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Innovazione digitale, nelle imprese italiane prevale un approccio tattico

Un’indagine condotta a livello mondiale da Freeform Dynamics per conto di CA Technologies mette in luce il forte desiderio di ‘digitalizzarsi’ delle aziende del Belpaese, ma anche la scarsa capacità di mettere in atto strategie idonee a permeare tutti i processi chiave

Pubblicato il 22 Ott 2015

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Vittorio Carosone, Sales & Partner Director di CA Technologies Italia

Le aziende che hanno puntato davvero sull’innovazione digitale, secondo recenti stime, possono arrivare addirittura a raddoppiare il fatturato e a incrementare i profitti del 250% rispetto a quelle più restie al cambiamento. Si tratta di dati confutati da un’indagine commissionata da CA Tecnologies a Freeform Dynamics, condotta su un campione di 1.442 dirigenti e responsabili IT appartenenti a 16 nazioni (compresa l’Italia) e 9 settori diversi. Il report mette in luce come l’esigenza di una maggior digitalizzazione dei processi aziendali sia sentita dai più che, tuttavia, spesso faticano a metterla in pratica in azienda. Il dato più sconcertante che emerge dallo studio ‘Exploiting the Software Advantage, Lessons from Digital Disrupters’ è che solo il 4% del campione mondiale (l’1% nel Belpaese) ritiene che la digitalizzazione sia un fenomeno che investe l’azienda nel suo complesso, lungo tutti i suoi processi. I direttori IT e i manager delle aziende nostrane sembrano essere i più affascinati dal fenomeno (il 58% del campione, contro una media europea del 56% ha, infatti, avviato un processo di trasformazione digitale).

Nonostante il forte desiderio di digitalizzazione, tuttavia, le imprese tricolori hanno fatto poco o nulla per mettere in campo le innovazioni tecnologiche necessarie a supportare una tale trasformazione. Sono piuttosto reticenti a implementare applicazioni e servizi web based e solo il 15% (la percentuale più bassa in Europa) ritiene che questo tipo di tecnologia sia fondamentale per lo sviluppo del proprio business. Lo stesso vale per le tecnologie mobile e wireless, ritenute cruciali per creare o rafforzare il legame con il cliente solamente nel 20% dei casi (anche in questo caso l’Italia è fanalino di coda in Europa).

L’approccio delle imprese nostrane alla digitalizzazione dei processi sembra, quindi, essere (al contrario di quanto dichiarato) di tipo meramente tattico, non strategico. Le iniziative digitali di maggior successo sono, infatti, quelle relative allo sviluppo di prodotti e servizi (88% del campione italiano), all’efficientamento della forza lavoro (81%) e quelle tese alla miglior integrazione con fornitori e partner (81%). Ancora molto c’è da fare per sfruttare le tecnologie digitali con l’intento migliorare i rapporti con i clienti. L’uso dei social network è ritenuto fondamentale solo per un’azienda italiana su 10 (contro il 26% del campione). Maggior chiarezza c’è, invece, sul ruolo che investe il mobile nel trovare nuovi clienti e migliorare la customer retention. In Italia, il 20% degli intervistati attribuisce a smartphone e tablet un ruolo critico in questo senso, mentre il 45% lo ritiene comunque rilevante. La digitalizzazione in azienda sembra, quindi, legata soprattutto alle tecnologie mobile, molto meno a tutto quel che riguarda le applicazioni web based, l’IoT o i dispositivi wearable.

«Dallo studio emerge un’altra tendenza significativa – aggiunge Vittorio Carosone, Sales & Partner Director di CA Technologies Italia –, ovvero un maggior apprezzamento del software anche da parte di aziende non IT. Oggi, infatti, anche CocaCola si definisce un’azienda software-centrica perché tutto, dalla produzione al trasporto, dal packaging alla vendita è fortemente digitalizzato». E per gestire al meglio la cross funzionalità che la trasformazione digitale impone, occorre affidarsi a partner tecnologici all’altezza. «Ecco perché – puntualizza Carosone – stiamo ampliando la nostra rete di partner in Italia, facendo scounting nel mondo della consulenza e della system integration. Deve trattarsi di realtà fortemente orientate al supporto del cliente sull’area dell’innovazione digitale. Questo implica un’infusione di finanziamenti ai piani di formazione. Tra i tanti esempi, quello che più spesso cito è un evento che organizziamo, con cadenza trimestrale, con i partner e che mira allo sviluppo di nuovi skill legati all’universo digitale. Durante le ultime sessioni siamo riusciti, in media, a radunare una sessantina di persone appartenenti a 10 o 15 aziende diverse».

Anche i partner storici di CA si stanno progressivamente orientando verso la consulenza sul digitale, ha poi proseguito il manager, spinte dalla progressiva contrazione della marginalità sulle attività tradizionali. «Il nostro alleato ideale – conclude Carosone – deve assicurarci di aver sviluppato in azienda tre livelli di competenze, ovvero una visione a 360° del cliente unita a skill tecnologici e a un forte orientamento al business».

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