L’attenzione dei media è alta e le parole della politica sul tema del digitale sono tante. Ma di fatti concreti se ne sono visti, finora, ben pochi. A tracciare il bilancio è Il Politecnico di Milano, che, documenti alla mano, fa sapere che dal 2012 a oggi il Governo italiano ha adottato solo 18 dei 53 provvedimenti attuativi, tra regolamenti e regole tecniche, previsti per il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale, e su alcuni di questi si accumulano oltre 600 giorni di ritardo.
Se ne è parlato a Roma in occasione della presentazione della Ricerca dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano a cui sono intervenuti – tra gli altri – Paolo Coppola, Presidente del Tavolo permanente per l’innovazione e l’Agenda Digitale italiana presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Antonio Palmieri e Stefano Quintarelli, deputati e cofondatori dell’Intergruppo parlamentare per l’Innovazione Digitale, Clara Fresca Fantoni, Presidente Assinter Italia, Roberto Moriondo, Rappresentante delle Regioni presso l’AgID, insieme a interlocutori qualificati del mondo dell’impresa e della PA.
L’Italia era e resta fanalino di coda in Europa sui maggiori indicatori relativi alla digitalizzazione, con un divario che, in queste condizioni, sembra destinato a crescere. Secondo la Digital Agenda Scoreboard, lo strumento che misura lo stato di digitalizzazione dei diversi Paesi europei, il nostro Paese sconta oggi un pesante gap rispetto alla media UE, in particolare su sviluppo di eCommerce e utilizzo di Internet (-19% rispetto alla Svezia, prima in classifica), eGovernment (-17%) e disponibilità di servizi Internet (16%).
Questo produce un pesante impatto sulla competitività della nostra economia: i Paesi con migliori performance nella Digital Agenda Scoreboard sono anche i primi nella classifica Doing Business della Banca Mondiale. che misura la capacità di fare impresa. Esiste, cioè, un “fattore ICT” per la competitività, su cui l’Italia sconta un divario di lunga data: come dimostra uno studio realizzato con Confindustria Digitale, dal 1994 al 2012 la crisi di produttività è dovuta in buona parte alla riduzione degli investimenti in ICT sul totale rispetto agli altri Paesi.
Nei prossimi sette anni sono disponibili 1,7 miliardi di euro l’anno per finanziare l’Agenda Digitale, sommando i contributi dei fondi a gestione diretta e indiretta. Risorse importanti che vanno però abbinate ad altre risorse nazionali e private. Manca però un piano chiaro e organico delle azioni da realizzare e delle risorse a disposizione, una definizione precisa degli obiettivi, una piena chiarezza sugli interlocutori. Si evidenzia soprattutto il problema di una “governance” confusa e frammentata, in cui è difficile rendere coerenti e attuabili decisioni prese a diversi livelli.
È quanto emerge dalla Alla ricerca 2014, che ha coinvolto diversi interlocutori di Governo, politica, PA centrale e locale, vendor ICT, executive e CIO di importanti aziende, hanno collaborato l’avv. Ernesto Belisario dello Studio Legale Belisario, Marco Nicolai, docente dell’Università degli Studi di Brescia, e Confindustria Digitale, il cui presidente Elio Catania, in occasione del convegno, ha presentato la pubblicazione “Fattore ICT”.
“L’Agenda Digitale è una grande opportunità per il Paese, l’ultimo grande treno per la competitività e la crescita, e oggi siamo in evidente ritardo, troppo lontani da un’attuazione soddisfacente – afferma Alessandro Perego, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale -. È necessario rilanciare il percorso di Digitalizzazione dell’Italia e per questo serve una governance informata e partecipata. Le conoscenze, infatti, sono scarse e spesso non condivise, mentre la partecipazione attiva dei decisori, degli esperti e degli stakeholder è complicata dalla frammentazione delle responsabilità e dalla distribuzione di autorità. Proponiamo di creare un ‘Forum sull’Agenda Digitale’: un luogo inclusivo, duraturo, indipendente, apartitico, riconosciuto dalle istituzioni e dal mondo politico in cui sia possibile diffondere conoscenza e permettere la partecipazione dei diversi soggetti. Per costituirlo però servono una precisa volontà politica e una definizione esatta di obiettivi, durata, funzionamento, componenti e modalità di raccordo con altre iniziative, per garantire l’adeguato coinvolgimento di imprese e PA”.
A partire dall’analisi della situazione attuale, l’Osservatorio Agenda Digitale ha individuato una serie di roadmap che descrivono percorsi realistici di attuazione nel lungo periodo in cinque ambiti prioritari scelti in collaborazione con il Ministero per la Semplificazione e per la PA: fatturazione elettronica, identità digitale, pagamenti elettronici, sanità digitale e giustizia digitale.