L’esigenza di ottimizzare i costi negli ambienti multicloud oggi nasce dall’adozione crescente, da parte delle aziende, di soluzioni che privilegiano una nuvola sempre più Open. Una tendenza che vede anche l’Italia tra i Paesi più dinamici, come si ricava dall’ultimo Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano che ha registrato nel nostro Paese i tassi di crescita del Public & Hybrid Cloud più elevati, pari al 25% per un valore complessivo stimato di 1,56 miliardi di euro, a fronte di una media internazionale che si ferma al 21% e a un mercato complessivo di 153 miliardi di dollari. A questo scenario va aggiunto il ricorso sempre più diffuso ad applicazioni containerizzate e a microservizi in alternativa alle machine virtuali. La polverizzazione e la granularità di queste soluzioni se da un lato permettono di semplificare e velocizzare il deployment applicativo, dall’altro pongono delle questioni importanti sul controllo della spesa imputabile a ciascun ambiente. Ecco alcuni suggerimenti su come è possibile far fronte a questo problema.
Il “falso positivo” del risparmio quando si migra in cloud
La migrazione in cloud dei sistemi on-premise non è sinonimo di risparmio, nonostante i costi iniziali per l’avvio di un progetto di migrazione lo farebbero supporre. Detti costi si limitano a quelli per l’assessment e il set up iniziale, ma escludono tutta la componente hardware richiesta dall’installazione in locale. Si potrebbe definire una sorta di “falso positivo”, come hanno potuto verificare quelle aziende che hanno optato per la nuvola ritenendo che sarebbe stata meno cara dell’on-premise. Ciò che pesa, hanno poi scoperto, è soprattutto la voce che si riferisce ai costi correnti, la cosiddetta spesa operativa che include fee per l’utilizzo del virtual hardware e per le licenze, insieme ovviamente all’importo inerente alla connettività. Quando i provider sono più di uno, come per gli ambienti ibridi e multicloud, il rischio di sforare i budget aumenta ancora di più. La risposta risiede nella capacità di riuscire a conoscere, magari in tempo reale, i propri consumi effettivi. In altri termini, per monitorare qualsiasi costo IT sostenuto in azienda occorre avere accesso a rapporti e analisi ad hoc.
Una piattaforma unica che offra report sul multicloud
Solitamente i metodi contabili adoperati per correlare l’utilizzo delle risorse IT all’investimento economico che comporta sono quelli del chargeback e dello showback. Entrambi danno visibilità dei costi associandoli ai consumi, con la differenza che il primo prevede il riconoscimento della responsabilità alle varie business unit coinvolte. Nel caso del multicloud, a prescindere dal modello di rendicontazione scelto dall’azienda, ipotizzare un tracciamento manuale delle diverse nuvole in uso, per esempio con il classico file Excel, diventa complesso, oltre che oneroso in termini di impegno richiesto a ogni team. Al contrario, poter contare su una piattaforma unica che restituisca report trasparenti e organici a fronte di più nuvole è la strada maestra per avere il totale controllo su un ambiente composito al fine di operare scelte pienamente consapevoli. Se questa tipologia di piattaforma è consigliata per le organizzazioni che puntano a una governance rigorosa dei loro ambienti, risulta addirittura necessaria per i Managed Service Provider (MSP). Questi ultimi, infatti, sono chiamati a gestire il multicloud delle aziende loro clienti ed è impensabile che lo facciano con modelli di analisi e controllo rudimentali.
Dallo storico dei consumi l’ottimizzazione della spesa
Il vantaggio della reportistica multidimensionale è quello di fornire informazioni sia dettagliate sia generali sui costi abbinati ai consumi del cloud. Il che è reso possibile importando quantità praticamente illimitate di dati da più sorgenti e convogliandoli su dashboard riepilogative. Che si tratti di AWS, Google Cloud Platform, Microsoft Azure, VMware vSphere o container in Docker, è fondamentale che la piattaforma sia in grado di connettersi con il maggior numero di ambienti e applicazioni. In questo modo la lettura dello storico e dei trend di spesa rappresenta la base per la previsione degli investimenti futuri e per la migliore redistribuzione delle risorse in cloud. Spesso, infatti, la nuvola nasconde costi poco chiari quali possono essere quelli derivanti da un uso parziale delle risorse. Per questo i sistemi più evoluti contemplano appositi tool che suggeriscono proattivamente l’acquisto o lo scambio di prenotazioni per definire piani di risparmio e di ottimizzazione. A seconda della dimensione dell’azienda, il delta può variare da poche migliaia fino a milioni di euro, come dimostrano i casi riportati dai principali vendor delle soluzioni di controllo e monitoraggio degli ambienti multicloud.