investimenti 2019

Polimi, +2,6% per i Budget ICT nel 2019. Priorità a documenti digitali e analisi dei dati

Le imprese italiane, soprattutto quelle grandi, aumentano per il terzo anno consecutivo le risorse dedicate all’innovazione digitale: una buona notizia, che si accompagna anche a una revisione organizzativa e alla nascita di nuovi ruoli per guidare il cambiamento. I risultati di una survey degli Osservatori Digital Innovation, con le principali aree di investimento tecnologico

Pubblicato il 04 Dic 2018

budget ICT

I budget ICT delle grandi imprese italiane nel 2019 avranno una crescita significativa: +2,6. Un segnale fortemente incoraggiante, che dimostra non solo una maggiore consapevolezza del valore dell’innovazione digitale per spingere la competitività, ma anche che il percorso è ormai ben avviato: si tratta infatti del terzo anno consecutivo di crescita per i budget ICT. E ciò nonostante l’Italia rimanga agli ultimi posti in Europa nello sviluppo del digitale.

Il dato emerge dalla survey annuale sulle previsioni di investimento in innovazione digitale degli Osservatori Digital Transformation Academy, attraverso le risposte di 250 tra Chief Innovation Officer e Chief Information Officer e 45 interviste dirette, che si è posta un triplice obiettivo: fotografare l’Innovazione Digitale nelle imprese italiane in termini di risorse impiegate e modalità di governance; comprendere il livello di adozione di nuovi modelli per gestire e misurare l’innovazione; investigare come stanno evolvendo le collaborazioni tra startup e aziende incumbent in Italia.

Dove vanno gli investimenti

Dove vengono allocati questi investimenti? Sono sei le aree prioritarie, che risultano essere le stesse da un paio d’anni, con le grandi imprese fare da traino nel Paese. Ai primi posti si piazzano, quasi a pari merito, Digitalizzazione e Dematerializzazione di processi e documenti, con il 39% delle preferenze, seguiti da Sistemi di Business Intelligence e Big Data e Analytics, con il 38%. La digitalizzazione dei processi di back office, la fatturazione elettronica e in generale e la riduzione dei documenti cartacei carta restano infatti una delle principali fonti di efficienza delle imprese, mentre si conferma l’importanza dell’analisi dei dati e il trend verso la data-driven company, che si posiziona in cima alla classifica ormai da molti anni.

Segue sempre sul podio, con il 31%, l’ambito del consolidamento applicativo, sviluppo e rinnovamento di sistemi gestionali e ERP, un tema che potremmo definire “evergreen”.

Al quarto posto si conferma l’interesse per lo sviluppo e rinnovamento dei sistemi CRM (26%), a cui segue a poca distanza l’investimento per lo sviluppo di soluzioni di eCommerce e Mobile Commerce (20%).

Al sesto posto troviamo la cybersecurity: si conferma anche quest’anno alto l’impegno per i Sistemi di Information Security, Compliance e Risk Management, certamente per un trascinarsi degli effetti del nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR, General Data Protection Regulation), e dal crescente allarme su furti e uso improprio dei dati personali.

Si mantiene alto in classifica l’interesse per le Applicazioni e tecnologie di Industry 4.0, sulle quali, scrivono gli esperti del Politecnico, “ci auguriamo si conservino anche le attenzioni governative, per non perdere lo slancio vitale avviato dal piano Calenda”.

Infine, una new entry: entra nelle top ten 2019 l’ambito del Cognitive Computing, Machine Learning e Artificial Intelligence, tema sempre più sentito nelle aziende, anche se a oggi le applicazioni sono in numero limitato.

Il digitale è ovunque e i budget sono in aree diverse

L’innovazione digitale non è più solo appannaggio esclusivo della Direzione ICT, come in passato. Oggi che il digitale è in ogni ambito dell’impresa, nel 47% delle imprese intervistate è presente un un budget per l’innovazione Digitale anche in altre direzioni principalmente in quella Marketing e in quella Tecnica.

Tali budget sono nell’11% dei casi comparabili o superiori a quelli della Direzione ICT, in leggero aumento rispetto al dato rilevato nel 2017.

La trasformazione organizzativa

Come noto, il cambiamento organizzativo necessario per gestire efficacemente l’innovazione Digitale è complesso. La principale difficoltà è la trasformazione profonda della cultura prevalente in azienda, il mindset delle persone, e quella che i ricercatori chiamano la sindrome del “not invented here”. Servono nuovi modelli aperti e partecipativi e lo sviluppo di strutture, ruoli e meccanismi di coordinamento per la gestione dei processi di innovazione che agiscono trasversalmente alle Direzioni aziendali, e questo aspetto è il maggiore ostacolo per oltre la metà dei rispondenti (55%). Aumenta la necessità di accrescere le competenze digitali, anche quelle soft, per saper cogliere e valutare scenari e opportunità. È forte anche il bisogno di operare nell’ecosistema in modo aperto per aumentare gli spunti di innovazione e assorbire conoscenza.

In definitiva, i dati della ricerca e le analisi qualitative hanno mostrato come non esista un modello organizzativo dominante per la gestione dell’innovazione, quanto piuttosto come le imprese seguano un’“onda” di fasi in cui adottano diversi modelli nel tempo, secondo percorsi che possono essere di sperimentazione e ricerca di un modello più adatto, o piuttosto di progressiva strutturazione e rafforzamento dei modelli.

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