A Davos, in occasione del World Economic Forum in corso nella località svizzera, Accenture ha presentato un report da cui emerge che le applicazioni industriali dell’Internet of Things sono considerate tra le aree più promettenti per lo sviluppo dell’economia globale, con un potenziale impatto a livello mondiale di 14.200 miliardi di dollari sui settori produttivi entro il 2030.
Considerando i soli impatti sull’economia italiana, specifica Accenture, l’affermazione della cosiddetta “industrial internet of things” (IIoT) può far aumentare fino all’1,1% il PIL del nostro Paese.
Questo scenario tracciato dal report di Accenture, intitolato “Winning with the Industrial Internet of Things”, presuppone però un importante cambio di rotta di Stati nazionali e aziende, che finora secondo la società di consulenza non hanno ancora avviato iniziative sufficienti a creare le condizioni necessarie per l’adozione su larga scala delle nuove tecnologie digitali. Secondo Accenture, l’IIoT, che consente nuovi servizi digitali e modelli aziendali basati su dispositivi e macchine intelligenti connesse, può favorire la crescita soprattutto nei mercati maturi.
L’indagine evidenzia come gli USA, se investissero il 50% in più in tecnologie IIoT, potrebbero aumentare il proprio PIL di 7100 miliardi di dollari arrivando a una crescita del 2,3% superiore rispetto al dato di crescita atteso. Anche la Germania vedrebbe aumentare il proprio PIL di 700 miliardi di dollari con un impatto sul Pil dell’1,7%, mentre il Regno Unito lo potrebbe aumentare dell’1,8%. L’Italia resta il fanalino di coda rispetto a Paesi più predisposti a cogliere le potenzialità dell’IIoT, ma se avvenissero investimenti aggiuntivi in questo settore, la produttività per il nostro Paese si potrebbe quantificare in 197 miliardi di dollari, pari appunto a un +1,1% del PIL. La Cina, poi, sarebbe uno dei Paesi che maggiormente potrebbe trarre vantaggi: investendo nell’IIoT potrebbe ottenere una crescita del PIL dell’1,3% superiore rispetto alle previsioni.
Ma questi per ora restano solo auspici. Un’indagine di Accenture, condotta fra oltre 1.400 leader aziendali globali, fra cui 736 CEO, rivela infatti che il 73% delle aziende non ha piani concreti per raggiungere questi obiettivi: solo il 7% degli intervistati ha dichiarato di aver sviluppato una strategia completa, con relativi investimenti. La ricerca evidenzia poi come molti Paesi non abbiano le condizioni per sostenere una rapida adozione dell’IIoT. USA, Svizzera, Scandinavia e Paesi Bassi risultano essere le più evolute, mentre Spagna, Italia, Russia, India e Brasile, restano i Paesi con le condizioni più limitate.
Sempre secondo l’indagine, l’87% delle aziende pensa che l’IIoT possa generare posti di lavoro: le tecnologie digitali avranno un impatto positivo sulla forza lavoro del futuro migliorando le competenze. Nello specifico, Accenture ha individuato tre aree in cui le aziende dovrebbero investire per aumentare l’adozione dell’IioT.
La prima è riprogettare le proprie strutture organizzative, partnership e attività. Il report fa l’esempio delle società agrochimiche, che dovranno collaborare con i fornitori di software, di dati climatici e con gli operatori dei satelliti per migliorare la resa dei raccolti in determinate aree e condizioni geografiche. La seconda area d’investimento consigliata è la creazione di ambienti di lavoro decentralizzati, e in grado di supportare nel modo migliore i processi decisionali dei lavoratori a stretto contatto con il pubblico, e la collaborazione con le società partner. La terza area è l’adozione di standard di interoperabilità e sicurezza che supportino la condivisione riservata dei dati tra le società, e la crescente fruizione di servizi “pay per use”.
«L’Industrial Internet of Things è oggi una realtà e può aiutare a migliorare la produttività e a ridurre i costi – sottolinea in un comunicato Paul Daugherty, chief technology officer di Accenture -. Tuttavia il suo pieno potenziale economico sarà raggiunto solo se le aziende saranno capaci di andare oltre l’uso della tecnologia digitale al solo fine di migliorare l’efficienza, e riconosceranno il valore che i dati hanno nel creare nuovi mercati e flussi di ricavi».