Intelligence e Clinical Governance. Gli ultimi due ambiti, ovvero il Fascicolo Sanitario ed Elettronico e le Soluzioni per la medicina sul territorio e l’Assistenza Domiciliare, sebbene altrettanto interessanti a livello di sistema, risultano ad oggi decisamente più immaturi, con bassi livelli di diffusione e di investimenti previsti.

La bozza di decreto sull’Agenda Digitale del Ministro Passera enfatizza in particolare la necessità di sviluppare il Fascicolo Sanitario Elettronico. È un obiettivo realizzabile nel breve periodo?
Il Fascicolo Sanitario Elettronico è il principale strumento che concilia il processo di de-ospedalizzazione con quello di progressivo rafforzamento dell’assistenza sanitaria sul territorio. È stato stimato che la sua realizzazione sistematica darebbe risparmi stimabili per il nostro Paese nell’ordine dei 2 miliardi di euro. Tuttavia, a oggi solo Regione Lombardia ed Emilia Romagna hanno un’infrastruttura digitale adeguata a supportare la condivisione di dati relativi ai pazienti tra diversi operatori sanitari.

Molto lavoro deve essere ancora fatto nelle altre regioni. Anche se nella bozza di decreto del Ministro Passera si dà grande enfasi al Fascicolo Sanitario Elettronico, non vengono date indicazioni concrete per partire, uno step necessario per focalizzare gli sforzi implementativi. La governance di tali soluzioni richiede infatti un approccio sistemico che solo le Regioni che ho menzionato sono state in grado di promuovere attraverso specifici progetti.

Spostare i processi di cura sul territorio sembra essere oggi una strada obbligata per contenere i costi della Sanità. Che ruolo possono giocare le tecnologie da questo punto di vista?
Per capire l’enfasi sul territorio è sufficiente pensare che il costo medio della degenza ospedaliera per il Sistema Sanitario Nazionale è pari a circa 500 euro, contro i 70 euro dell’assistenza domiciliare abilitata dalle nuove tecnologie digitali. Nel 2010 le giornate di degenza sono state 75 milioni: una riduzione di appena il 10% dei ricoveri, ampiamente perseguibile data la forte incidenza dei ricoveri di pazienti anziani cronici, porterebbe a risparmi per il Paese stimabili in oltre 3 miliardi di euro, oltre a un miglioramento della qualità della vita.

Con l’invecchiamento demografico e la crescita dell’incidenza delle cronicità le soluzioni informatiche che spostano la cura sul territorio sono destinate a svolgere un ruolo fondamentale. Alcune sperimentazioni significative sono già state avviate, ad esempio l’iniziativa CReG (Cronic Related Group) in Lombardia ma la diffusione è ancora limitata dall’assenza di incentivi chiari e opportuni modelli di governance a livello di sistema.

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